Turchia | | Diritti, Politica, Società civile
Violenze domestiche
La violenza contro le donne in Turchia: i risultati di una recente ricerca. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di: Silvia Pagliacci
"Aveva iniziato a picchiarla già una settimana dopo il matrimonio. Secondo la nostra tradizione, se tu vai a vivere nella casa di tuo marito entri con l’abito bianco del matrimonio e puoi uscirne solo con l’abito bianco del funerale. I miei fratelli volevano farla tornare a casa. Lei è venuta ma poi è andata di nuovo da lui e ha tentato il suicidio. Ha iniziato ad andare da uno psichiatra ma ancora è malata."
(racconto di una madre, 58 anni, vedova, quattro figli, scuola elementare)
Questa è una delle tante testimonianze raccolte nel corso della National Research on Domestic Violence Against Women in Turkey i cui risultati sono stati presentati ad Ankara lo scorso 11 febbraio.
Condotta sotto la guida di Henriette Jansen, Sunday Üner, e Filiz Kardam, implementata dal General Directorate on the Status of Women (KSGM – Kadının Statüsü Genel Müdürlüğünün) con il supporto finanziario della Commissione Europea, è stata portata avanti da un consorzio cui hanno partecipato ICON, un istituto di consulenza tedesco, e l’Istituto per gli studi sulla popolazione dell’Università di Hacettepe .
Su un campione totale di 24.048 famiglie, selezionate in collaborazione con l’Istituto Turco di Statistca (TURKSTAT), ha risposto circa l’85%. Le interviste, parte conclusiva del progetto partito nel 2007, sono state effettuate tra luglio e ottobre 2008.
Composto da due gruppi di domande, una sulla situazione familiare in generale, e una personale sulla condizione delle donne, il questionario è stato strutturato secondo il modello del Multy study on women health and domestic violence dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, prendendo in considerazione le specificità del contesto turco. La parola violenza non compariva nel questionario, venivano piuttosto indicati esempi di violenza: "lui ha tirato qualcosa che poteva ferirla", "lui l’ha forzata ad avere rapporti sessuali", "l’ha insultata e derisa in pubblico". Per ogni famiglia è stata intervistata una sola donna.
Le forme delle violenza sono state classificate in fisica, sessuale, emotiva e economica.
Per quanto riguarda le violenze fisiche, nelle aree urbane il 38% delle donne ha subito almeno una violenza nell’arco della vita, il 10% nell’arco degli ultimi 12 mesi. Nei villaggi la situazione è più grave in quanto le percentuali salgono rispettivamente al 43% e al 10%, con situazioni di particolare gravità nelle regioni anatoliche centrali, meridionali e settentrionali.
Il 15% delle donne intervistate ha subito almeno una violenza sessuale nel corso della vita, il 7% negli ultimi 12 mesi. Tra aree urbane e rurali c’è una differenza del 4% che vede i villaggi in testa con un tasso del 18%. Come per le violenze fisiche, le percentuali più elevate si registrano nel nordest dell’Anatolia. Le difficoltà economiche e il conseguente scarso livello d’educazione sono il principale fattore discriminante.
Non meno preoccupanti sono i dati che riguardano la violenza economica. La percentuale degli uomini che costringono le proprie compagne ad abbandonare il lavoro o a non averlo sono più alte nelle aree urbane rispetto alle rurali, rispettivamente 38% e 36%. Dai risultati della ricerca emerge che nonostante gli sforzi di ong, associazioni femministe e apposite istituzioni, il forte legame con la tradizione porta le stesse donne a giustificare e a normalizzare l’atteggiamento violento del marito.
A questo proposito scrive Evre Kaynak, coordinatore del Programma di Educazione ai diritti delle donne del WWHR (Women for Women Human Rights), sull’Hurriyet Daily News (28/2/2009), che "il militarismo nel paese ha perpetrato l’egemonia patriarcale nella società turca e le ong devono lavorare per rovesciare vecchi atteggiamenti derivanti dal conflitto armato, atteggiamenti che hanno limitato l’uguale partecipazione delle donne nella vita politica economica e sociale. Alcuni in Turchia hanno tentato di giustificare questi atteggiamenti sostenendo che le organizzazioni femministe indipendenti esistono solamente per minare i valori familiari e la morale pubblica, per rovinare le famiglie e aiutare le donne a ottenere il divorzio".
A completare il quadro si riscontra una grande difficoltà nel parlare di questi episodi: la violenza, di cui ci si vergogna, rimane nascosta dietro le porte di casa. Il 49% delle donne che ha subito una violenza fisica o sessuale non ne ha parlato con nessuno. La metà delle donne si è quindi confrontata per la prima volta nel corso dell’intervista… Le percentuali cambiano notevolmente in base al reddito e al livello di educazione. Le donne preferiscono parlare con persone immediatamente vicine (51%), piuttosto che rivolgersi a istituzioni ufficiali (8%) e questo è vero per tutte le donne a prescindere dal livello di educazione e dal livello del reddito.
Nonostante in Turchia le donne abbiano potuto votare già dal 1926, il paese si è mosso con lentezza nell’attivare quei meccanismi di tutela dell’uguaglianza di genere. Sotto la spinta di varie associazioni femministe nate tra la prima e la seconda metà degli anni novanta, il governo ha iniziato a prendere dei provvedimenti per la parità di genere solo nel 1998 apportando i primi cambiamenti alla legge per la protezione della famiglia. Nel 2001 è stato emendato l’art. 41 della Costituzione e la famiglia è stata ridefinita come un’entità basata sull’uguaglianza degli sposi. Altre recenti modifiche hanno riguardato il Codice Civile, che ora riconosce l’uguaglianza di donne e uomini su tutte le materie relative a matrimonio, divorzio, custodia, eredità e proprietà, e il Codice Penale, in cui le violenze sessuali sono definite e penalizzate come "crimini contro la persona". Nel vecchio Codice Penale le violenze sessuali erano regolate come "crimini contro la società" all’interno della sezione dedicata ai "crimini contro la pubblica morale e la famiglia".
Come sottolineato nel corso della presentazione dei risultati del progetto, la necessità di una ricerca di questo tipo è nata dalla grave carenza di dati a livello nazionale. La ricerca rappresenta quindi un passo importante per la Turchia in quanto ha reso possibile una raccolta di dati comparabili che, si auspica, saranno la base per produrre e elaborare programmi e per sviluppare nuove strategie per promuovere una uguaglianza di genere.