Nagorno Karabakh: crimini di guerra

Sempre più spesso emergono indizi che fanno pensare a crimini di guerra in Nagorno Karabakh. Recentemente un video – ritenuto da più fonti corrispondente al vero – ritrae la terribile esecuzione di due prigionieri armeni da parte delle forze azere. Intanto continuano, da entrambe le parti, i bombardamenti sui civili

20/10/2020, Robin Fabbro -

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Un fotogramma del video che ritrae i due prigionieri armeni poco prima della loro esecuzione

(Pubblicato originariamente da OC Media il 16 ottobre 2020)

Vi è un video che sta circolando sul web che sembrerebbe dimostrare l’uccisione di due prigionieri da parte delle forze azere. È l’ennesima documentazione di probabili crimini di guerra commessi durante i combattimenti in Nagorno Karabakh.

Nel video vengono uccisi due uomini, legati e avvolti nella bandiera del Nagorno Karabakh.

Secondo un’indagine di Bellingcat , il video è apparso per la prima volta su canali Telegram azerbaijani insieme ad un secondo video che sembra mostrare il momento in cui i due uomini vengono catturati.

Bellingcat ha concluso che i video sono probabilmente autentici e li ha geolocalizzati in una piazza della città di Hadrut, al centro di alcuni dei combattimenti più intensi degli ultimi giorni.

Bellingcat ha anche ipotizzato, sulla base delle uniformi e degli equipaggiamenti indossati dai soldati azeri, che gli esecutori fossero membri delle forze speciali.

Il ricercatore di Bellingcat ha anche sottolineato che gli uomini catturati erano probabilmente combattenti armeni.

Anche il Digital Forensic Research Lab (DFRLab) dell’Atlantic Council (un think tank con sede a Washington, ndr) ha verificato che il video è stato ripreso nella stessa piazza di Hadrut.

"I video erano di qualità troppo bassa per identificare in maniera certa le persone ritratte, ma l’equipaggiamento indossato dagli uomini era coerente con ciò che ci si aspetterebbe dai soldati di entrambe le parti", hanno scritto.

La procura armena ha negato che gli uomini nel video fossero combattenti. Li hanno identificati come B.H. di 73 anni. e Y.A. di 25, entrambi provenienti dalla regione di Hadrut.

Il portavoce della procura, Gor Abrahamyan, ha dichiarato di aver aperto un’indagine.

I funzionari azeri hanno affermato che i video sono falsi. La procura dell’Azerbaijan ha avviato un’indagine sull’incidente, ma ha affermato che "secondo le indicazioni iniziali, ci sono ragionevoli dubbi che portano a credere che questi video sono falsi".

Secondo l’Ufficio del difensore civico per i diritti umani del Nagorno Karabakh, in un precedente incidente il 10 ottobre, le forze azere hanno ucciso quattro civili ad Hadrut, tra cui un uomo con disabilità e sua madre. Hanno detto che sono sei i civili uccisi finora ad Hadrut nei combattimenti.

Entrambe le parti in conflitto non hanno rilasciato nessuna informazione sui prigionieri di guerra detenuti.

Bombardamenti sui civili

Da quando è scoppiata la guerra il 27 settembre scorso, entrambe le parti si sono accusate vicendevolmente di aver deliberatamente preso di mira centri abitati e infrastrutture civili.

Finora sono stati uccisi ottantuno civili, 47 in Azerbaijan e 34 dalla parte armena. Altre centinaia di persone sono state ferite.

In uno degli incidenti più gravi, l’11 ottobre scorso, un attacco con i missili su Ganja, la seconda città più grande dell’Azerbaijan, ha raso al suolo un condominio uccidendo 10 persone e ferendone 35.

Sono stati colpiti dall’artiglieria anche città e villaggi in tutto il Nagorno Karabakh. La capitale Stepanakert è stata la più gravemente colpita, sotto bombardamenti quasi quotidiani da quando sono scoppiati i combattimenti.

In una dichiarazione del 5 ottobre, Amnesty International ha confermato l’uso di bombe a grappolo su Stepanakert.

Le bombe a grappolo disperdono un numero di bombe più piccole su un’area molto vasta. Sono conosciute per avere un alto tasso di fallimento, il che significa che le bombe inesplose possono rimanere attive uccidendo civili per anni dopo il loro utilizzo.

"Gli esperti dell’unità Crisis Response di Amnesty International sono stati in grado di verificare che alcuni filmati realizzati nelle aree residenziali di Stepanakert mostrano munizioni a grappolo M095 DPICM di fabbricazione israeliana che sembrano essere state sparate dalle forze azere", ha affermato Denis Krivosheev, responsabile ad interim di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale.

"L’utilizzo di bombe a grappolo è vietato in qualsiasi circostanza dal diritto internazionale umanitario, quindi il loro uso per attaccare aree civili è particolarmente pericoloso e porterà solo a ulteriori morti e feriti", ha aggiunto.

L’uso di munizioni a grappolo è proibito dalla Convenzione internazionale sulle munizioni a grappolo. La convenzione è stata firmata da 110 paesi, ma non da Armenia e Azerbaijan.

Dossier

Il 27 settembre 2020 si è aperto un nuovo, grave e violento capitolo del conflitto tra Armenia ed Azerbaijan sul Nagorno Karabakh, con centinaia tra morti e feriti. Un conflitto che in trent’anni non è mai stato risolto.

La guerra ebbe inizio nel 1988, con rivendicazioni irredentiste nella regione azera del Nagorno Karabakh, la cui popolazione era costituita per i 3/4 da armeni. La situazione nel 1991 sfociò in una guerra tra l’ormai indipendente Azerbaijan e l’Armenia. 

La guerra aperta si concluse con gli accordi per il cessate il fuoco firmati a Bishkek (Kirgizistan) nel 1994, da quel momento il territorio rimase sotto l’occupazione militare dell’Armenia.

Nell’aprile del 2016 vi fu una recrudescenza con la "Guerra dei quattro giorni" che si è conclusa con una tregua tra le parti in conflitto: Nagorno Karabakh e Armenia da una parte e Azerbaijan dall’altra. Un cessate il fuoco formale che non ha però mai fermato gli scontri sulla linea del fuoco, dove militari e i civili vengono regolarmente uccisi. Le parti in conflitto continuano ad accusarsi a vicenda di violare il cessate il fuoco. 

Nell’ambito del Gruppo di Minsk dell’OSCE (con tre co-presidenti: USA, Francia e Russia), non si sono mai raggiunti progressi concreti verso la risoluzione del conflitto. OBC Transeuropea segue le tragiche vicende di quest’area del Caucaso da 15 anni. Un nostro dossier

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