Unicef Montenegro: la pandemia è una crisi dei diritti dei bambini

Difficoltà nell’accesso all’educazione online, aumento delle differenze tra famiglie ricche e povere, diminuzione delle attività all’aperto e maggior rischio di violenza domestica. In Montenegro la situazione è seria. Ne abbiamo parlato con Juan Santander, direttore di UNICEF Montenegro

26/11/2021, Giovanni Vale -

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© Volurol/Shutterstock

Mentre la pandemia continua, in molti paesi vengono pubblicate ricerche per valutare l’impatto degli ultimi mesi sulla popolazione e in particolare sui bambini. Qual è la situazione in Montenegro? Come hanno influito la crisi sanitaria e il lockdown sui minori?

La pandemia non è solo una crisi sanitaria, ma anche una crisi dei diritti dei bambini. Ha aumentato la povertà dei bambini e diminuito la qualità dell’istruzione, della salute, dell’infanzia e dei servizi di protezione sociale. I più colpiti sono i più vulnerabili.

Secondo le Valutazioni rapide dell’impatto sociale dell’epidemia di Covid-19 (UN Rapid Social Impact Assessments of the COVID-19 outbreak) realizzato dalle Nazioni Unite tra il 2020 e il 2021, le famiglie che ricevono sussidi in denaro, le famiglie monoparentali, le famiglie rom e quelle con una storia di abuso di sostanze [stupefacenti, ndr.] sono state estremamente colpite dalla perdita di reddito. I bisogni urgenti dei bambini che sono stati identificati vanno dalla mancanza di cibo, articoli per l’igiene e accesso a internet per l’apprendimento a distanza all’accesso limitato ai servizi sanitari, alla terapia fisica e alle opportunità di socializzazione con i coetanei, specialmente per i bambini con disabilità.

Quasi due terzi dei genitori che avevano bisogno di un babysitter per i loro figli perché dovevano lavorare e gli asili erano chiusi, non sono stati in grado di sostenere quel costo. Un bambino su 6 in Montenegro non ha accesso a internet e all’apprendimento online. Nella regione settentrionale e nelle zone rurali, la situazione è ancora più grave: un bambino su 4 non ha un computer fisso o un portatile con una connessione internet che può essere utilizzata per la didattica a distanza. Quasi due terzi degli adolescenti tra i 10 e i 19 anni sentono di aver imparato meno tramite l’apprendimento a distanza rispetto alle lezioni regolari.

Ha menzionato un aumento della povertà infantile. Un rapporto che avete pubblicato nell’aprile 2021, basato sui dati del 2020, ha già confermato questa tendenza nel primo anno della pandemia. Qual è la situazione oggi? I divari di equità tra le famiglie si stanno aggravando?

Le statistiche ufficiali sull’impatto del Covid-19 sulla povertà dovrebbero essere pubblicate a breve. Nella primavera del 2020, la Banca Mondiale ha stimato che fino a 34.000 persone potrebbero essere diventate povere a causa del Covid-19 [in Montenegro, ndr.]. Le Valutazioni rapide dell’impatto sociale dell’epidemia di Covid-19 in Montenegro condotte dalle Nazioni Unite nel 2020 e nel 2021 indicano che c’è stato un aumento della povertà in Montenegro durante la pandemia. Quasi la metà di tutti i cittadini montenegrini ha visto una riduzione del proprio reddito negli ultimi sei mesi rispetto alla situazione pre-COVID-19. Un terzo riferisce che il suo reddito è sceso del 30% o più. I bambini più vulnerabili sono stati colpiti maggiormente, come quelli che già vivevano in povertà prima della pandemia, i rom e i bambini con disabilità e quelli che crescono in famiglie monoparentali.

L’istruzione è un altro settore in cui la pandemia ha causato criticità. Lei ha già menzionato le difficoltà di accesso a internet e all’apprendimento online. Quali sono state le principali conseguenze per i bambini e le famiglie in Montenegro nel passaggio alla didattica a distanza? La situazione è diversa rispetto a quella dei paesi vicini?

L’interruzione della scuola a causa della pandemia ha lasciato i bambini senza istruzione o con una qualità dell’istruzione molto più bassa in tutto il mondo. Nei paesi dei Balcani occidentali, la chiusura delle scuole potrebbe portare ad un aumento dal 53% al 61% della percentuale di bambini che non hanno raggiunto le capacità di alfabetizzazione di base, secondo le stime della Banca Mondiale (Banca Mondiale, 2020).

Il 16% delle famiglie in Montenegro che hanno figli tra i 6 e i 18 anni non ha l’attrezzatura digitale necessaria per partecipare alla didattica a distanza. Questo significa che non potrebbero seguire le lezioni online. Di conseguenza, la pandemia ha peggiorato il divario digitale che esisteva prima.

Secondo i sondaggi realizzati dall’UNICEF con i genitori, condotti in Montenegro nel 2020 e nel 2021, ben il 60% e l’83% dei genitori, rispettivamente, erano dell’opinione che i loro figli avevano ottenuto meno conoscenze e competenze rispetto a quelle che avrebbero avuto attraverso un’istruzione regolare. Gli studenti sono d’accordo con loro – dicono di aver imparato meno senza le classi regolari, secondo la valutazione rapida dell’impatto sociale dell’epidemia di COVID19 in Montenegro condotta nel 2021.

Sempre parlando di educazione, l’UNICEF ha fatto un appello insieme all’UNESCO e all’OMS per riaprire le scuole, sulla base di una valutazione globale dei rischi che dimostra che riaprire le scuole è sicuro. Quali sono i principali risultati di questo studio e qual è stata la reazione delle autorità del Montenegro alla vostra richiesta in questo senso?

La revisione delle prove attuali che è stata compilata dall’UNICEF e dall’UNESCO e che includeva esempi da 191 paesi mostra che la scuola non sembra essere il principale fattore di infezione e che i bambini a scuola non sembrano essere esposti a maggiori rischi di infezione rispetto a quando non sono in classe, se sono in atto misure di distanziamento. Mostra anche che il personale scolastico non sembra essere più a rischio rispetto alla popolazione generale.

Oggi sappiamo molto di più sul virus e sulla sua trasmissione rispetto a due anni fa. L’ultima guida dell’OMS del giugno 2021 stabilisce che anche nelle situazioni a più alto rischio, tutte le opzioni dovrebbero essere considerate per continuare l’apprendimento in presenza. L’OMS raccomanda che la chiusura delle strutture educative venga considerata solo quando non ci sono alternative.

Abbiamo presentato tutti questi dati e raccomandazioni alle autorità educative [del Montenegro, ndr.]. Come risultato, da settembre di quest’anno, tutte le scuole e gli asili in Montenegro hanno riaperto. Naturalmente, le misure di prevenzione e di distanziamento sono in atto. Inoltre, per il momento, le ore di lezione sono ridotte a 30 minuti.

Anche per quanto riguarda la vita all’aperto dei bambini, molte attività sono state ridotte o cancellate a causa della pandemia. Cosa succede in Montenegro?

La pandemia ha ridotto significativamente le opportunità per i bambini di impegnarsi in attività extrascolastiche come lo sport e la cultura. Una nostra ricerca del 2018 mostra che questo era un problema in Montenegro anche prima della pandemia. La maggior parte dei bambini diceva di non aver partecipato ad un evento culturale o sportivo di qualsiasi tipo nell’anno precedente: il 68% non era stato a teatro nell’ultimo anno, il 60% al cinema, il 74% in un museo, l’85% ad una mostra d’arte, il 61% ad un concerto e il 51% ad un evento sportivo. La pandemia può solo avere peggiorato queste percentuali già preoccupanti.

Inoltre, nel 2018, i ragazzi dai 12 ai 17 anni dicevano di passare in media 8 ore al giorno davanti ad uno schermo. Anche questo "tempo dello schermo" non può che essere aumentato durante la pandemia. Più tempo online rende i bambini più esposti ai rischi della violenza soprattutto se la mediazione dei genitori sul consumo dei media da parte dei bambini è debole. Per questo motivo, abbiamo invitato i genitori del Montenegro a limitare il tempo trascorso davanti ad uno schermo da parte dei bambini, a scegliere saggiamente i contenuti dei media che i bambini seguono e a parlare con loro di questo. Durante il lockdown, c’è stato un aumento significativo del numero di genitori che hanno detto di aver fatto tutto questo, poiché hanno avuto più tempo con i bambini a casa. Tuttavia, è importante che continuino a farlo.

Cosa dovrebbe fare il governo del Montenegro per proteggere meglio i bambini e i minori nei prossimi mesi, col continuare della pandemia?

Il governo dovrebbe concentrarsi sul miglioramento dei servizi che hanno "fallito" o che hanno fornito una qualità inferiore durante il lockdown.

Nel settore della sanità, recuperare le vaccinazioni mancate nei bambini in età prescolare è un problema allarmante. Il deterioramento delle coperture può portare ad un disastro di salute pubblica se si sovrappongono la pandemia da un lato e l’epidemia di una delle malattie che possono essere prevenute con i vaccini durante i primi anni di vita, come il vaccino MPR [morbillo, parotite e rosolia, ndr.]. Insieme all’UE, l’UNICEF sta fornendo sostegno al governo per lanciare una campagna di immunizzazione MPR quest’anno e per rafforzare i servizi sanitari correlati.

Sulla base di dati e analisi sistematiche, il governo deve fare un piano sostenibile a lungo termine per ridurre la povertà e la violenza, migliorare la qualità dell’istruzione per ogni bambino del paese e sostenere meglio la salute mentale.

 

Central European Initiative

Questo articolo è stato pubblicato con il sostegno di Central European Initiative – Executive Secretariat

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