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Son botte
Due giornalisti del maggiore quotidiano montenegrino, Vijesti, picchiati dal sindaco di Podgorica e da suo figlio. Il caso finisce in tribunale e preoccupa le organizzazioni giornalistiche europee. I retroscena della vicenda
All’inizio di agosto il sindaco di Podgorica, Miomir Mugoša, e suo figlio Miljan hanno aggredito fisicamente il vice caporedattore del quotidiano Vijesti, Mihailo Jovović e il fotoreporter Boris Pejović. La loro colpa? Aver cercato di fotografare l’auto blu del sindaco parcheggiata in divieto di sosta.
Pejović si è preso qualche schiaffo, mentre a Jovović i colpi ricevuti hanno procurato la rottura del timpano. Il pubblico ministero ha però accusato i giornalisti di aver incominciato la rissa e di aver recato gravi lesioni all’autista del sindaco di Podgorica.
Il caso finirà ora in tribunale ma – secondo molti analisti montenegrini – questo scandalo dimostrerebbe come le istituzioni statali in Montenegro, dalla procura sino alla polizia, siano strumenti nelle mani di un ristretto gruppo di persone.
I media sollevano molti dubbi sulla professionalità del lavoro svolto da polizia e procura nella notte del 5 agosto scorso, data del pestaggio. Il ministero degli Interni del Montenegro ha intanto richiamato – ma non sospeso – il terzo segretario dell’Ambasciata montenegrina a Washington, il figlio del sindaco Miljan Mugoša.
L’atteggiamento più ambiguo è forse stato quello della procura che ha deciso che il vice capo redattore del quotidiano Vijesti Mihailo Jovović, sarà il primo accusato al processo perché avrebbe arrecato gravi danni all’autista del sindaco di Podgorica. Le prove delle lesioni subite dall’autista sono state fornite solo a 14 ore dall’accaduto da parte del Centro clinico di Podgorica. Jovović ha già dichiarato che si tratta di un’evidente menzogna.
Nel rapporto dei poliziotti giunti sul luogo dell’incidente non si nomina inoltre la pistola con la quale quella notte Jovović dichiara di essere stato minacciato dal figlio del sindaco. La polizia non ha effettuato alcun controllo all’interno della macchina di servizio di Mugoša.
Il ministro e il direttore della polizia del Montenegro hanno dichiarato che i loro servizi hanno svolto in modo professionale la loro parte di lavoro. Il membro del Consiglio per il controllo civile del lavoro della polizia, Aleksandar Zeković, ha però aggiunto che i poliziotti e gli altri funzionari coinvolti sarebbero stati bloccati nello svolgere il loro lavoro dall’autorità del sindaco di Podgorica.
Per Andrej Nikolaidis, commentatore del settimanale indipendente di Podgorica "Monitor", con questo caso il Montenegro è ritornato indietro di oltre 200 anni. Il suo commento è molto duro: "Questa società è spoglia fino al midollo! Qua ci sono gruppi di tiranni in grado di picchiare, sparare, usurpare, se serve, anche in pieno giorno. L’apparato giudiziario e di polizia non può fare nulla contro queste persone. È uno stato nello stato, istituzioni (e mi riferisco ad individui) sulle quali lo Stato, a quanto pare, non ha alcuna ingerenza. Si tratta semplicemente di un sistema che appare potente e forte, ma si tratta di un sistema che distrugge se stesso, e questo è inevitabile. La storia è piena di questi sistemi di tiranni che pensavano di poter fare quello che vogliono e veramente lo possono fare, ma fino a un certo punto".
Lo scandalo ha spaventato l’opinione pubblica internazionale, le organizzazioni giornalistiche nel mondo e la maggior parte dei cittadini del Montenegro. Oliver Vujović, segretario generale della SEEMO (l’organizzazione dei media del sud est Europa), con sede a Vienna, ha dichiarato che è un caso scioccante.
"In nessun paese europeo, e nemmeno in Bosnia Erzegovina, potrebbe succedere che dopo uno scandalo del genere, un personaggio pubblico rimanga in carica per altre 24 ore", ha sottolineato il capo redattore del settimanale di Sarajevo "Dani" Senad Pećanin.
Lo scandalo di Podgorica ha suscitato l’attenzione dei media europei per il Montenegro, paese che dopo il referendum sull’indipendenza è diventato praticamente privo d’interesse per l’Occidente. "Soltanto con l’avvicinamento all’Unione europea aumenterà anche l’interesse per quello che succede in Montenegro", dice il giornalista austriaco Norbert Mapes-Nidik, esperto di sud est Europa
Lui, come molti altri giornalisti dei più famosi media europei, ha annunciato che a settembre dopo le ferie, visiterà questo "piccolo paese, dai grandi temi".
La preoccupazione per la situazione dei media in Montenegro è aumentata dopo la dichiarazione del premier Milo Ðukanović il quale, prendendo le difese di Mugoša, ha accusato alcuni proprietari dei media montenegrini di "violenza mediatica".
"E’ preoccupante che Ðukanović abbia cercato di relativizzare la violenza del sindaco con gravi accuse su ‘guerre personali e private’, il che si può interpretare come un chiaro spostamento delle responsabilità di quanto avvenuto sui media", ha affermato il coordinatore dell’Ordine dei giornalisti montenegrini, Mirsad Rastoder. Secondo quest’ultimo l’Ordine dei giornalisti continua a monitorare le infrazioni deontologiche della categoria ma se i giornalisti pongono la loro attenzione su temi scomodi al governo fanno solo il loro lavoro. "non si può certo parlare di violenza dei media".
Da alcuni mesi è comunque evidente la pressione sul premier montenegrino e l’oligarchia governativa in particolare da parte di Washington. Il "Centro per l’integrità pubblica", con sede negli USA, nel giugno scorso ha accusato Ðukanović di aver accumulato una grande ricchezza e di amministrare il Montenegro "come un suo business personale". USAID afferma che la corruzione fiorisce in Montenegro, mentre le ambasciate degli USA e della Germania a Podgorica hanno espresso preoccupazione per la violazione delle libertà dei media in questo paese.
Molti osservatori sono convinti che il caso che ha visto coinvolto il sindaco di Podgorica e il figlio potrebbe portare ad elezioni anticipate a Podgorica. Le elezioni per il sindaco della capitale sono sempre state un problema per Ðukanović, che vi ha vinto solo con l’appoggio dei partiti albanesi. Ma sta crescendo forte l’insoddisfazione dei lavoratori di una serie di grandi aziende della capitale ora letteralmente allo sbando.
Che questo scenario sia reale lo dimostrerebbe il particolare attivismo del sindaco Mugoša di queste settimane: ha promosso vari incontri sul territorio e annunciato la fine di alcuni grossi progetti avviati da tempo. Ma l’opposizione ha raccolto le firme per riunire in seduta straordinaria l’Assemblea della città dove all’ordine del giorno vi è l’indizione di un referendum per sostituire il sindaco di Podgorica.
Intanto il giornalista picchiato, Mihajlo Jovović, dovrà presentarsi in tribunale e rischia una condanna fino ad otto anni di carcere.