Treni in Romania: le ultime speranze, nel PNRR

Infrastruttura deficitaria, poca manutenzione. Le ferrovie romene sono messe male anche se la rete è tra le più lunghe d’Europa. Il PNRR locale invertirà la rotta?

06/06/2022, Mihaela Iordache -

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"Gara de Nord", Bucarest - © Vlad Ispas/Shutterstock

La Romania ha una delle più estese – e allo stesso tempo delle più obsolete – reti ferroviarie d’Europa. Con una lunghezza totale di  20.077 km si colloca al settimo posto nell’UE.

L’infrastruttura e le sue dotazioni necessitano però lavori di ammodernamento e manutenzione, urgenze che non appaiono però tra le priorità di Bucarest, visto che ormai i treni “raggiungono” una velocità media di appena 43 km/h.

Si tratta di una “velocità” che spesso la stampa romena mette a confronto con quella raggiunta durante il regime comunista, cioè prima dell’89, i treni allora, se pur deficitari, andavano comunque più veloce di oggi.

Per andare in treno dalla capitale Bucarest fino a Timișoara – ad esempio –  ci vogliono circa dieci ore. Le opzioni sono due: il treno dell’operatore ferroviario statale CFR che impiega 9 ore e 49 minuti oppure un treno privato che impiega 10 ore e 9 minuti. Differenza minima e pochi orari tra cui scegliere.

Secondo il giornale Adevarul che cita l’Agifer , agenzia statale che si occupa di indagare sugli incidenti ferroviari – nel periodo che va dal primo gennaio 2017 al primo luglio 2021 in Romania sono stati registrati 141 incidenti ferroviari. Per la grande maggioranza sono stati causati dallo stato dell’infrastruttura: su 141 incidenti ferroviari registrati solo 2 sono stati infatti causati dallo stato inadeguato dei treni. 

In cantiere

La velocità massima che può raggiungere un treno in Romania è tra i 140-160 km/h, ma solo su alcune porzioni di tratta che rappresentano in totale circa il 5% della rete ferroviaria. È il Tomis Express il treno a lunga percorrenza più rapido e percorre la linea Brasov – Costanza (sul Mar Nero) in 4 ore e 14 minuti con una velocità media di 92 km/h per un totale di 391 km.

Alcuni cantieri sono però aperti. Il ritmo lento con cui si procede non dà speranze per inaugurazioni durante l’estate ma per il 2023 le autorità hanno annunciato l’apertura di circa 153 km di rete ferroviaria modernizzata. Purtroppo ancora poca cosa rispetto all’estensione della rete.

Per quanto riguarda invece la cosiddetta alta velocità, inesistente ad oggi, il governo ha approvato un primo progetto che dovrebbe collegare entro il 2026 il porto di Costanza a Budapest via Bucarest e Sibiu. I lavori ammonterebbero a 17 miliardi di euro, finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con i fondi Ue.

Negli ultimi anni non sono quindi mancati i progetti – come quello finanziato grazie alla politica di coesione Ue che va a rafforzare i trasporti tra Romania e Ungheria – ma sono sempre limitati rispetto ai bisogni. Ora servirebbe cambiare marcia. Lo si afferma anche in uno studio della Fondazione Friedrich Ebert Stiftung pubblicato nel marzo 2021. Intitolato “PNRR  e le Ferrovie – un’occasione  storica per coprire il deficit  del trasporto sostenibile in Romania",  lo studio definisce prioritari l’ammodernamento, l’elettrificazione e la digitalizzazione di almeno 1000 km di infrastruttura ferroviaria extraurbana e urbana, nonché la connessione della rete ferroviaria per le merci alle strutture industriali dei principali esportatori romeni.

Un treno lungo la tratta Sibiu-Brasov - © Gerard-Jan/Shutterstock

A train on the Sibiu-Brasov route – © Gerard-Jan/ Shutterstock

Anche a livello governativo l’interesse sembra aumentato: l’ammodernamento della rete ferroviaria viene definito prioritario nel Piano nazionale sull’energia e il cambiamento climatico (2021-2030) con l’obiettivo di spostare il 30% del trasporto stradale di merci su distanze di oltre 300 km verso altri tipi di trasporto come quello ferroviario o navale. Mentre entro il 2050 la Romania dovrebbe riuscire a integrarsi nella rete europea dell’alta velocità. In ogni caso, secondo l’OCSE – citata dal quotidiano Adevarul – a livello europeo la Romania è tra i paesi che destinano meno risorse al comparto ferroviario, ampiamente superata anche da Croazia, Polonia o Ungheria.

Il futuro è a idrogeno?

Nel frattempo il governo di Bucarest ha approvato l’acquisto di 12 treni – da 160 posti ciascuno – ad idrogeno per un valore di circa un miliardo di euro. Anche questo progetto è finanziato dal PNRR. L’infrastruttura necessaria per il loro funzionamento non esiste ancora ma “è prevista nel progetto” ha assicurato il ministro dei Trasporti Sorin Grindeanu. Quando tutto sarà pronto i treni collegheranno la capitale con contee vicine come quelle di Arges o Dambovita. Soffocata dal traffico e dall’inquinamento, la capitale Bucarest aspetta invece il treno metropolitano. La conclusione dei lavori (non ancora iniziati) è prevista a tappe entro il 2026-2027.

Lo stato delle ferrovie romene di questi anni e gli infiniti tempi di percorrenza hanno spinto molti cittadini ad optare per le numerose compagnie private di pullman, comparse proprio come alternativa ai treni. Oppure hanno incoraggiato le persone a preferire l’autovettura privata. Anche per raggiungere numerose mete turistiche prive di un’infrastruttura ferroviaria funzionale che risponda ad almeno standard minimi. Non investire nella rete ferroviaria ha portato infatti a gravi conseguenze in molti settori dell’economia del paese.

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