Sulle tracce di Wojtyla
A dieci anni dalla storica visita di papa Wojtyla in Romania, il presidente romeno Traian Basescu ha invitato Benedetto XVI a seguirne le orme. A Roma, nella nuova sede del Vescovato romeno in Italia, Basescu ha poi annunciato di volersi candidare per un secondo mandato
La Romania attende che papa Benedetto XVI si rechi in visita nel paese l’anno prossimo. L’invito al pontefice è stato rivolto il 6 settembre scorso dal presidente romeno Traian Basescu, in occasione della sua visita ufficiale alla Santa Sede, ed ora attende una risposta. In Romania, però, forti polemiche sono esplose ancor prima dell’invito. Basescu, infatti, ha telefonato al patriarca ortodosso romeno per parlargli della visita in Vaticano e dell’intenzione di invitare il Papa in Romania solo qualche minuto prima di lasciare Bucarest alla volta di Roma.
Le redazioni dei mass media romeni sono state subito "bombardate" dal comunicato del patriarcato romeno, che sottolineava come un invito al papa per visitare la Romania è possibile a livello bilaterale tra i due stati, Romania e Vaticano, ma per un invito ufficiale da parte della patriarcato è necessario il nulla osta del Sinodo della Chiesa ortodossa romena, così come è avvenuto per la visita di Giovanni Paolo II nel maggio 1999, la prima visita di un papa in un paese a maggioranza ortodossa.
Il patriarca Daniel ha tenuto a precisare anche che nel 2009 si compiono dieci anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II, e che sarebbe perciò opportuno per l’occasione organizzare la ricorrenza dell’anniversario. L’idea è piaciuta a Basescu, che trovandosi a Castel Gandolfo, accolto benevolmente dal Santo Padre che gli ha regalato una medaglia pontificia, non ha perso tempo ad avanzare l’invito, ricordando la visita di papa Wojtyla.
Agli alti prelati ortodossi, ma anche cattolici, di Bucarest, le modalità affrettate dell’invito di Basescu, che non li ha coinvolti preventivamente, non sono piaciute, ma si sono trovati davanti al fatto compiuto, nell’ormai abituale "stile libero" del presidente Basescu, che comunque a Roma è stato accolto entusiasticamente dalla locale comunità ortodossa romena.
Fatto l’invito, non resta che attendere che anche la Chiesa ortodossa si muova secondo la tradizione (nel 1999 il presidente Constantinescu, il premier Radu Vasile e l’allora patriarca Teoctist avevano collaborato attivamente). E poi, naturalmente, la cosa più importante sarà la decisione di Benedetto XVI di visitare la Romania, dieci anni dopo la visita del suo predecessore che tanto amava parlare di dialogo ecumenico.
A proposito di dialogo ecumenico: l’anno scorso un documento interno della Congregazione per la dottrina della fede aveva definito le chiese ortodosse come chiese che "soffrono di una mancanza" e la Chiesa cattolica come "l’unica e vera chiesa di Cristo". Allora la Chiesa ortodossa romena, di tradizione romano-bizantina, la più grande dopo quella russa in base al numero di fedeli (su 22 milioni di romeni oltre l’80% si dichiara ortodosso), ha mostrato la sua preoccupazione per il dialogo internazionale tra ortodossia e cattolicesimo.
La Chiesa ortodossa romena resta senza dubbio per la Chiesa cattolica un partner utile e importante con cui dialogare. I romeni vanno a pregare anche nelle chiese cattoliche, mentre la Santa Sede e la Chiesa cattolica hanno messo a disposizione della comunità romena in Italia alcuni luoghi di culto.
Basescu ha ringraziato il papa per l’appoggio dato alle parrocchie romene (ortodosse, cattoliche, greco-cattoliche) che sono ospitate dalle autorità della Santa Sede e della Chiesa romano-cattolica. Le autorità romene hanno anche ringraziato il Vaticano per il modo generoso ed equilibrato dimostrato nell’affrontare le problematiche della circolazione delle persone e per le posizioni prese sul rispetto dei diritti dei cittadini romeni in Italia.
Dal canto suo, la Santa sede ha rilasciato un comunicato stampa definendo "cordiali" i colloqui, che hanno permesso di soffermarsi sulla situazione in Romania, con particolare riferimento alla sua adesione all’Unione Europea, facendo cenno, in tale contesto, ai temi dell’identità storica, culturale e spirituale del continente europeo e rilevando l’affinità di posizioni tra Santa Sede e Romania in vari ambiti internazionali.
Nell’udienza privata di Basescu dal papa e poi nell’incontro con il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, sono state affrontate alcune questioni legate alle relazioni tra la Chiesa Cattolica e lo Stato romeno, nonché ai rapporti con la Chiesa ortodossa, "auspicando che la crescita della comprensione e della collaborazione reciproche contribuisca al bene di tutti gli abitanti del Paese e al loro progresso spirituale e materiale".
Alcune questioni però restano in sospeso: quella che riguarda la cattedrale cattolica San Giuseppe di Bucarest, oppure la restituzione integrale dei beni appartenuti alla chiesa greco-cattolica.
Dopo aver incontrato il presidente italiano Giorgio Napolitano, il Papa Benedetto XVI e il principe Frà Matthew Festing, gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, nel terzo e l’ultimo giorno della sua visita in Italia, il presidente romeno Traian Basescu ha partecipato ad una liturgia nella nuova sede del Vescovato ortodosso-romeno in Italia, costituito l’anno scorso.
Il presidente ha posato volentieri per fotografie con i cittadini romeni e nel suo discorso, interrotto spesso dagli applausi dei quasi mille fedeli ortodossi presenti, ha tenuto a precisare che la sua presenza in quel luogo non era casuale.
La nuova sede del Vescovato ortodosso romeno in Italia è stata appena acquistata dalla Chiesa ortodossa insieme allo Stato romeno: 2,6 ettari di terreno in via Ardeatina a Roma che rappresentano la prima proprietà in Italia della Chiesa ortodossa romena. In questo senso, il capo dello stato romeno ha tenuto a sottolineare "qui non siamo ospiti, siamo a casa nostra".
Poi ha parlato del suo incontro con il Santo Padre e ha aggiunto che in Vaticano c’è una grande apertura per i romeni. Ha ricordato il contributo dei romeni in Italia allo sviluppo dell’economia italiana (circa l’1% del PIL), ma ha ringraziato anche per le rimesse inviate in patria, che aiutano la Romania a non indebitarsi. Ha poi detto ai romeni che vivono in Italia che nessuno li può giudicare in base ad alcuni incidenti a cui è stato dato eccessivo risalto dalla stampa.
Visto che l’economia romena corre (una crescita del 8,8%), secondo il presidente romeno nel giro di 3-4 anni gli stipendi in Romania saranno molto vicini a quelli italiani, e quindi i romeni devono tornare a casa, dove c’è una grande richiesta di forza di lavoro.
Infine, Basescu ha rivelato le sue intenzioni politiche, dicendo di aspettare in patria gli emigrati nel suo secondo mandato, svelando così che l’anno prossimo intende candidarsi di nuovo. Questa dichiarazione ha scatenato subito le critiche di chi lo accusa di avere già iniziato nei fatti la sua campagna elettorale.
A ottobre ad arrivare in visita a Roma sarà invece il primo ministro liberale Calin Popescu Tariceanu, per una riunione congiunta col governo italiano. In Romania le elezioni politiche si terranno a fine novembre e anche i romeni all’estero avranno diritto al voto. Intanto da Bruxelles arrivano notizie secondo le quali l’Italia sarebbe disposta a introdurre le modifiche necessarie per ottenere l’approvazione di Bruxelles ai tre decreti legislativi sull’immigrazione.
Tra queste ci sarebbe anche l’eliminazione dell’automaticità per le espulsioni dei cittadini UE che non si siano registrati entro tre mesi e dei limiti minimi di reddito richiesti per poter avere la residenza in un paese UE. Disposizioni considerate da Bucarest (e ora, sembra, anche da Bruxelles) lesive del diritto alla libera circolazione delle persone all’interno dell’UE.
La loro eliminazione soddisferebbe le autorità romene, specie in periodo di campagna elettorale, così come la loro introduzione fece discutere non poco nella scorsa campagna elettorale italiana, quando molti partiti puntarono proprio sul tema della massiccia presenza dei romeni in Italia.