Povera Ucraina
Mentre entriamo nel quarto mese di guerra si manifesta in tutta la sua devastazione la strategia russa di aggressione. Commento
Povera Ucraina, bombardata senza tregua da tre mesi ventiquattro ore al giorno dalla seconda superpotenza militare del pianeta il cui unico obiettivo è la conquista di qualche lembo di territorio da offrire in trofeo, dopo aver fatto tabula rasa, alla propria opinione pubblica aizzata per anni da una ossessiva dottrina ultra-nazionalista! Povera Ucraina, brutalizzata e stuprata dalla furia distruttrice di chi non accetta che possa disporre appieno della propria sovranità esercitando il diritto all’autodeterminazione! Povera Ucraina, umiliata e sbeffeggiata in Italia per avere osato contrastare i piani di un autocrate che con la benedizione del suo patriarca ritiene di dovere portare a termine la missione storica di ricostituire l’impero zarista-sovietico!
Mentre entriamo nel quarto mese di guerra si manifesta in tutta la sua devastazione la strategia russa di aggressione. Una, dieci, cento Mariupol è oramai la parola d’ordine che guida l’esercito di Mosca mentre avanza lentamente ma inesorabilmente nelle regioni sud-orientali dell’Ucraina travolgendo e spianando tutto ciò che gli si para davanti. Si profila anche per il Donbass il destino di una terra di nessuno ridotta in macerie che non verrà mai ricostruita dopo essere stata desertificata e ripulita etnicamente. Non deve esserci scampo per chi resiste.
D’altronde anche in Italia c’è una parte dell’opinione pubblica che insiste nel considerare Kiev corresponsabile del conflitto convalidando, quindi, le tesi di Vladimir Putin. Un po’ come nei casi di violenza sulle donne quando, purtroppo, ci sono sempre quelli che, affetti da una primitiva e avvilente cultura machista che incancrenisce la società italiana, sono pronti a criticare il comportamento "spregiudicato" delle vittime che avrebbe provocato il violentatore.
Secondo l’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro, che rileva per la Commissione europea le opinioni dei cittadini dell’Ue, solo il 39% degli italiani considera la Russia come la prima e più importante causa del conflitto, ben al di sotto della media europea del 52%. Un altro sondaggio riportato con evidenza dal canale televisivo franco-tedesco Arte indica come il 33% degli italiani consideri la Nato come responsabile della crisi. Lo stesso servizio televisivo, inoltre, mostra allarmato come, contrariamente al resto d’Europa, i talk-show del nostro paese siano frequentati da rappresentanti del governo di Mosca o di suoi sostenitori che giustificano e motivano l’aggressione russa.
Vale la pena ricordare che per la guerra in Ucraina la Federazione Russa ha subito le condanne dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stata espulsa dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, è stata espulsa dal Consiglio d’Europa, ha perso la causa presso la Corte di Giustizia Internazionale ed è sotto inchiesta per crimini di guerra e crimini contro l’umanità presso il Tribunale Penale Internazionale oltre ad essere stata esclusa da tutte le competizioni sportive continentali e intercontinentali. Non esiste oggi, forse, nessun altro paese al mondo con la "fedina penale" internazionale così sporca come la Russia di Putin. Se adottassimo lo stesso criterio, per assurdo, dovremmo concedere anche ai mafiosi la possibilità di giustificarsi nei nostri programmi televisivi.
"La situazione che stiamo vivendo in Estonia è quella di "ve l’avevamo detto"" mi racconta l’ex eurodeputato Indrek Tarand da Tallin riferendosi agli avvertimenti lanciati negli anni scorsi dal suo Paese a quelli dell’Europa occidentale. "L’Ucraina non sta difendendo solo se stessa, sta difendendo tutti noi", continua preoccupato, "nessun paese europeo può realisticamente impedire che l’Estonia diventi la prossima vittima del predatore russo". Secondo Tarand fintanto che il battaglione franco-tedesco rimane stazionato a Strasburgo e non a Tallin anche l’Estonia è a rischio. "Se Mosca vincesse", mi dice "non escludo che qualcuno della numerosa minoranza russa nel mio paese possa immediatamente provocare incidenti simili a quelli del 2014 nel Donbass (NB che sono stati il preludio all’invasione)".
La memoria drammatica dell’occupazione sovietica è ancora ben presente nelle Repubbliche Baltiche. Fa parte della memoria collettiva di noi cittadini europei anche se in Italia tendiamo, purtroppo, a ignorarlo.