Serbia: quanto è davvero indipendente la procura?
In Serbia il procuratore Predrag Milovanović è conosciuto perché poco incline ai compromessi. Recentemente ha visto approvata dal giudice di primo grado la sua richiesta di condanna per tre persone per l’incendio doloso della casa del giornalista Milan Jovanović. Ne è seguita una "promozione" che però è coincisa con la sua rimozione dal caso, di cui non potrà seguire l’appello
“Il procuratore ha commesso un abuso d’ufficio, pur di mettermi dietro le sbarre. Può accadere che, dopo questo processo, il procuratore non svolga mai più le funzioni di pubblico ministero”, ha affermato nel dicembre 2019 Dragoljub Simonović, ex presidente della municipalità di Grocka (una delle municipalità che compongono Belgrado), condannato in primo grado a quattro anni e tre mesi di reclusione per aver istigato ad appiccare l’incendio in cui è andata distrutta la casa del giornalista del portale Žig info Milan Jovanović.
Simonović si riferiva al procuratore Predrag Milovanović che ha attirato su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica serba soprattutto grazie alla competenza e alla riluttanza a scendere a compromessi dimostrate nel corso del procedimento penale scaturito dalla denuncia sporta dal giornalista Milan Jovanović, svoltosi presso la seconda sezione del Tribunale ordinario di Belgrado. Il tribunale ha stabilito che nel 2018 Dragoljub Simonović aveva istigato Vladimir Mihailović a dare fuoco alla casa del giornalista, mentre Aleksandar Marinković è stato individuato come esecutore materiale del delitto. Mihailović è stato condannato a quattro anni di reclusione e Marinković a quattro anni e tre mesi.
Tuttavia, dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, si è verificata una serie di eventi che hanno fatto sorgere diversi interrogativi. Nonostante abbia annunciato la sua intenzione di ricorrere in appello contro la sentenza di primo grado e di chiedere pene più severe per Simonović e per altri condannati, il procuratore Milovanović è stato rimosso dal caso. Poco dopo la conclusione del processo, Milovanović è stato infatti eletto membro del Consiglio dei procuratori dello stato (DVT), venendo, al contempo, sollevato dall’incarico di pubblico ministero in tutti i procedimenti penali che seguiva, compreso il procedimento per incendio doloso ai danni della casa del giornalista Milan Jovanović.
Viene quindi da chiedersi se, con la nomina a membro del DVT, il procuratore Milovanović sia stato premiato o punito, ovvero se quelle minacce rivolte al procuratore da parte di Dragoljub Simonović si siano in un certo senso avverate.
“Per me quel [procedimento] è stato solo il primo tempo di una partita, per cui ho chiesto di poter rimanere e continuare a procedere in qualità di sostituto procuratore, ma è stata presa una decisione contraria alle mie aspettative. Solo ora, da questa prospettiva, e considerando la decisione del DVT, presieduto dalla procuratrice Zagorka Dolovac, mi rendo conto quanto, dopo quelle parole pronunciate dall’imputato [Simonović] – che non hanno suscitato alcuna reazione da parte della procuratrice generale della Repubblica – sia difficile convincere l’opinione pubblica che tale decisione è stata presa esclusivamente nell’interesse del Consiglio dei procuratori”, ha dichiarato Milovanović.
Il Consiglio dei procuratori dello stato è un organismo indipendente a cui è affidato il compito di assicurare e tutelare l’indipendenza dei procuratori e dei sostituti procuratori. Il Consiglio dei procuratori collabora con il Consiglio superiore della magistratura e con altre istituzioni e organizzazioni statali, ma anche con i consigli dei procuratori di altri paesi e con diverse organizzazioni internazionali.
La decisione del Consiglio dei procuratori di rimuovere Milovanović dall’incarico di procuratore nel caso del giornalista Milan Jovanović ha suscitato perplessità e amarezza presso una parte dell’opinione pubblica serba. Ci si chiede infatti quale messaggio il Consiglio abbia voluto inviare con tale decisione ad altri procuratori e magistrati che seguono i casi delicati come quello dell’incendio doloso ai danni della casa del giornalista Milan Jovanović che, come atteso, ha attirato molta attenzione non solo in Serbia, ma anche da parte di tutta una serie di organizzazioni internazionali per la difesa della libertà di espressione.
Resta aperta anche la domanda su come la decisione di rimuovere Milovanović dall’incarico di procuratore inciderà sull’operato del suo successore in questo caso e come verrà interpretata dalla Corte d’appello chiamata ad esprimersi sul ricorso presentato dall’imputato e su quello proposto dalla procura. I giudici della Corte d’appello avranno paura di essere “promossi” come accaduto al procuratore Milovanović?
Goran Ilić, vice procuratore generale ed ex presidente dell’Associazione dei procuratori della Serbia, spiega che Milovanović “in quel processo è riuscito a fare quello che la procura della Serbia di solito non è capace di fare”.
“Ha conquistato la fiducia dell’opinione pubblica, ed è risaputo che la procura della Serbia deve fare in conti con una costante mancanza di fiducia da parte dei cittadini. È riuscito inoltre a provare la colpevolezza [degli imputati] in un caso delicato dal punto di vista politico, e anche questo accade molto raramente”, afferma Ilić, aggiungendo che “tenendo conto di tutti questi aspetti, la decisione della procuratrice generale Dolovac di non permettere a Milovanović di portare a termine il lavoro riguardante questo caso appare davvero inspiegabile”.
“Forse è proprio il successo ottenuto da Milovanović in questo caso ciò che dà fastidio, perché come sostituto procuratore presso un tribunale ordinario è riuscito fare quello che tutti quei ‘grandi e importanti’ procuratori che ricoprono i principali incarichi all’interno della procura, compresa la procuratrice generale, non riescono proprio a fare”, spiega Ilić.
Lidija Komlen Nikolić, presidente dell’Associazione dei procuratori della Serbia e procuratrice aggiunta presso la Corte d’appello di Belgrado, sottolinea un altro aspetto importante.
“Il collega ha affermato di voler continuare a lavorare su quel caso, e ciononostante gli si impedisce di continuare a lavorare non solo su quello, ma anche su altri casi. Io sono contraria a tale decisione, semplicemente perché altri quattro membri del DVT hanno continuano a svolgere il loro lavoro, e quindi poteva continuare anche lui”, afferma Komlen Nikolić.
Dragoljub Simonović, condannato per istigazione all’incendio della casa del giornalista Milan Jovanović, per anni fu membro del Partito radicale serbo (SRS). Il giorno delle elezioni del 2000, infuriato per le irregolarità registrate durante le operazioni di votazione, Simonović, insieme ad altri tre membri dell’SRS, aveva distrutto cinque urne elettorali, finendo per essere condannato a 27 giorni di reclusione.
Alle elezioni politiche del 2004 venne eletto deputato del parlamento nazionale nella lista dell’SRS e nel giugno del 2005 fu nominato presidente della municipalità di Grocka, venendo però destituito già nel novembre dello stesso anno a seguito della formazione di una nuova maggioranza in seno al consiglio comunale. Alle successive elezioni parlamentari, tenutesi nel 2007, Simonović fu nuovamente eletto deputato del parlamento di Belgrado.
Nel 2008 Simonović uscì dall’SRS per unirsi al Partito progressista serbo (SNS). Dopo le elezioni del 2012 venne di nuovo eletto presidente della municipalità di Grocka, ricoprendo quell’incarico fino a dicembre dello stesso anno quando fu nominato direttore generale dell’azienda Železnice Srbije (Ferrovie serbe). Nel gennaio 2015 venne destituito dall’incarico di direttore generale, ma poco dopo venne nominato consigliere del nuovo direttore dell’azienda.
Nel giugno 2016 Simonović venne eletto, per la terza volta, presidente della municipalità di Grocka. Per un certo periodo fu anche presidente del Comitato locale dell’SNS di Grocka e membro del Comitato centrale dell’SNS.
Simonović è stato arrestato il 25 gennaio 2019 con l’accusa di istigazione all’incendio della casa del giornalista del portale Žig info Milan Jovanović. Il 12 dicembre 2018 due bombe molotov sono state lanciate contro la casa di Jovanović e la porta della casa è stata raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco. Jovanović e sua moglie, che al momento dell’agguato erano in casa, sono riusciti a salvarsi uscendo da una finestra.