Turchia elezioni: una nuova opportunità per l’opposizione

Per la prima volta in oltre venti anni di potere, Erdoğan si trova di fronte una coalizione e un avversario che potrebbero metterlo in difficoltà alle elezioni di domenica 14 maggio. I sondaggi danno il presidente uscente e il suo principale sfidante Kemal Kılıçdaroğlu, leader del CHP, al 45%

12/05/2023, Fazıla Mat -

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Istanbul, 6 maggio 2023, durante la campagna elettorale di Kemal Kılıçdaroğlu © Dilara Acikgoz/Shutterstock

(Originariamente pubblicato da Istituto per gli studi di politica internazionale )

 

Per la prima volta in ventuno anni, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si trova di fronte una forte coalizione e un avversario che potrebbe mettere a dura prova il suo governo nelle elezioni del 14 maggio. Il principale sfidante di Erdoğan è Kemal Kılıçdaroğlu, leader del Partito popolare repubblicano (CHP) che, secondo i sondaggi più attendibili, potrebbe riuscire a raggiungere e a superare le percentuali del presidente.

Kılıçdaroğlu è il candidato presidente dell’Alleanza della Nazione (Millet İttifakı), composta da una coalizione di sei partiti (il cosiddetto "Tavolo dei Sei") che rappresenta il blocco principale del fronte di opposizione alle prossime elezioni presidenziali e parlamentari turche. Oltre al CHP, quale principale partito dell’Alleanza con posizioni di centro-sinistra, la coalizione è composta dal nazionalista Partito Buono (İYİ Parti), guidato da Meral Akşener, e da altri quattro partiti, tra cui il Partito Democratico (DP), il filo-islamista Partito della Felicità (SP) e due propaggini del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), i partiti Futuro (GP) e DEVA.

Il vantaggio elettorale di Kılıçdaroğlu è il risultato di un ampio sostegno che comprende non solo il "Tavolo dei Sei", che dovrebbe raccogliere circa il 40% dei voti (principalmente da CHP e İYİ Parti), ma anche la coalizione filo-curda e di sinistra, guidata dal Partito Democratico dei Popoli (HDP), il cui contributo è considerato di fondamentale importanza per il successo del leader del CHP.

Prima la democrazia

Fin dalla sua costituzione, il "Tavolo dei Sei" ha dedicato la maggior parte delle sue forze alla creazione di un programma post-elettorale. I due temi principali del programma dell’Alleanza possono essere riassunti in "difesa della democrazia" e "ripresa dell’economia".

Nel 2022 il Tavolo ha presentato al pubblico cinque documenti e relazioni, delineando i contorni di un piano di transizione dal sistema presidenziale della Turchia – adottato nel 2017 – a un “sistema parlamentare rafforzato”. L’attuale sistema presidenziale è considerato dal Tavolo come una forma di governo “arbitraria e senza regole vincolanti” e la coalizione si è impegnata a porvi fine, come si legge anche nel “Memorandum d’intesa di politiche comuni ”, diffuso all’inizio di quest’anno. In questo voluminoso documento composto da nove capitoli, 75 sottocapitoli e oltre 2300 obiettivi concreti, le parti sottolineano che il primo obiettivo del nuovo governo turco sarebbe quello di stabilire "una democrazia libertaria, partecipativa e pluralista".

Se la transizione verso un sistema parlamentare rafforzato è considerata l’unica strada praticabile per il raggiungimento di questo obiettivo, la tabella di marcia indicata nei documenti tocca diversi altri elementi che sono diventati di fondamentale importanza per la Turchia negli ultimi anni, tra cui l’indipendenza della magistratura, la riforma del istituzioni pubbliche, la violazione dei diritti umani e il rispetto dei trattati internazionali di cui la Turchia è firmataria. In questo senso, il filo conduttore che attraversa la roadmap dell’Alleanza Nazionale è il ripristino dello stato di diritto. Questo obiettivo andrebbe raggiunto modificando specifici articoli della costituzione, ponendo – tra gli altri – i diritti e le libertà fondamentali sotto protezione costituzionale, nonché ampliando gli ambiti delle libertà di espressione, associazione e libertà di stampa. Altri ambiti di intervento prospettati sono la fine di tutte le ingiustizie scaturite dai decreti emergenziali seguiti al tentato golpe del 2016 come pure le detenzioni illegali. Allo stesso modo, l’Alleanza intende ristrutturare la pubblica amministrazione “in chiave civica”, privilegiando “principi di merito, legalità e trasparenza”, combattendo la corruzione e perseguendo i funzionari disonesti.

“Non lasciare indietro nessun cittadino”

Altro tema centrale nel programma di Alleanza Nazionale è la ripresa economica del Paese. Negli ultimi anni, a seguito di politiche mirate ad ottenere tassi di interesse bassi e di conversione alti – secondo il “Nuovo modello economico” annunciato dal presidente Erdoğan nel 2021 – ampie fasce della società sono state sottoposte alla pressione dell’aumento dei costi e degli alti tassi di inflazione. L’Alleanza si è impegnata a sollevare la società da questa opprimente condizione economica, cercando nel contempo di costruire un modello economico basato sulla crescita permanente e sulla prosperità. Il piano prevede di "sradicare la povertà estrema" e di "non lasciare indietro nessun cittadino", rendendo la Turchia "un attore internazionale affidabile, forte e influente". La formula per l’attuazione di questo programma sarebbe basata su politiche monetarie ortodosse, una banca centrale indipendente, meritocrazia, il ritorno dello stato di diritto e un sistema di pesi e contrappesi nelle politiche economiche. In aggiunta e in connessione, l’Alleanza sottolinea anche l’importanza di stabilire un "sistema educativo inclusivo" che garantisca pari opportunità e una "strategia di sviluppo inclusivo" che sarebbe guidata dall’idea delle transizioni verde e digitale.

Anche i "primi 100 giorn i" di Kılıçdaroğlu – il suo programma politico per i primi 100 giorni al potere, se verrà eletto – sono incentrati su questioni economiche, con un focus sui problemi economici quotidiani dei cittadini. Tra le promesse del candidato presidente vi sono aiuti volti a imprimere una rapida e tangibile differenza nella vita quotidiana delle persone, come il bonus del Ramadan per i pensionati, i pasti gratuiti nelle scuole pubbliche e l’assistenza sociale ai cittadini con redditi familiari bassi. Su quest’ultimo punto il leader del CHP ha puntualizzato che l’assistenza sociale in questione andrebbe depositata sui conti correnti delle donne del nucleo familiare.

Dato che gli elettori a basso reddito e le donne sono stati a lungo importanti sostenitori del presidente Erdoğan e del suo AKP, la strategia di "lotta contro la povertà" di Kılıçdaroğlu è considerata essenziale nel tentativo di raccogliere voti dai gruppi pro-AKP. Tuttavia, questo potrebbe non essere un’impresa facile.

Sfide in vista

Gli studi dimostrano che gli elettori dell’AKP non cambiano facilmente le loro preferenze. Ciò è evidente soprattutto negli scarsi risultati di DEVA e GP, partiti fondati da due ex politici dell’AKP – ovvero l’ex ministro dell’Economia Ali Babacan e l’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu – che avrebbero dovuto attrarre nell’Alleanza parte dell’elettorato conservatore dell’AKP, mentre gli ultimi sondaggi indicano una preferenza inferiore all’1% per ciascun partito. Tuttavia, questa tendenza potrebbe non essere altrettanto vera per le sostenitrici dell’AKP. Un recente sondaggio ha rilevato che oltre il 30% delle donne che hanno votato per l’AKP alle elezioni del 2018 questa volta non voterebbero per lo stesso partito. Ma resta da vedere se e in che misura questo si tradurrà in un sostegno all’Alleanza. La maggior parte dei sondaggi colloca Erdoğan e Kılıçdaroğlu intorno al 45%, senza che nessuno dei due abbia la certezza di essere eletto al primo turno.

Infine, nonostante le previsioni favoriscano Kılıçdaroğlu, resta necessario mantenere una certa cautela. Lo stato di diritto della Turchia è stato messo a dura prova negli ultimi anni e non vi è alcuna garanzia che l’AKP e il suo entourage accettino facilmente la sconfitta. Le recenti accuse di Erdoğan nei confronti dell’Alleanza nazionale secondo cui sarebbe "associata al PKK" (il Partito dei lavoratori curdi, che è una formazione illegale) o le osservazioni del ministro dell’Interno Süleyman Soylu che interpreta il 14 maggio come "un tentativo di colpo di stato" sono indicative della loro avversione ad accettare la sconfitta.

In caso di vittoria di Kılıçdaroğlu, rimangono anche altre sfide. L’attuazione della tabella di marcia dell’Alleanza rimane un forte punto interrogativo. Il piano dell’opposizione prevede lo smantellamento di un sistema che è stato costruito negli ultimi vent’anni sulla fedeltà all’AKP di persone, sia del settore pubblico che privato, che hanno beneficiato di questo sistema e che non accetteranno facilmente cambiamenti radicali. Inoltre, per realizzare qualsiasi modifica costituzionale sarà fondamentale che l’opposizione si assicuri la maggioranza necessaria nella formazione parlamentare post-elettorale. Secondo i sondaggi attuali, questo scenario è improbabile.

Allo stesso modo, mentre l’attuale forza del blocco di opposizione deriva dalla decisione delle sue diverse componenti di unirsi, garantire e mantenere la stabilità politica attraverso un’ampia alleanza sarà un altro compito impegnativo. Il tentativo fallito di Meral Akşener di sabotare la candidatura di Kılıçdaroğlu lo scorso marzo è stato un primo avvertimento in questo senso. Tuttavia, va anche ricordato che Kılıçdaroğlu si è guadagnato la reputazione di essere una figura equilibrata che è riuscita a superare i conflitti impegnandosi nel dialogo e assumendo al contempo alcune decisioni coraggiose. Questo sembra anche uno degli elementi che hanno portato lui e la sua Alleanza fino a questo punto e che potrebbero determinare il successo della sua candidatura presidenziale.

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