Ucraina: la tregua è possibile, e poi?
Il punto di vista di un attivista per i diritti umani di Kyiv sullo stato attuale del conflitto e sulle prospettive future
Dopo il quarantesimo giorno del tentativo della Russia di distruggere l’Ucraina, ci siamo avvicinati al momento in cui le prospettive di una tregua sono visibili. Nonostante i pesanti combattimenti in corso, la scoperta del massacro di civili da parte della Russia nella periferia di Kyiv e i bombardamenti quotidiani delle città ucraine, sia Ucraina che Russia segnalano un graduale progresso dei negoziati dal momento che entrambe le parti trovano sempre più difficile continuare a mantenere i combattimenti attivi su più fronti.
Il Cremlino è stato esplicito sugli obiettivi della sua aggressione sin dal primo giorno di quest’ultimo episodio di guerra contro l’Ucraina. L’evoluzione degli obiettivi, articolata dallo stesso Putin e dai suoi portavoce, illustra la mutevole percezione di come stanno andando le cose per loro in Ucraina a livello globale e all’interno della Russia. La contrazione delle ambizioni del Cremlino riflette un probabile []e di calcolo del loro potere, di cui ora sono consapevoli. La Russia non solo ha sottovalutato l’unità, il potere e la preparazione dei difensori e della società ucraini, ma anche la risposta della comunità internazionale che è stata molto più risoluta e unita rispetto alle aspettative. Con le truppe coinvolte nell’attacco all’Ucraina pesantemente indebolite e demoralizzate, l’economia sempre più paralizzata e l’Ucraina costantemente motivata a contrattaccare più che mai, la continuazione di un’offensiva significativa sembra problematica.
L’effetto delle sanzioni, in primis l’esodo di massa del business globale dal mercato russo, ha finalmente iniziato a rendere sempre più russi comuni scontenti della guerra, seppur moderatamente. In altre parole, molto probabilmente Putin non si opporrà a fermare presto questa guerra, ed è per questo che stiamo assistendo al cambiamento della retorica quando si tratta degli obiettivi della Russia.
Il Cremlino non vuole più sbarazzarsi di Zelensky e del suo governo per sostituirli con figure a lui fedeli. I russi non esprimono più la necessità di “denazificare” l’Ucraina. Parlano ancora del piano per “smilitarizzare” completamente l’Ucraina, ma non stupitevi se nei prossimi giorni smetteranno di menzionare quell’obiettivo o lo dichiareranno un obiettivo raggiunto. Dato il prezzo estremamente alto che la Russia ha pagato per questa aggressione con ogni probabilità calcolata male, la domanda realmente importante da porsi è “In sostanza Putin che cosa vuole?”.
Rispondere a questa domanda aiuterà l’Ucraina e la comunità internazionale a prepararsi meglio per le future tornate di negoziati e colloqui.
Nonostante la Russia stia lottando per continuare l’offensiva militare contro l’Ucraina in modo significativo, e nonostante la Russia abbia subito un colpo molto più duro sulla sua economia di quanto Mosca avesse sperato, Putin si sta godendo lo spettacolo. Si è guadagnato una posizione in cui sta negoziando il futuro di altri paesi, è temuto dall’Occidente (come ai bei vecchi tempi), sarà anche odiato ma continua a ricevere telefonate dai leader del mondo libero. La brutalità degli attacchi del suo esercito ai civili in Ucraina costringe l’Occidente ad accelerare i tentativi di negoziare una tregua. La vita di Putin è diventata molto più entusiasmante dal 24 febbraio 2022. Non è più il presidente di una federazione-distributore di benzina stagnante, sottosviluppata e autoritaria, è improvvisamente il Mr Evil, di cui si parla, che è temuto e odiato, è la persona che spaventa il mondo con le armi nucleari e mostra apertamente possibili scenari di occupazione (militare, ndr) di paesi NATO sui suoi canali televisivi.
Ciò significa che a Putin non importa se Zelensky e il suo governo rimangono al potere. Probabilmente gli starà bene anche il fatto che l’Ucraina riceva lo status di paese candidato all’adesione all’UE. In un certo senso l’Ucraina, in quanto membro dell’UE, rappresenta per lui una prospettiva ancora più interessante. Anche le dimensioni e la capacità dell’esercito ucraino saranno qualcosa su cui probabilmente sarà pronto ad accettare un compromesso.
Quello che sostanzialmente vuole è finire questa guerra in un modo che gli permetterà di farla di nuovo nel prossimo futuro. Putin vuole assicurarsi di potersi prendere una pausa, recuperare l’economia russa, riequipaggiare l’esercito e, soprattutto, correggere gli []i commessi nel suo piano per questa guerra.
Affinché il desiderio di Putin si avveri, due cose devono succedere. Innanzitutto, l’Ucraina deve rimanere fuori dalla NATO. La prossima volta che sarà pronto ad attaccare, l’Ucraina, ancora una volta, dovrà fare affidamento solo sull’assistenza finanziaria e su una fornitura limitata di armi difensive, come già sta succedendo ora. Putin vuole assicurarsi che, se attaccherà di nuovo, nessun altro paese sarà lì a combattere al fianco degli ucraini.
A tal fine sarà pronto a sottoscrivere qualsiasi tipo di garanzia di sicurezza. Tale accordo potrebbe anche includere una terza parte (ad esempio USA, Polonia o Turchia), in cui tale terza parte prometterà di fornire immediatamente all’Ucraina armi difensive, equipaggiamento e sostegno finanziario, qualora l’Ucraina venisse nuovamente attaccata. Un tale accordo non sarebbe un problema per Putin. La prossima volta sarà meglio preparato sia in termini di potenza militare che di capacità di reggere le sanzioni.
La seconda condizione per poter ripetere un’offensiva contro l’Ucraina è che la comunità internazionale permetta a Putin di evitare la giusta responsabilità per questa guerra. Ciò di cui lui ha bisogno è proprio la capacità di riprendere lentamente il commercio e i rapporti con l’Occidente ignorando eventuali verdetti di corti e tribunali internazionali senza dover risarcire i danni colossali che gli ucraini hanno subito.
La formulazione degli obiettivi del Cremlino e delle richieste di tregua potrebbe cambiare e molto probabilmente cambierà ancora nei prossimi giorni, ma l’obiettivo finale rimarrà lo stesso.
Ecco perché i leader del mondo libero, incluso Zelensky, devono fare in modo di trovare risorse sufficienti per assicurarsi che il desiderio di Putin non si avveri.
Se si parlerà di adesione alla NATO, i singoli paesi che a questo punto sono contrari all’allargamento dell’alleanza all’Ucraina dovranno dichiarare apertamente su cosa si basa la loro opposizione. La NATO dovrà identificare in maniera precisa gli aspetti da sistemare, le riforme che devono ancora essere attuate, stabilire una tempistica e un meccanismo di monitoraggio delle performance e lasciare che l’Ucraina inizi i lavori.
Rifiutare all’Ucraina il diritto di diventare un membro sulla base del “non voler far sentire la Russia minacciata” sarebbe un’aperta dichiarazione di rinuncia ai principi stessi che hanno fondato la NATO. I leader occidentali e lo stesso Putin sanno benissimo che la NATO non è mai stata e non sarà mai una minaccia per la sicurezza della Russia.
La Russia come paese e i singoli decisori, incluso Putin, devono pagare un prezzo pieno per le atrocità in Ucraina. Devono rispettare ed eseguire i verdetti di corti e tribunali internazionali e pagare all’Ucraina tutti i risarcimenti ordinati dal tribunale. Solo queste azioni devono essere la base per la revoca delle attuali sanzioni.
Questo approccio ai negoziati e alle relazioni postbelliche tra Ucraina, Russia e la comunità internazionale fornirà sicurezza al mondo. È già chiaro alla maggior parte dei paesi NATO che la Russia non si fermerà solo all’Ucraina se le sarà permesso di tornare al “business as usual” avendo raggiunto l’obiettivo principale.
* Roman Hromyk è un attivista per i diritti umani di Kyiv. La valutazione dell’approccio e dell’ambizione della Russia in questo articolo è puramente l’opinione personale dell’autore basata sull’interpretazione di materiali open source, non si basa su alcuna intelligence confidenziale e non rappresenta la posizione di alcuna organizzazione a cui l’autore è o è stato stato associato. L’articolo è stato tradotto in italiano da Giulia Pilia, co-fondatrice di Meridiano 13 , un progetto editoriale multimediale composto da giovani ricercatori ed esperti che raccoglie contenuti e approfondimenti su quei territori che si estendono a Est di questo meridiano.