Per i cani della Romania

Per cercare di dare risposta alla tragica emergenza che coinvolge i cani randagi in Romania, nasce nel 2005 l’Onlus Save the Dogs che fino ad oggi ha sterilizzato oltre 13000 cani. Intervista con Sara Turetta, presidente dell’associazione

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(Daneena / Flickr)

Save the dogs (STD): salvare i cani (ma anche altri animali come asini e cavalli) e con questo salvare una parte della nostra umanità, educando alla responsabilità verso gli altri viventi. È la missione coraggiosa, in un paese difficile, portata avanti da un’associazione italiana, con sede a Milano e progetti in Romania. “STD nasce per dare una risposta alla tragica emergenza che coinvolge i cani randagi in Romania, un Paese dove sappiamo bene, purtroppo, essere pesante anche la situazione sociale. Diverse associazioni italiane seguono progetti di cooperazione umanitaria, noi ci dedichiamo agli animali” spiega Sara Turetta, fondatrice di STD e oggi sua presidente e anima. Sara Turetta, con una laurea in comunicazione sociale e anni di volontariato umanitario prima e nei canili in Italia poi, nel 2002 ha lasciato il suo lavoro in una famosa agenzia pubblicitaria a Milano e si è trasferita in Romania. Ha avviato – molto faticosamente, come dice lei – il progetto. Nel 2005 è rientrata in Italia per dare vita ad un’associazione (Save the dogs, appunto), per finanziare e promuovere le attività sul territorio romeno.

Oggi Sara Turetta si divide tra Milano e la vita in Romania, dove l’associazione gestisce due canili e un rifugio per asini e cavalli, opera con una clinica veterinaria mobile e sterilizza migliaia di cani, unica prevenzione possibile del randagismo accanto alla cultura della proprietà responsabile.

Come nasce questa situazione particolarmente tragica con il randagismo?

Dov’ero? Ah sì , al fatto che noi

cani romeni siamo vittime

del comunismo. E temo che

 siamo parimenti vittime

dell’era post-rivoluzionaria

"Intervista al cane più vecchio di Bucarest"

da La gatta di Varsavia di Slavenka Drakulić

Negli anni 80 la dittatura di Ceauşescu impose il trasferimento coatto a migliaia di persone dalle campagne alle città e alle industrie. Il risultato fu anche l’abbandono forzato dei cani da guardia e da compagnia. Oggi ci sono centinaia di migliaia di animali randagi (si stima 2 milioni nel paese), che vengono sterminati ogni anno dalle autorità, nell’indifferenza generale e spesso con metodi cruenti. La cultura indotta da 50 anni di dittatura era quella di una totale deresponsabilizzazione dei cittadini. Il potere diceva ci penso io, ma naturalmente, considerato che non pensava affatto ai bambini abbandonati negli orfanotrofi (questo è noto), men che meno pensava ai cani randagi. Oggi è diffusa una scarsa sensibilità verso gli animali.

Che obiettivi vi ponete?

Di arginare l’emergenza, sterilizzando e vaccinando i cani e poi rilasciandoli. Questa è una strategia considerata efficace dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità. Molti cani vengono raccolti da noi e ospitati nei nostri due canili (nelle città di Cernavoda e di Medgidia). Centinaia di questi cani ogni anno sono portati in adozione all’estero. Lavoriamo poi sul piano culturale, per diffondere il rispetto degli animali tra i cittadini e nelle amministrazioni. Non aiuta il fatto che ancora oggi nella legislazione europea non esista nulla di specifico per gli animali da compagnia. I diritti degli animali sono riconosciuti nella Convenzione di Strasburgo, che la Romania ha sottoscritto nel 2004. Senza effetti pratici, per ora.

Come lavorate?

Oggi lavorano con noi 35 persone in Romania. Abbiamo un direttore rumeno, che viene dal mondo delle ong, dove ha lavorato per 15 anni. In Romania le onlus sono giovanissime, c’è poca esperienza. Grazie al nostro progetto per esempio i nostri veterinari possono esercitare la loro professione ad un elevato livello nel loro Paese.

Che relazione esiste tra lo sforzo per migliorare le condizioni sociali dei cittadini rumeni e quello verso gli animali?

Pensiamo che contrastare un comportamento negativo sugli animali combatta anche una mentalità generale di deresponsabilizzazione. Vedo il nostro lavoro legato al lavoro di centinaia di associazioni umanitarie, in un Paese socialmente e moralmente devastato. Noi facciamo un altro pezzettino, importante anch’esso. Poi si consideri che ci sostituiamo allo Stato sul piano della salute pubblica, ad esempio con le vaccinazioni contro la rabbia e altre zoonosi, che facciamo a nostre spese. Aiutiamo le famiglie povere che hanno animali da lavoro (come gli asini) o da compagnia o che si prendono cura degli animali randagi, offrendo cure veterinarie gratuite o cibo per i loro animali.

I numeri di STD in Romania: due canili, un rifugio per asini e cavalli, oltre 560 cani adottati nel 2010, oltre 13000 cani sterilizzati, 35 collaboratori locali, una clinica mobile in azione sul territorio. L’associazione sta raccogliendo fondi per costruire un nuovo canile per 400 cani, a Cernavoda, al riparo dalle alluvioni che in passato hanno minacciato la vita dei cani e le strutture esistenti.

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