Tra re e prosciutti

Nel cuore spirituale del Montenegro, alle spalle della baia di Kotor, il villaggio di Njeguši, famoso per aver dato i natali alla dinastia Petrović e per il prosciutto affumicato, si sta aprendo piano piano a un nuovo turismo

09/09/2010, Anita Clara - Njeguši

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Montenegro (K.Venuto)

I pullman delle escursioni organizzate sono gli unici mezzi pubblici che raggiungono la piccola località di Njeguši che, sebbene isolata, sembra intuire le proprie potenzialità e che, oltre a offrire grappa e altri prodotti da acquistare di casa in casa, conta quattro konobe o taverne tipiche, una kafana, alcune bancarelle di souvenirs e persino una pensione e dieci bungalows per ospitare i visitatori che vogliano soggiornarvi.

L’affascinante villaggio di Njeguši, 1.000 metri sul livello del mare, sorge nei pressi del margine settentrionale del Parco Nazionale del Lovćen, ed è rinomato in tutto il Montenegro per il prosciutto crudo leggermente affumicato, e il suo saporito formaggio di pecora: alcune guide turistiche scrivono che ogniqualvolta nei menù si trovi l’aggettivo njeguški, si tratta di un piatto preparato esclusivamente con questi due ingredienti. Altre, invece, avvertono che, i ristoranti di tutto il paese offrono piatti etichettati come njeguški, solo per sfruttare la garanzia di autenticità che il nome porta con sé.

Bancarelle

Bancarelle (A.Clara)

Per chi è di passaggio, bancarelle a postazione fissa o furgoncini ambulanti sono strategicamente dislocati ai due lati della piazza del villaggio per esporre gioielli a filigrana, icone religiose, manufatti tipici e costumi folkloristici ricamati a mano, insieme a prosciutto venduto in confezioni sigillate, miele, formaggio e una varietà di alcolici, come il vino vranac o krstač, oltre a vari tipi di rakija (grappa locale). Ma anche i cortili delle rustiche case private ai margini dell’unica strada che attraversa il villaggio offrono una serie di alimenti e bevande di produzione propria, ben reclamizzati da vivaci cartelli scritti sia in montenegrino sia in un inglese mixato ad altre lingue straniere.

Per chi voglia immergersi completamente nella natura imponente di questi luoghi, dove il passato è rimasto inalterato e dove rieccheggia spesso il grido dell’aquila imperiale, l’etnovillaggio “Radmi” affitta bungalows per 4 persone, ma anche appartamenti e camere ricavate dalle tipiche case costruite in pietra grezza e ricche di suppellettili originali. Un punto di partenza ideale per esplorare i dintorni, cavalcare cavalli purosangue o addentrarsi avventurosamente nel Parco, che grazie a una ricca e variegata vegetazione ospita numerose specie di rettili, anfibi, farfalle e uccelli predatori, oltre a mammiferi di piccola e grossa taglia, tra cui lupi, caprioli e orsi bruni.

Chi sia interessato alla gastronomia e voglia conoscere di persona i luoghi dove i prosciutti vengono affumicati tradizionalmente, può scegliere tra dodici “case del fumo” destinate a piccole produzioni a carattere domestico più una fabbrica a lavorazione artigianale, la Niksen Trade srl -unica ditta registrata a Njeguši-, tutte situate nei dintorni e aperte per visite e assaggi. Sembra che una quantità relativamente grande di prosciutto sia interamente prodotta seguendo passo passo le antiche procedure tramandate di generazione in generazione. La produzione comincia prevalentemente agli inizi del mese di novembre, quando su queste montagne la temperatura scende al di sotto dei 10°C. I prosciutti di maiale, che pesano dagli 8 ai 12 kg, vengono dapprima cosparsi di sale marino, poi immersi nella salamoia, e infine issati e appesi sotto i tetti delle case per essere affumicati. Il fumo che arricchisce il sapore del prosciutto è creato bruciando ogni giorno fusti e segatura di faggio per un periodo che va dalle 4 alle 6 settimane.

Il paesaggio delle maestose montagne che circondano il villaggio ne determina dunque non solo i ritmi di vita, ma anche la cucina. Due terzi dei 6220 ettari del Parco Nazionale sono infatti ricoperti di boschi di faggi, che conferiscono a queste zone una caratteristica colorazione scura, ed è proprio il monte Lovćen (1749 metri), la famigerata ‘montagna nera’, che ha dato il nome al Montenegro, un luogo che occupa un posto speciale nel cuore dei montenegrini, e che per secoliha rappresentato geograficamente e politicamente l’intera nazione: una sorta di fortezza rocciosa di resistenza slava in un contesto tutto ottomano.

A Njeguši l’orgoglio dell’identità montenegrina si respira a pieni polmoni visitando la casa natale di Pietro II Petrović Njegoš, poeta e vladika, ossia vescovo-principe della nazione, consacrato nel 1833 dallo zar russo Nicola I e ricordato nella storia montenegrina come il più valoroso eroe della patria, nonché come padre della letteratura montenegrina e autore del massimo capolavoro letterario nazionale, il Gorski vijenac (1847). La sua tomba, che si trova sulla cima della seconda montagna più alta del Parco, lo Jezerski Vrh (1657 m), è invece raggiungibile partendo da Ivanova Korita (a 15 km da Njeguši) e salendo a piedi 461 gradini fino al magnifico mausoleo a lui dedicato.

Njeguši e il Parco Nazionale del Lovćen sono raggiungibili in automobile, moto o bicicletta sia da Cetinje (la prima capitale del Montenegro e sede storica del sovrano, distante 23 km) sia dalla strada panoramica risalente all’Impero asburgico che si inerpica tortuosa per 17 km e 25 tornanti sulla montagna alle spalle di Kotor. Da Cetinje, poi, un percorso circolare per mountain bike, lungo 53 km e percorribile in un giorno, segue alcune strade asfaltate attraverso il Parco: nei primi 20 km sale di 890 metri fino all’ingresso del mausoleo, da dove poi prosegue prevalentemente in discesa. Inoltre le montagne sono attraversate da sentieri escursionistici e percorsi cicloturistici ben segnalati, che si possono imboccare da Kotor, Budva o Cetinje, mentre la ‘Coastal Mountain Traversal’ (Planinanska Transverzala) attraversa il Parco interamente ed esistono agenzie come la ‘Black Mountain’ di Herceg Novi che forniscono consigli, mettono a disposizione guide, noleggiano bici e tende, e danno le informazioni necessarie per soggiornare nei rifugi montani. Un’area, quella di Njeguši, sempre più accessibile, che vuol permettere a molti di passeggiare tra i ricordi dei suoi avi e pasteggiare a base di prosciutti e formaggi.

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