Maja Veselinović, tra fumetti e illustrazioni
Giovane e dinamica, con uno stile fortemente espressivo, Maja Veselinović è una delle illustratrici e disegnatrici di successo della scena belgradese. I suoi lavori sono conosciuti a livello internazionale ed esposti in mostre importanti. Il bilancio dei suoi dieci anni di professione in questa intervista di Saša Rakezić per il settimanale serbo Vreme
Saša Rakezić, Vreme , 13 gennaio 2011 (tit. orig. Kardiogram sazrevanja)
Traduzione a cura della redazione di Osservatorio Balcani e Caucaso
Come di solito accade, in particolare lungo le nostre coordinate geografiche (e mentali), la propria cultura viene valutata solo attraverso il filtro del senno di poi. Solo dopo il collasso completo della Jugoslavia, e con il passare del tempo, è stato possibile rendersi conto che quel paese aveva avuto una produzione di fumetti molto varia e interessante, che è durata per vari decenni e che si è sviluppata in vari centri.
Una delle recenti pubblicazioni che potrebbero corroborare questa considerazione è l’antologia Fumetti femminili nei Balcani (edito da Fibra, Zagabria, redattori: Irena Jukić Pranjić e Marko Šunjić). Un libro che ha suscitato reazioni molto positive nella regione, con i lavori di autrici cresciute (o emigrate) in vari luoghi della ex Jugoslavia, tra cui compaiono Magda Dulčić, Helena Klakočar, Nina Bunjevac, Dunja Janković, Ivana Filipović e molte altre. Nonostante in questo libro (tecnicamente molto ben curato) siano stati inclusi i lavori che le autrici hanno realizzato nel periodo seguito al crollo dello Stato comune, è chiaro che esse hanno sviluppato la loro espressione individuale in un ambiente in cui il linguaggio del fumetto non era del tutto sconosciuto, e questo è servito da rampa di lancio per ulteriori ricerche e esperimenti con forma e contenuti. Tra le “stelle” di questa antologia c’è anche la belgradese (nata a Trstenik) autrice di fumetti e illustrazioni Maja Veselinović, il cui lavoro occupa ben 26 pagine di questa antologia.
Nel corso degli ultimi anni, i lavori di questa autrice sono apparsi in una vasta gamma di pubblicazioni, da numerose riviste di fumetti sia in Serbia che all’estero: Dai “classici” come il “Politikin zabavnik” (noto settimanale illustrato del quotidiano Politika, ndt.), sino alla letteratura illustrata per bambini.
Grazie ad uno stile che riesce ad essere molto espressivo e personale, ma anche molto comunicativo e (nel miglior senso possibile di questo termine) decorativo, Maja Veselinović comunica ad un pubblico decisamente vario. Tra i suoi successi va sicuramente annoverata anche la partecipazione alla mostra “100 per 100”, tenutasi lo scorso anno nella città di Angoulême, la “capitale del fumetto”, da dove l’intera mostra è stata trasferita a Parigi e poi in altre città europee. Si tratta di una grande mostra molto ben organizzata, fondata sull’idea che i disegnatori contemporanei del fumetto selezionati possano disegnare il proprio “commento” ispirandosi alle tavole originali di alcuni classici del fumetto. Dopodiché ai fumetti classici del Museo dei fumetti di Angoulême vengono applicati i disegni degli autori contemporanei, così che il disegno di Maja Veselinović è stato mostrato insieme alla tavola originale che lo aveva ispirato, cioè col lavoro di Charles Schulz, autore del noto fumetto Peanuts.
Uno degli sbocchi più importanti del fumetto contemporaneo sono state le autobiografie e le confessioni. Buona parte delle tue storie a fumetti è raccontata in prima persona, ma molto è fantasia vero?
All’inizio facevo spesso fumetti in prima persona, ed anche se non sono mai stati del tutto autobiografici c’era molto di personale. Invece adesso mi piace mischiare la finzione con la realtà, invento delle figure e lascio che poi vivano la loro storia. Io sono sempre lì, da qualche parte, che osservo. Negli ultimi anni mi sono divertita ad inventare figure vestite con costumi di vari animali. Persone gatto, coniglio, topo, maiale… A seconda della possibilità e della situazione in cui si trovano li disegno con gli stivali, soprabiti, maschere e guanti. A volte sembrano dei supereroi, ma sono molto distanti dai supereroi.
Ho sempre cercato di esprimere un’emozione nei fumetti, col disegno, il colore, gli accorgimenti tipografici. E ogni nuovo fumetto mi aspetto che sia migliore del precedente, l’importante è che riesca a vedere almeno il progresso. Credo che non riuscirei a fare niente e credo che la magia svanirebbe se mi attenessi sempre ad una ricetta ben collaudata.
Il pubblico belgradese recentemente ha avuto occasione di vedere i tuoi lavori in una mostra all’Art centar. Quanta attenzione c’è dalle nostre parti al fumetto e all’illustrazione? Credi che finalmente queste forme d’arte abbiano conquistato gli spazi delle gallerie oppure si tratta solamente di qualcosa di sporadico?
È ormai lontano il tempo in cui i fumetti e le illustrazioni erano considerati come i confini dell’arte. Negli ultimi anni ho pubblicato spesso fumetti e illustrazioni su pubblicazioni stampate e li ho esposti in mostre. Quest’ultimo in realtà mi è accaduto molto più spesso all’estero, ma anche da noi gli spazi espositivi delle gallerie sono sempre più aperti a queste forme artistiche. La mostra di Belgrado è stata molto visitata, e mi ha fatto particolarmente piacere che la maggior parte dei visitatori (cioè quelli che ho avuto occasione di vedere di persona alla galleria) leggeva attentamente tutti i fumetti. Alcuni sorridevano con soddisfazione, evidentemente non gli dava fastidio leggere un fumetto appeso alla parete. Ho avuto persino l’occasione di vendere un fumetto. Quando ho rifiutato sono stata fortemente criticata per l’eccessiva modestia e la mancanza di senso degli affari!
Dal tuo punto di vista esiste una differenza tra chi si occupa di fumetti e chi si occupa di illustrazioni?
Nel mio caso, sì. Il lavoro coi fumetti come mi piace pensarlo e disegnarlo non è redditizio. Non mi lamento, constato solo. Non ho mai coltivato l’ambizione di vivere di fumetti. Se quella fosse stata la mia priorità, forse avrei trovato il modo di fare una tavola in due giorni e non in ventidue. Oppure avrei scritto il testo con un font già pronto e non a mano, scrivendo lettera per lettera. Sono consapevole che la più grande soddisfazione è godere del solo processo di sperimentazione con il disegno, le texture, gli accorgimenti tipografici, e pensare e raccontare le storie. Nel fumetto ho visto soprattutto la possibilità di una mia maturazione e del mio progresso in ambito artistico. Credo di concepire ancora così il fumetto. D’altra parte, il mio accostamento all’illustrazione è piuttosto razionale, tenendo presente che il lavoro dell’illustratore è limitato da molti fattori: dal tipo di testo che si va ad illustrare fino alle scadenze molto strette. Tuttavia, col tempo ho imparato a concepire questi due limiti come sfide, e l’esperienza maturata col fumetto mi aiuta molto a dare il massimo.
Cosa pensi dell’attuale scena del fumetto serbo?
A tratti mi sembra che sia brillante, splendente, è tutto un fermento di idee, novità, progetti, azioni… Questi tsunami sono molto più frequenti in occasione di alcuni festival o di alcune manifestazioni legate ai libri e ai fumetti (GRRR!, il Salone dei fumetti, la Fiera del libro…). Dopodiché come al solito cala il silenzio, l’interesse si smorza fino al nuovo “episodio”, quando un qualche evento riattiva lo spirito sopito del fumettaro. Ora, è un’ottima cosa che durante questi eventi ci sia sempre un qualche risultato, tanto che inizio a credere che questo sia il modo naturale di funzionamento di questa scena artistica.
Nel 2008 è stata pubblicata la tua prima e finora unica collezione di fumetti, sotto il titolo “Neobičan događaj sa namigivanjem i druge priče” [Un fatto insolito con l’ammiccamento e altre storie, ndt] (edito da Studentski kulturni centar di Novi Sad), libro che ha praticamente chiuso un periodo della tua carriera. Cosa dici, in che direzione potrebbe svolgersi il tuo lavoro futuro?
Quest’anno “festeggio” i primi dieci anni di fumetto e illustrazioni, ed è un’ottima occasione per fare una sorta di ricapitolazione. Mi sono accorta che quando prendo in esame i miei lavori li divido in un prima e un dopo “Neobičan događaj”. Quindi, hai proprio ragione, quel libro ha chiuso un periodo della mia vita, ora è tempo di andare oltre.
Ovviamente continuerò a fare fumetti. Alcune storie le ho in mente da mesi, e gli schizzi sono lì che aspettano nei miei quaderni speciali per le idee. Però, tutto mi fa pensare che ho già aperto un nuovo capitolo in cui l’illustrazione, e in particolare quella per i bambini, la farà da padrone.
Hai avuto qualche occasione di parlare con un bambino che ha visto le tue illustrazioni?
Una volta ho chiesto l’aiuto della figlia di tre anni di una mia amica. Avevo fatto un’illustrazione per un libro per bambini di quella età e non ero certa di essere sulla buona strada. Ho pregato la mia amica di lasciare che sua figlia guardasse da sola e che commentasse. È venuto fuori che la bambina non ha mai avuto problemi a capire la storia, addirittura, osservando le illustrazioni, ha iniziato a inventarne una sua. Credo che noi adulti sottovalutiamo troppo spesso i bambini, pensiamo che alcune cose non le possano capire solo perché sono bambini.