Romania: l’ingegnere-artigiano delle auto elettriche

Porsche e Defender trasformate in veicoli elettrici. È la scommessa folle e riuscita di Marc Areny, un ingegnere francese con la passione per l’innovazione, che da dieci anni vive in Romania. Reportage dalla sua officina di Piteşti, a fianco degli stabilimenti Dacia Renault

10/01/2023, Benjamin Ribout -

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Il Buggy della EV Romania - © Benjamin Ribout/CdB

(Originariamente pubblicato da Courrier des Balkans )

È in un’ex caserma dei pompieri alla periferia di Piteşti che Marc Areny ha creato la sua azienda: EV Romania, fondata nel 2017. In questa città di 150.000 abitanti, vicino a Bucarest, l’ingegnere originario di Perpignan sta cavalcando l’onda elettrica convertendo veicoli tradizionali in modo artigianale. Negli uffici spaziosi e confortevoli di EV Romania si sente ancora l’atmosfera dei pionieristici primi giorni.

Un altro francese, Paul Baquet, è entrato a farne parte nel 2019: era il quarto dipendente allora, tre anni dopo l’azienda ne ha 20. Paul ha lasciato tutto in Francia per raggiungere Marc. Nei suoi scatoloni del trasloco anche una stampante 3D che proprio ora viene utilizzata per "stampare i condotti dell’aria per una batteria Volkswagen ID3, inserita in un supporto di Nissan LEAF per finire in un e-NV200, il minibus elettrico Nissan", spiega tutto d’un fiato.

Accanto ai dipendenti dietro ai loro computer in un ambiente di start-up, vi sono motori, batterie e varie altri componenti. Paul è al timone. È venuto qui per sviluppare nuove soluzioni tecnologiche. "Spesso si tratta di sistemi di cui non abbiamo documentazione, siamo dei pionieri", spiega entusiasta. Sta facendo funzionare un grande motore Tesla X, collegato a molti fili e cavi. "Il tutto andrà a finire in una Porsche e poi in altri veicoli”.

Marc Areny - © Benjamin Ribout/CdB

Marc Areny – © Benjamin Ribout/CdB

Lo spirito “Do it yourself” caratterizza ancora l’anima dell’azienda. Avrebbe potuto essere in qualsiasi campo, ma Marc Areny voleva creare "cose uniche che non esistono". Gusto per la sfida e la tecnologia, e fiuto: l’ingegnere ha colto rapidamente il potenziale dei veicoli elettrici e della Romania, un paese in cui l’omologazione dei veicoli è molto meno complicata rispetto all’Europa occidentale. Oggi Marc può "vendere un sogno" ai propri clienti. "Spesso si tratta di persone che vogliono distinguersi e che possono permettersi un’auto elettrica di lusso e che vogliono qualcosa di unico", spiega. Certo, il prezzo è alto, ma per questi ricchi appassionati l’importante è altro.

Marc fa lo slalom tra le auto sul pavimento di cemento della vecchia caserma. Accanto ad una mitica Porsche 964, ci mostra un Buggy, anch’esso convertito all’alimentazione elettrica. È stato realizzato per il Rally Aïcha des Gazelles in Marocco nel 2017. "Abbiamo realizzato una conversione in 15 giorni, un record per noi. Il veicolo non gareggiava, era lì per effettuare test e convalidare l’implementazione della nuova categoria E-Gazelles nel rally", ricorda Marc, con gli occhi che brillano al solo ricordo delle gite sulle dune del deserto marocchino. Oggi, tre professori universitari della piccola città di Petroşani, a diverse centinaia di chilometri da Piteşti, sono venuti a prelevare il Buggy per mostrarlo ai loro studenti. Il veicolo viene utilizzato spesso per promuovere l’elettrico. I tre guardano Paul mentre lo prova fuori dalla caserma dei pompieri. Non riescono a credere a quanto sia più reattivo di un motore a combustione. Il Buggy parte con il botto: uno scatto da velocista.

Un altro modello in fase di conversione è un Defender 4×4, sul quale i meccanici dell’azienda hanno montato un motore Tesla. Anche in questo caso, secondo Marc, si tratta di un modello molto più efficiente dell’originale. I clienti – in Kenya – potranno "accompagnare i turisti nei loro safari fotografici con un Defender elettrico", spiega Marc.

Veicoli eccezionali

All’inizio della sua avventura imprenditoriale, Marc ha avuto l’idea di convertire l’auto rumena della gente comune, la Dacia Logan, in un’auto elettrica. Il potenziale c’è, pensava all’epoca, "soprattutto perché tutti i tassisti rumeni guidano una Logan". Il problema era che, oltre al kit di conversione piuttosto costoso, anche la messa in strada con tutte le omologazioni era molto costosa e non accessibile al portafoglio di tutti. Marc si è presto reso conto che la produzione di massa è una questione completamente diversa, soprattutto perché ha un serio concorrente nelle vicinanze: Dacia Renault, il cui stabilimento di Mioveni, a circa dieci chilometri da EV Romania, produce un proprio modello elettrico, la Dacia Spring, a meno di 20.000 euro.

Marc si è allora concentrato su "modelli eccezionali". Tuttavia, ha messo anche le mani su una Dacia Logan, che ha convertito per 16.000 euro, oltre all’acquisto di 5.000 euro: è ancora questo il veicolo dell’azienda e dei suoi dipendenti, "per promuovere l’approccio", spiega.

Questa filosofia di "modello eccezionale" si adatta meglio al taglio artigianale del progetto. "Tra il momento in cui un’auto arriva qui con il suo motore o solo sotto forma di telaio e il momento in cui esce, può passare un anno", racconta Marc, per il quale "produrre dieci modelli all’anno è già molto". Poiché non si tratta di una produzione di massa, i team sono costantemente a caccia di parti, motori e componenti. "Qui passa quasi tutto ciò che è disponibile sul mercato, i nostri componenti provengono da tutto il mondo, soprattutto da paesi in cui il mercato elettrico è molto sviluppato", spiega. Questo permette di riutilizzare ciò che prima finiva direttamente nella spazzatura. Questa tendenza alla conversione tramite recupero è iniziata, non a caso, negli Stati Uniti, dove "non ci sono regole che impediscano di mettere qualsiasi motore su qualsiasi auto", spiega Paul Baquet. Anche in Romania, a quanto pare, c’è più libertà. "È vero, nulla vieta di mettere un motore Tesla su una Smart, purché si rispettino potenza e massa. Molti dei clienti di EV Romania utilizzano i loro veicoli, a volte in modo sfrenato, su circuiti privati o fuoristrada, il che non impedisce all’azienda di realizzare anche kit per l’omologazione stradale, con motori certificati, anche se questo rimane costoso – per il momento”.

Non solo auto

In questa avventura, dove il piacere è fondamentale, le batterie giocano un ruolo centrale. "È addirittura la nostra specialità", dice Marc. Anche qui il mercato dell’usato è in piena espansione e Marc ha avuto buon fiuto. E l’ingegnere, le batterie, non si limita a metterle sulle sue auto. Ci porta orgoglioso nella sua "cantina un po’ speciale". Un sacco di apparecchi, connessioni e fili tra cui districarsi. Marc utilizza pacchi batteria per immagazzinare energia ed essere completamente autonomo. 

"Alimentano la mia officina, il riscaldamento e servono da ricarica anche per le mie auto. In casa tutto funziona a energia solare. Qui, vedete, tutto funziona a pieno regime: produciamo la nostra energia e immagazziniamo il surplus", spiega. Marc stima che la bolletta elettrica della sua azienda sarebbe di 2.000 euro al mese senza i pannelli solari. Questo impianto dal valore di circa 70.000 euro dovrebbe quindi ripagarsi in circa cinque anni. Come bonus aggiuntivo, egli garantisce a queste batterie una seconda vita: "invece di essere triturate, cosa che di per sé consuma energia". L’ingegnere stima invece di poter triplicare la loro durata di vita.

In questi tempi di problemi energetici, è sempre più chiamato a sviluppare questo tipo di sistema, che funziona sulla base di batterie al litio di seconda mano, che costano il 50% in meno. "Quando tre anni fa ho partecipato a un evento a Bucarest con il nostro Buggy e ho mostrato il nostro pacco batterie, all’epoca nessuno ha capito. Oggi tutti ne vogliono uno", dice ridendo.

Birra sempre fresca

Ritorno al primo piano: su un grande schermo, Marc mostra i clienti di tutta Europa che hanno già acquistato la sua soluzione. "C’è un allevamento di maiali selvatici in Francia, una stazione di ricarica per auto elettriche in Belgio e un allevamento sul Mar Nero. È possibile vedere ciò che ognuno consuma direttamente, immagazzina, vende alla rete o utilizza per qualsiasi altro scopo. "Ce n’è persino uno che utilizza l’energia prodotta per estrarre bitcoin", spiega Marc, che vede un immenso potenziale per l’accumulo di energia industriale e semi-industriale, in particolare per gli hotel o l’industria tessile, le cave di sabbia o altre aziende che rilavorano materiali e utilizzano frantoi e pompe elettriche.

Altri clienti sono il settore residenziale e le persone che sono distanti dalla rete elettrica tradizionale o che semplicemente vogliono consumare solo la propria produzione per non dipendere da nessuno. Una tendenza presente un po’ ovunque. Marc ha venduto a un amico rumeno il suo primo pacco batteria dotato di pannelli solari, montato su un rimorchio mobile. Cinque anni dopo, la roulotte si trova ancora a una decina di chilometri da Pitesti, sulle rive dei laghi di pesca di Levi. Marc ci porta lì in una Logan elettrica. A torso nudo, Levi – musicista nella vita – sta falciando con un vicino che è venuto a dargli una mano con il suo carro e il suo cavallo.

"Questo è il miracolo", ci dice Levi fin da subito, mostrandoci il rimorchio, il primo prototipo di Marc, che funziona ancora a pieno ritmo. Tra gli amplificatori della sua chitarra, i congelatori, il frigo della birra, la lavastoviglie, la pompa dell’acqua per il pozzo, l’illuminazione esterna intorno ai laghi, Levi consuma molta energia. Ma non voleva dipendere dalla rete elettrica. "Sono dei veri truffatori", dice, indicando i tralicci che attraversano la sua terra. "Sono ladri che passano davanti a casa mia e non hanno mai voluto darmi nulla. Al contrario, volevano che li pagassi”. Essere autonomi, per lui, significa non dovere nulla a nessuno e tanto meno alla "mafia al potere". In un momento in cui le bollette elettriche sono in aumento, è stata "una scelta ovvia". L’installazione costa 10.000 euro, ma per lui per questa indipendenza ne  valeva la pena. Esiste anche una versione più economica per case più piccole, per 4.000 euro.

Per Marc, questo tipo di soluzione ha anche il vantaggio di essere facile da gestire. "Per i rumeni il risparmio è importante", afferma. A chi pensa che queste batterie si degradino, Marc risponde che dopo 6 anni di utilizzo, la batteria di Levi ha avuto un degrado di appena lo 0,5%.

Sempre più interesse

Sulla via del ritorno verso la caserma dei pompieri il telefono squilla in continuazione. Rumeni, stranieri, tutti chiedono delle conversioni di Marc, che è anche un consulente in materia. "Per le persone che sono affezionate al proprio veicolo, ad esempio un Maggiolino, ha senso poterlo convertire, perché c’è un legame sentimentale che entra in gioco", spiega l’ingegnere. In alcuni paesi, tuttavia, tra qualche anno sarà vietata la circolazione di alcuni veicoli a combustione. Altri vogliono dettagli sui pannelli. "Le persone qui sono davvero curiose e aperte alla tecnologia", afferma Marc.

Sebbene nulla lo abbia spinto a venire in Romania, oggi è profondamente legato alla sua regione d’adozione. Si sta divertendo molto a Piteşti e continua a pensare in grande. Il suo ultimo capriccio: realizzare un grande rimorchio per l’accumulo di energia da 150 kWh, sempre dotato di pannelli solari e batterie da utilizzare per grandi eventi, come un festival, dove è complicato usare dei generatori. "Ok, i materiali vanno comunque messi, ma almeno non consumiamo carburante e il bilancio energetico è più interessante. E questa è anche la direzione della domanda. A poco a poco ci stiamo orientando verso l’elettrico, mi sto adattando". Il prototipo è già in fase di assemblaggio nel cantiere, accanto a un’imbarcazione che veniva usata per portare i turisti in giro per il Delta del Danubio. Ebbene, anch’essa diventerà elettrica.

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