La terza fase

I fatti e gli imputati a giudizio nella terza fase del processo Ergenekon. La ricostruzione degli anni del t[]e in Turchia, dalla strage degli aleviti a Sivas fino all’omicidio Dink. La requisitoria del pubblico ministero e il calendario delle prossime udienze

18/08/2009, Alberto Tetta - Istanbul

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(Foto Melody, Flickr)

Nonostante il caldo torrido e il clima vacanziero, si sta concludendo in Turchia la fase investigativa del maxi-processo "Ergenekon", un processo che, secondo molti osservatori, aprirà una nuova epoca nella storia della Repubblica. Centinaia di imputati di alto livello, tra cui professori universitari, alte cariche dell’esercito, ex-leaders dei servizi segreti e delle forze dell’ordine, sono accusati di essere membri di un’organizzazione eversiva responsabile delle maggiori stragi e omicidi politici degli ultimi decenni.

La nuova fase del processo

Il 5 agosto la Procura di Istanbul ha dato il via alla terza fase del processo ai militanti di "Ergenekon", una banda eversiva accusata di voler rovesciare il governo attraverso un colpo di stato. Il nome della banda richiama la mitica località tra i monti Altay che sarebbe, secondo la mitologia turca, ancestrale terra d’origine dei paleo-turchi.

Nella richiesta di rinvio a giudizio di 1.454 pagine, redatta dal Pubblico ministero Mehmet Ali Pekgüzel, si descrive come la banda avesse dettagliatamente pianificato diversi attentati a personaggi di spicco del mondo politico turco, magistrati e leaders delle minoranze religiose.

La nuova fase del processo vede indagate 52 persone, 32 delle quali in stato di arresto. La scoperta della "Gladio Turca" è avvenuta in seguito alla scoperta dell’arsenale dell’organizzazione in un appartamento del quartiere istambuliota di Ümraniye, in seguito ad una telefonata anonima alla Questura di Trabzon il 12 luglio 2007. Con gli imputati incriminati il 6 agosto il numero complessivo dei membri dell’organizzazione sotto processo sale a 122, dei quali 117 in stato di detenzione.

Gli imputati di spicco

Molti degli imputati nel processo ad "Ergenekon" sono personaggi di alto profilo. Tra i presunti membri della banda ci sono il presidente di Türk Metal-İş, il più importante sindacato dei metalmeccanici turchi, Mustafa Özbek, Doğu Perinçek, segretario del partito dei Lavoratori, Tuner Kılınç, segretario negli anni novanta del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e ispiratore del "colpo di stato postmoderno" del 1997 che costrinse il Primo ministro islamista Necmettin Erbakan a sciogliere il governo, Kemal Gürüz, due volte presidente del Consiglio per l’Educazione Superiore, İbrahim Şahin, capo delle Forze Speciali di Sicurezza coinvolto nello scandalo di Susurluk, che portò alla luce la collaborazione tra governo turco, mafia e organizzazioni paramilitari nella guerra sporca contro il PKK negli anni novanta, i generali in pensione Kemal Yavuz e Erdal Şenel, gli ex-colonnelli Arif Doğan e Hasan Attila Uğur e il capo del Dipartimento Crimine Organizzato Adil Serdar Saçan.

Gli obiettivi della banda

La strage di Sivas, luglio 1993

Secondo gli inquirenti la banda avrebbe architettato molti degli attentati e delle stragi compiute negli ultimi anni. Sarebbe di Ergenekon la regia del massacro di 33 intellettuali aleviti uccisi durante una riunione a Sivas nel 1993. La stessa organizzazione eversiva avrebbe pianificato e compiuto l’attacco dinamitardo contro la sede del quotidiano Cumhuriyet e l’assassinio del magistrato della Corte Costituzionale Mustafa Yücel Özbilgin nel 2005. Lo scopo di questi attentati sarebbe stato quello di creare un clima di instabilità nel paese che avrebbe reso accettabile, da parte dell’opinione pubblica, l’idea di un colpo di stato contro il governo del partito della Giustizia e dello Sviluppo del Primo ministro Erdoğan, colpo di stato che avrebbero dovuto portare a termine entro il 2009.

La banda aveva pianificato nel minimo dettaglio l’assassinio dello scrittore Orhan Pamuk, del capo di Stato Maggiore Yaşar Büyükanıt, del segretario del pro-curdo partito della Società Democratica Ahmet Türk, del sindaco di Diyarbakır Osman Baydemıir, della parlamentare curda Sebahat Tüncel. Anche i leder delle associazioni alevite Ali Bakız e Kazım Genç erano nel mirino di Ergenekon, come anche il Patriarca Armeno Merob II Mutafyan. In merito a quest’ultimo, nell’abitazione dell’imputato Ibrahim Şahin sono state trovate delle carte dove l’attentato veniva spiegato in maniera dettagliata con tanto di mappe del Patriarcato Armeno ad Istanbul e note sulla scorta del leader religioso. Il manoscritto riportava persino i nomi del membri del comando incaricato di eliminare Mutafyan.

Lo "stato profondo"

Manifestazione in ricordo di Hrant Dink, Yerevan (Foto Onnik Krikorian/Oneworld Multimedia 2007)

Sebbene sia ormai chiaro che Ergenekon ha avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione degli attentati di cui si parla nella richiesta di rinvio a giudizio presentata il 6 agosto, man mano che le indagini proseguono emerge chiaramente come molti degli imputati siano coinvolti nella pianificazione di altri attentati, come l’assassinio del giornalista armeno Hrant Dink o l’attacco dinamitardo nel novembre 2005 alla libreria di un ex-militante del PKK a Şemdinli, località nella provincia di Hakkari nel Sud Est curdo. Gli esecutori materiali dell’attentato sono due membri delle forze di sicurezza in borghese, bloccati dai passanti e consegnati alle forze dell’ordine.

L’udienza preliminare del 6 agosto si è conclusa con l’accoglimento della terza richiesta di rinvio a giudizio. Il giudice ha deciso, inoltre, che gli imputati della seconda e della terza fase del processo saranno giudicati in un unico procedimento.
La prossima udienza è stata fissata per il sette settembre. Secondo il giornale Günlük, però, i Pubblici ministeri, vista l’ampiezza del campo d’azione dell’organizzazione, saranno costretti a presentare una quarta richiesta di rinvio a giudizio e il numero degli imputati crescerà ancora. Secondo lo stesso giornale gli inquirenti sarebbero ancora lontani dall’aver decifrato completamente il piano della banda e gli atti criminosi di cui sarebbe responsabile. Nel frattempo, però, nonostante la canicola agostana, le indagini proseguono. Questo maxi-processo sta mostrando come anche i più fantasiosi teorici del complotto in realtà avessero visto giusto, e le trame segrete di quello che in Turchia è definito da molti lo "stato profondo" stanno cominciando pian piano ad affiorare.

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