Romania |  | Media

Dalla Romania a Bruxelles, la lunga marcia di Oana Lungescu

Donna, giornalista della BBC, e presto anche nuova portavoce della Nato. La carriera di Oana Lungescu è stata tutta in salita. In gioventù ha vissuto il regime comunista rumeno e, come migliaia di suoi concittadini, è stata spiata e controllata dalla Securitate

15/11/2010, Mihaela Iordache -

Dalla-Romania-a-Bruxelles-la-lunga-marcia-di-Oana-Lungescu

Una foto di quanto Oana Lungescu era studentessa a Bucarest

A breve il nuovo portavoce della Nato sarà una giornalista rumena. Il suo nome è Oana Lungescu e sostituirà il canadese James Appathurai, anche lui un ex giornalista. A dare ufficialmente la notizia è stato il segretario generale dell’Alleanza Nord Atlantica, Anders Fogh Rasmussen , che il mese scorso, in una conferenza stampa a Bruxelles, ha dichiarato: “Ho il piacere di annunciare che Oana Lungescu ha accettato la mia offerta di diventare il nuovo portavoce della Nato”. Corrispondente BBC per gli Affari Europei, la giornalista Oana Lungescu, nata in Romania, aveva già familiarità con gli ambienti di Bruxelles. Infatti, a partire dal 1997, si era interessata ad argomenti quali l’allargamento della Nato e dell’UE, ed aveva realizzato servizi sulla caduta del comunismo e sulla transizione della Romania da un sistema totalitario verso la democrazia. Oltre al romeno parla correttamente inglese, francese, tedesco.

La stampa romena, che aveva anticipato di una settimana l’annuncio di Rasmussen, ricorda che per circa venticinque anni, la futura portavoce della Nato, è stata giornalista della BBC coprendo le cariche di redattore, caporedattore e vicedirettore dalla sezione romena della testata pubblica britannica. Ha lasciato la Romania nel 1985 durante il regime di Ceausescu, in seguito alle persecuzioni della polizia politica, la famigerata Securitate.

Nel 2009 in un articolo pubblicato sul quotidiano britannico “The Independent” Oana raccontò le sensazioni vissute quando lesse per la prima volta il suo dossier redatto dalla Securitate. Recatasi in Romania per realizzare un documentario sull’eredità della famigerata polizia politica di Ceausescu, a venti anni dalla caduta del regime, venne a sapere che lei stessa aveva un dossier, custodito negli archivi del CNSAS (il Consiglio Nazionale per lo Studio degli Archivi della Securitate) a Popesti-Leordeni, nei pressi della capitale Bucarest. Nel periodo 2005-2006 il CNSAS aveva ricevuto solo una parte degli archivi, circa due milioni di dossier di investigazioni. Chilometri e chilometri di vite archiviate, tra cui anche quella dell’inviata Lungescu, in cerca della verità sui romeni perseguitati e pedinati dagli agenti segreti.

Per il suo servizio, l’inviata della BBC World Service raccolse anche un’intervista a Germina Nagat del CNSAS che le raccontò di incontrare, giorno dopo giorno, testimonianze secondo le quali migliaia di bambini (a partire dall’età di dieci anni) furono trasformati in informatori della Securitate. Bambini “costretti a dare informazioni sui loro genitori, sui loro parenti, su quello che facevano o intendevano fare le loro famiglie, sui professori e sulle lezioni che tenevano a scuola”. In Romania vi erano circa 700.000 informatori su 22 milioni di abitanti.

In quell’articolo per “The Independent” Oana Lungescu ricorda che nel 1983, quando era studentessa, era stata invitata ad un colloquio per un posto da interprete in un’agenzia turistica. Ad intervistarla, però, non era stato un agente turistico ma un agente della Securitate. Questo la Lungescu l’ha saputo solo dopo aver letto il suo dossier. Un dossier nel quale viene riportato che Oana Lungescu non aveva accettato l’offerta di diventare collaboratrice della polizia politica. Aveva respinto l’invito e tutti gli altri privilegi quali, ad esempio, un passaporto per poter viaggiare all’estero o le medicine anticancro per il padre malato.

"Sono cresciuta sapendo che solo un pacco di sigarette Kent oppure un set di saponi Lux ti potevano aiutare ad installarti in casa una linea telefonica in qualche settimana – raccontava dal sito della BBC – e la Securitate poteva fornire queste cose solo in cambio di una collaborazione".

Come studentessa di inglese e spagnolo frequentava la biblioteca del Consiglio Britannico a Bucarest e, grazie al suo lavoro occasionale come traduttrice ed interprete, aveva molti amici britannici. Ma questa libertà di frequentare stranieri le è costata caro. Non aveva infatti informato la polizia dei suoi legami, così come previsto dalla legge. La situazione si era complicata ancora di più dopo che la madre era rimasta in Germania con un visto turistico. “Leggendo il mio dossier ho trovato informazioni dettagliate sulle mie visite al Consiglio Britannico, dettagli sugli orari, sulle persone che mi accompagnavano, e sulle targhe delle macchine usate”. Un impiegato della biblioteca aveva l’ordine di verificare se parlava con altre persone pedinate. Lungescu racconta inoltre che c’è un rapporto scritto a mano sulla partenza di sua madre. Non mancavano nemmeno i dettagli sul suo ragazzo di 23 anni, sospettato di “attività di spionaggio”.

Nel 1983 un altro rapporto, stavolta scritto a macchina, descrive come si era rifiutata di firmare una carta che l’obbligava ad essere informatrice e dimostra come sia stata sotto osservazione costante: la corrispondenza le veniva confiscata e il telefono era intercettato. Le avevano assegnato anche un nome in codice: Lorena. Per “Lorena” finirà tutto nel dicembre del 1985, quando le venne permesso di raggiungere la madre all’estero. Poi ha cominciato a lavorare per la sezione romena della BBC a Londra. Un “buon motivo” per un’altra direzione della Securitate di continuare a pedinarla e monitorarla. Stavolta all’estero.

A partire dal primo dicembre (anche in coincidenza con la festa nazionale della Romania) la giornalista romena della BBC diventerà la portavoce della Nato. È la prima volta, nei 61 anni di vita dell’alleanza militare, che una donna copre tale incarico. A ciò bisogna aggiungere l’origine rumena, un paese che è stato membro dell’ex Patto di Varsavia, sottolinea il quotidiano romeno Adevarul. Anche la sua vice è una donna, un’ex-giornalista – Carmen Romero – che in precedenza aveva lavorato per l’agenzia spagnola EFE. Mentre James Appathurai potrebbe essere nominato capo dell’ufficio informazione della Nato in Russia, scrive RIA Novosti.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta