L’Ucraina di Zelensky sotto pressione
Scontro del presidente Zelensky con gli oligarchi, costante minaccia russa, crisi energetica, pandemia e la guerra nell’est del paese: il 2022 dell’Ucraina si prospetta ancora piuttosto incerto e con molte sfide da affrontare
L’irrisolto conflitto ibrido nei territori orientali del paese, la costante minaccia di una nuova invasione russa, il deterioramento delle aspettative economiche a causa della recente crisi energetica e della pandemia di Covid-19, nonché la lotta alla corruzione e agli oligarchi intrapresa dal presidente Volodymyr Zelensky, sono tutti elementi chiave che l’Ucraina si trascina nell’anno nuovo, arrancando così nel solito clima di incertezza.
Il 2021 è stato un anno segnato da cambiamenti cardinali per Volodymyr Zelensky, che ha superato la metà del suo mandato presidenziale non senza ostacoli e con un rating di popolarità piuttosto altalenante. L’equilibrio già precario del paese, stretto da anni nella morsa del FMI e geopoliticamente in bilico, è stato più volte messo a dura prova da scelte difficili per il capo di stato, che ha dovuto prendere una posizione netta e decidere con chi allearsi e chi, di conseguenza, inimicarsi dando una direzione più precisa al suo ruolo nella scacchiera politica internazionale.
La guerra agli oligarchi
Sul piano della politica interna, le sanzioni attuate contro l’oppositore filorusso Viktor Medvedčuk (amico stretto di Vladimir Putin) e l’approvazione della nuova legge sugli oligarchi hanno rimodellato lo schieramento delle forze politiche ucraine provocando un rimpasto di governo in seguito alle dimissioni del ministro degli Interni Arsen Avakov e alla dismissione del presidente del parlamento Dmytro Razumkov , il quale ha apertamente criticato alcune disposizioni della legge sugli oligarchi. Il risultato è stato un confronto aperto tra uno dei più potenti uomini d’affari del paese, Rinat Achmetov, e il presidente Zelensky.
La Verchovna Rada lo scorso autunno ha infatti approvato la legge sugli oligarchi , primo documento ufficiale relativo al grande "pacchetto di de-oligarchizzazione" voluto dall’attuale governo. La legge, che entrerà in vigore il prossimo maggio, dovrebbe stabilire un quadro di riferimento per il grande business, limitando l’influenza sulla politica e sui media dei magnati ucraini.
Secondo quanto riportato nel testo, il Consiglio nazionale di sicurezza e difesa creerà e manterrà un registro speciale di tali individui: un oligarca – come enunciato nell’articolo 2 del testo di legge – è una persona che ha un notevole peso economico e politico nella vita pubblica e/o un’influenza significativa nei media, e pertanto le autorità insistono sull’importanza di stabilire per i grandi imprenditori delle regole di convivenza con lo stato al fine di "prevenire le minacce alla sicurezza nazionale poste dall’eccessiva influenza di tali persone". Verranno applicate le seguenti limitazioni: agli oligarchi verrà vietato di finanziare ogni tipo di attività politica in Ucraina, di partecipare (direttamente o indirettamente) alle gare di privatizzazione su larga scala e saranno obbligati a dichiarare ogni loro attività secondo la legge dell’Ucraina "Sulla prevenzione della corruzione "; inoltre, i funzionari pubblici di alto livello saranno tenuti a rivelare tutti i loro contatti con gli oligarchi.
Non è ancora nota la lista ufficiale di chi farà parte di questo registro ma Zelensky ha già invitato “gli oligarchi” a non disubbidirgli e a non giocare con il fuoco – anzi, con le risorse energetiche. Il presidente accusa infatti alcune strutture oligarchiche di diffondere ogni autunno/inverno notizie false sulla scarsità di carbone e gas provocando una crescita della domanda di queste materie e il conseguente aumento del loro prezzo. “Sono convinto che sia meglio non iniziare questo gioco quest’anno… quando lo stato esaurisce la pazienza, qualcuno rischia di vivere un periodo infernale" – aveva dichiarato il presidente Zelensky lo scorso novembre, rivolgendosi indubbiamente al magnate Rinat Achmetov a capo della società DTEK Enerho, principale importatore di carbone.
Il primo scontro con Achmetov era avvenuto a febbraio 2021, quando l’oligarca si era indignato con il Consiglio nazionale di sicurezza e difesa che aveva imposto delle sanzioni contro il magnate Viktor Medvedčuk senza un processo, mettendolo agli arresti domiciliari. Il “re del carbone” – com’è noto l’imprenditore tataro originario di Donetsk – ritenne questa mossa come scorretta e poi criticò nuovamente il governo per la legge sulla de-oligarchizzazione, che pone gli uomini d’affari con entrate superiori a 83 milioni di dollari all’anno sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine. Achmetov insiste nel ribadire di essere un semplice investitore, non un oligarca, e fin da subito si è detto pronto a difendersi nei tribunali ucraini e internazionali, specificando che non si oppone alla legge in sé , ma è "contro le violazioni dei diritti umani e la soppressione della libertà di parola".
Un “fronte oligarchico ” si è così tacitamente formato contro il presidente ucraino. Non un’alleanza vera e propria, ma un consenso implicito, dove gli insoddisfatti uomini d’affari Rinat Achmetov, Petro Porošenko (il “re del cioccolato” e presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019), Viktor Medvedčuk, il filantropo Viktor Pinčuk, Arsen Avakov e Dmytro Razumkov potrebbero fare fronte comune e agire insieme per contrastare le politiche che definiscono “monopolistiche” di Zelensky. Ma sia il governo in carica che questi uomini influenti potrebbero pagare a caro prezzo il confronto diretto, con conseguenze che si ripercuoterebbero in tutto il paese in quanto gli investitori e i creditori stranieri potrebbero pensarci due volte prima di portare denaro in Ucraina. Insomma, una guerra aperta con gli oligarchi non porterebbe a nulla di buono .
Zelensky alla prova del nove
Il capo di stato, oltre a dover affrontare guerre politiche e mediatiche con i suoi oppositori e uomini di rilievo, è stato anche protagonista di una serie di scandali di alto profilo, tra cui i famosi Pandora Papers . Ma, nonostante il calo di popolarità del suo partito Il servo del popolo e un rating personale a prova di montagne russe (la sua popolarità ha subito un calo significativo in ottobre, con la destituzione di Razumkov, stabilizzandosi solo verso fine anno) Volodymyr Zelensky rimane il leader indiscusso del paese: secondo un sondaggio effettuato nei primi di dicembre, se le elezioni presidenziali si tenessero a stretto giro, il 23,5% degli ucraini voterebbe per il presidente in carica, mentre solo il 13,4% sosterrebbe l’ex-presidente Petro Porošenko – di recente sotto accusa per alto tradimento , sospettato di aver sostenuto alcune organizzazioni terroristiche che combattono al fianco delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk contro le forze governative ucraine nell’est del paese.
Per quanto riguarda la politica estera, una tendenza molto importante è stata l’intensificazione della partnership strategica con gli Stati Uniti , facilitata indubbiamente dalla nuova amministrazione guidata da Joe Biden: la visita di Zelensky a Washington e l’intesa fra i due presidenti ha spinto inoltre il capo di stato ucraino a rafforzare le relazioni con l’Unione europea e la NATO, ricordando ai partner occidentali la necessità di un riconoscimento pubblico della necessità di un percorso dell’Ucraina verso queste organizzazioni e cercando con insistenza il loro appoggio per contrastare l’invasione russa. Tuttavia, gli sviluppi nel Donbas e i relativi colloqui di pace per cessare il conflitto in corso, non sono andati a buon fine: dopo la relativa tregua dello scorso anno, la guerra – sebbene a bassa intensità – è ripresa con Mosca che blocca i negoziati del formato Normandia e minaccia nuovi scontri.
Nel suo discorso di Capodanno , il presidente dell’Ucraina ha espresso gli auguri di buon anno nuovo a tutti gli ucraini – comprendendo anche quelli che abitano nei territori occupati del Donbas e della penisola di Crimea – e ha poi elencato i principali obiettivi per il 2022: la vaccinazione nazionale contro l’epidemia di Covid-19, la riforma della giustizia e la lotta contro gli oligarchi. Non ha dimenticato di citare la via della pace e la reintegrazione dei territori occupati, definendo la fine della guerra nell’est del paese il suo principale cruccio e obiettivo per il prossimo anno.
Nonostante il presidente abbia fatto notare che il 2021 è stato “speciale” in quanto l’Ucraina ha celebrato il suo 30esimo anniversario di indipendenza, molte sono state le critiche espresse sui social dai suoi concittadini, che hanno espresso la loro indignazione per le parole del capo di stato, sottolineando come i risultati citati da Zelensky in ben 21 minuti (tra cui l’aumento delle pensioni e degli stipendi, la modernizzazione delle infrastrutture e il miglioramento dell’assistenza sanitaria) non corrispondono alla realtà e alle promesse iniziali. Il 2022 si prospetta ricco di sfide da affrontare.