Al bivio

Fine della guerra contro i curdi e condanna dei vertici dell’organizzazione t[]istica Ergenekon: la proposta di Ahmet Altan, direttore del quotidiano turco Taraf, per il futuro della Turchia. Nostra traduzione

25/08/2009, Redazione -

Al-bivio1

Il ponte di Galata, Istanbul (Foto svenwerk, Flickr)

Di Ahmet Altan, Taraf, 6 agosto 2008 (titolo orig.: "Çarpaz")

Cosa vuole il leader del Partito Repubblicano del Popolo Deniz Baykal? Che le indagini su Ergenekon si fermino e che la guerra con i Curdi prosegua. Cosa vogliamo noi? Che continuino le indagini su Ergenekon e che la guerra con i Curdi abbia fine.

Su queste due importanti questioni abbiamo due approcci diametralmente opposti. E non è un caso. Questi due problemi, infatti, sono le due facce della stessa medaglia.

Secondo quelli che dicono: "Che continui la guerra! Che si fermi il processo!", c’è bisogno di un’organizzazione come Ergenekon e di un clima da guerra civile perché il modello di Turchia che hanno nella loro testa continui ad essere egemone. La guerra civile permette all’esercito di continuare a dettare l’agenda politica del paese. L’esercito rimarrà sulla scena fino a quando la guerra continuerà. Allo stesso modo anche l’azione della banda Ergenekon, con i suoi omicidi e le sue provocazioni, è una garanzia che la guerra andrà avanti. Quindi, coloro che vogliono una ‘politica militarizzata’ hanno bisogno di Ergenekon e della guerra.

Per quelli che vogliono una democrazia dove i militari restino in caserma e sia la volontà popolare a dominare, è valido il contrario. La guerra deve finire affinché il processo di democratizzazione prosegua e, allo stesso tempo, l’organizzazione che alimenta il clima da guerra civile deve essere neutralizzata.

In realtà non è la prima volta che, nel nostro paese, queste due posizioni si scontrano. Per anni i guerrafondai e i sostenitori di Ergenekon sono stati al comando. Quello che gli dava forza era l’agire ‘da dentro lo Stato’. Quando leggiamo sui giornali i nomi degli imputati di Ergenekon, infatti, troviamo molte persone che hanno sempre avuto in mano le redini del potere. A parte gli imputati noti, pensate a quanti militanti di Ergenekon non sono ancora stati arrestati. In passato la congiuntura mondiale ha dato una mano ai guerrafondai e ai sostenitori di Ergenekon. Ma ora siamo entrati in una nuova epoca, un’epoca di cambiamento. E’ evidente come questo processo di cambiamento significhi progresso per tutti.

Il processo Ergenekon continua… Allo stesso tempo, sono state poste le premesse per la fine della guerra. Ora ‘dentro lo Stato’ sono maggioranza coloro che vogliono la pace e uno stato di diritto. Anche la congiuntura mondiale è cambiata. Quanti gridano: "Non toccate Ergenekon, che la guerra prosegua!" non hanno il sostegno dell’opinione pubblica che si aspettavano. Questo mostra quanto le cose stiano cambiando.

Stiamo entrando in un’epoca in cui la pace sarà un vantaggio per tutti. Per progettare oleodotti, pianificare un uso condiviso delle risorse idriche, affinché i soldi circolino con velocità sulla superficie terrestre è necessario un mondo senza guerre. Condividere ricchezza comporta che tutti accettiamo la nostra condizione di reciproca interdipendenza. Una guerra civile nella regione dove passa l’oleodotto Nabucco acquista importanza anche per un cittadino europeo. Perché investitori turchi e curdo-iracheni stringano relazioni commerciali è necessario che l’area sia sicura e pacificata. Per questo motivo i sostenitori della pace aumentano di giorno in giorno. La fine della guerra dipende oltre che dalla nostra buona volontà anche dalla percezione da parte dei cittadini che pace significa anche ricchezza. Questo è uno dei principali motivi per cui i sostenitori della guerra diminuiscono sempre più.

I legali di Ergenekon hanno compreso che la condanna dei loro assistiti è solo una questione di tempo. E’ stato possibile portare davanti al banco degli imputati persone che prima si consideravano intoccabili. Coloro che hanno una coscienza civica, quelli che tengono alla vita dei bambini, cosi come i sostenitori del processo di democratizzazione, in questo momento, hanno tutte le ragioni per essere fiduciosi e ottimisti.

La Turchia sta per entrare nella comunità mondiale e nell’età moderna. La guerra finirà. I crimini di Ergenekon verranno puniti. Si prenderanno i provvedimenti opportuni affinché la guerra termini e perché non sia più possibile creare organizzazioni simili a Ergenekon. Anche la costituzione verrà modificata.

Naturalmente questi cambiamenti non saranno indolori. I guerrafondai daranno battaglia fino a quando non saranno definitivamente sconfitti. Per non perdere la pozione di comando a cui erano abituati sono disposti a fare di tutto. Sentono che stanno perdendo potere per questo motivo si comportano così. L’intero sistema sta cambiando.

E’ evidente che ci sono infiltrati di Ergenekon anche tra i giudici e i pubblici ministeri. Le hanno provate tutte, quelli dell’Alto Consiglio del Magistrati, pur di far trasferire i pubblici ministeri di Ergenekon. Non ce l’hanno fatta. Non ce la faranno. Non si sono ancora resi conto che la situazione è cambiata. E questa cecità è la loro più grande debolezza. Ora, di conseguenza, anche le propaggini mediatiche di Ergenekon appaiono deboli.

La vita ha un lato inevitabile, coloro che non comprendono che le cose cambiano sono destinati a soccombere. Stiamo vivendo un periodo tempestoso, ma incredibilmente positivo. La Turchia sta per divenire un paese ricco, sereno, sicuro, dove si prende seriamente la giustizia, dove regna la pace.

Ignorate coloro che vi danno dei traditori e allo stesso tempo si strappano le vesti davanti agli "avvocati di Ergenekon". Loro hanno già perso da un bel pezzo. La vita li ha sconfitti.

Traduzione per Osservatorio Balcani e Caucaso: Alberto Tetta

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta