Montenegro: servono vere riforme per rafforzare lo stato di diritto
Secondo Tena Prelec, ricercatrice della London School of Economics and Political Science (LSE), tutti gli attori politici in Montenegro dovrebbero mostrare maggiore disponibilità affinché si attuino realmente le riforme sullo stato di diritto, così da accelerare il percorso verso l’UE
(Originariamente pubblicato dal quotidiano Vijesti , il 14 novembre 2021)
Come giudica il recente report della Commissione europea sui progressi compiuti dal Montenegro nel percorso di integrazione europea?
Il report, considerato nel suo insieme, non è positivo e rispecchia lo stallo nel processo di adesione del Montenegro all’UE. Uno stallo dovuto a diversi fattori, tra cui il fatto che il Montenegro, pur avendo compiuto molti progressi per quanto riguarda alcuni requisiti tecnici, deve ancora soddisfare i requisiti più impegnativi. Se da un lato la valutazione dei progressi compiuti dal Montenegro è la più bassa degli ultimi sei anni, dall’altro la valutazione complessiva della preparazione del paese ad aderire all’UE è la più alta finora.
Per quanto riguarda i capitoli 23 e 24, che sono i capitoli più importanti dell’acquis comunitario e riguardano lo stato di diritto, il Montenegro ha compiuto “un progresso limitato”. Un aspetto cruciale, a mio avviso, riguarda il fatto che il governo di Podgorica non ha fatto alcun passo avanti nel campo della giustizia (capitolo 23). Quello giudiziario è infatti uno degli ambiti che in Montenegro continuano ad essere ostaggio delle élite politiche. Senza una magistratura indipendente è impossibile compiere un vero progresso nella lotta alla criminalità e alla corruzione. L’anno scorso alcuni casi, nell’ambito dei quali la polizia aveva effettuato diversi arresti, sono rimasti “in sospeso” perché la procura ha agito troppo lentamente. Occorre però tenere conto del fatto che combattere la corruzione e la criminalità non è un compito facile in un paese che per trent’anni è stato tenuto in ostaggio da una stessa élite politica.
Dall’altra parte è innegabile che l’attuale esecutivo montenegrino non sia ancora riuscito a garantire l’indipendenza della magistratura, pur avendo modificato la legge sulla nomina dei magistrati. Ed è qui che emerge uno dei principali problemi dell’attuale governo: alcuni partner di coalizione del governo spesso bloccano l’adozione delle riforme che porterebbero benefici all’intera società, condizionando il proprio sostegno a tali riforme al soddisfacimento di specifici interessi politici: in questo caso, i Democratici e il Fronte democratico (DF) per un certo periodo hanno condizionato il loro sostegno all’elezione del nuovo Consiglio della magistratura ad un rimpasto di governo. Superare lo stallo nel processo di nomina del Consiglio della magistratura sarebbe il modo migliore per dimostrare che il rafforzamento dello stato di diritto in Montenegro non è una frase vuota, bensì uno degli obiettivi strategici dell’attuale governo.
Dopo le elezioni politiche dello scorso anno lei ha affermato che la sconfitta elettorale di Milo Đukanović inciderà positivamente sul percorso di integrazione europea del Montenegro e che occorre infrangere il mito secondo cui Đukanović sarebbe l’unica speranza per il futuro europeo del Montenegro. Come valuta i risultati raggiunti dal nuovo governo di Podgorica nell’ultimo anno? Ritiene che l’esecutivo abbia prestato sufficiente attenzione all’integrazione europea?
È ormai evidente che il Partito democratico dei socialisti (DPS) non è l’unica speranza per il futuro europeo del Montenegro. Guardando ai fatti, è chiaro che non si è verificato lo scenario che molti si aspettavano: il nuovo governo montenegrino non ha compiuto alcuna virata verso la Russia e non ha abbandonato la strada europea. Lo conferma anche l’atteggiamento dell’opinione pubblica. Secondo una ricerca realizzata nell’agosto di quest’anno dal Balkans in Europe Policy Advisory Group (BiEPAG), i cittadini montenegrini hanno un atteggiamento positivo nei confronti dell’Unione europea. È proprio in Montenegro che l’UE è considerata come l’attore politico più positivo, ottenendo un voto medio di 6,8 su 10. La domanda recitava: “Come valuta l’influenza (positiva/negativa) dei seguenti paesi…”. Il Montenegro è l’unico paese dei Balcani occidentali in cui l’UE risulta in cima a questa classifica. È inoltre curioso notare che, sempre secondo la stessa ricerca, il 56% dei cittadini montenegrini ha un’opinione positiva della Nato. Quindi, l’Alleanza atlantica ha persino migliorato il suo rating, considerando che fino a poco tempo fa il 50% dei cittadini montenegrini ne aveva un’opinione positiva.
Tuttavia, il governo montenegrino finora ha fatto pochi passi avanti nel processo di integrazione europea. Il processo di revisione della cosiddetta struttura negoziale [organismi incaricati di portare avanti i negoziati di adesione con l’UE] è durato troppo a lungo, senza portare ad alcuna modifica sostanziale: la struttura è rimasta invariata e non è adatta alla nuova metodologia dei negoziati. Tutto sommato, il governo non ha intrapreso iniziative sufficienti né tanto meno ha ideato alcuna soluzione innovativa. Il report della Commissione europea evidenzia chiaramente che nel corso dell’ultimo anno il Montenegro ha compiuto pochi progressi, e buona parte della responsabilità di questo stato di cose grava sul governo di Podgorica che quindi non può attribuire la colpa a qualcun altro.
Si ha l’impressione che ormai da qualche anno le relazioni della Commissione europea suscitino meno attenzione rispetto al passato. Secondo lei, ciò è dovuto al fatto che i paesi dei Balcani si sono stancati delle riforme richieste dall’UE oppure l’influenza dell’UE è diminuita?
Il primo Natale che ricordiamo è un evento magico. Superati i trent’anni non ce ne accorgiamo nemmeno. Lo stesso si potrebbe dire per le relazioni della Commissione europea: sono diventate un non-event, in parte perché l’intero processo dura ormai da troppo tempo e si è creata una percezione secondo cui il processo di adesione è talvolta ingiusto. Questo vale, ad esempio, per la Macedonia del Nord. L’UE non ha ancora avviato i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord, pur avendo quest’ultima soddisfatto tutti i requisiti. Quindi, l’UE dovrebbe essere molto più coerente nelle sue azioni e dovrebbe reagire più velocemente e più energicamente qualora i governi dei paesi dei Balcani dovessero deviare dalla strada europea. Se l’UE decidesse di adottare tale approccio, definendo meglio la nuova metodologia, anche i report e le reazioni dei funzionari europei susciterebbero un’eco maggiore.
Nel primo semestre del 2022 la Francia assumerà la presidenza di turno del Consiglio dell’UE. Come la presidenza francese potrebbe influenzare il processo di integrazione europea del Montenegro e di altri paesi dei Balcani, considerando che nel corso del summit UE-Balcani occidentali tenutosi recentemente nel castello di Brdo pri Kranju è emersa la reticenza di alcuni stati membri, tra cui la Francia e la Germania, nei confronti dell’ingresso dei Balcani occidentali nell’UE?
Nonostante l’idea che molti si sono fatti dell’atteggiamento della Francia nei confronti dell’allargamento, alcuni indizi lasciano presagire un certo cambiamento che potrebbe verificarsi durante la presidenza francese del Consiglio dell’UE. Emmanuel Macron con tutta probabilità cercherà di assumere il ruolo – finora ricoperto da Angela Merkel – di leader informale dell’Europa, anche per quanto riguarda l’allargamento. Macron si è già dimostrato pronto a determinare il processo di allargamento sollecitando, nel 2019-2020, l’adozione di una nuova metodologia. Nonostante l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Francia – o proprio a causa delle elezioni – Macron potrebbe cercare di assumere il ruolo di mediatore per raggiungere un accordo con la Bulgaria [che sta bloccando l’avvio dei negoziati di adesione all’UE della Macedoni del Nord] con l’intento di incassare un’altra “vittoria” politica. In questo momento questo è lo scenario migliore che possiamo auspicare, uno scenario poco probabile, ma non impossibile. Paradossalmente, se la VMRO DPMNE dovesse ritornare al potere, la Macedonia del Nord potrebbe iniziare i negoziati di adesione all’UE con un governo che per decenni ha tenuto in ostaggio il paese.
Per quanto riguarda la Germania, penso che i Verdi, come parte della nuova coalizione di governo, assumeranno un atteggiamento positivo nei confronti del processo di allargamento dell’UE. Alcuni esponenti dei Verdi tedeschi hanno già dimostrato prontezza nell’imporre alcuni temi importanti, tra cui l’ecologia e lo stato di diritto, mostrando anche di essere tra i politici europei più favorevoli all’allargamento. Credo che tale atteggiamento sia proprio ciò di cui l’UE ha bisogno: ritornare ai temi “trasformativi” legati al processo di allargamento e dimostrare molto più coraggio nell’esplicitarli.
Secondo lei è realistico aspettarsi che il Montenegro diventi il primo nuovo stato membro dell’UE entro il 2025, tenendo conto anche della crisi attraversata dalla stessa UE?
Lo stato di diritto è la prima questione che il governo montenegrino deve affrontare. In questo momento, in Montenegro l’intera scena politica è focalizzata sulle questioni identitarie e religiose, mentre i cittadini montenegrini – come emerso da una recente ricerca realizzata dal Centro per l’educazione civica (CGO) di Podgorica e dall’istituto Damar – considerano tali questioni di gran lunga meno importanti rispetto ad alcuni temi concreti, come miglioramento delle condizioni di vita e disoccupazione.
Quindi, il Montenegro dovrebbe avviare un effettivo processo di riforme riguardanti lo stato di diritto, a partire dalla magistratura. Qui ritorniamo a quello che dicevo prima: tutti gli attori politici devono mostrarsi pronti ad attuare effettivamente le riforme adottate. Un aspetto positivo riguarda il fatto che il Montenegro, nel processo di integrazione europea, ha sempre goduto del sostegno della maggior parte dei paesi membri dell’UE e degli Stati Uniti. È evidente che gli Stati Uniti hanno di recente assunto un ruolo più attivo, un ruolo che potrebbe rivelarsi fondamentale per l’implementazione di alcune riforme importanti. Credo che i prossimi mesi saranno cruciali per il Montenegro.
Ritiene che la prospettiva europea dei paesi dei Balcani si sia affievolita dopo il summit di Brdo, considerando che la proposta di fissare al 2030 la scadenza per completare il processo di adesione dei Balcani occidentali all’UE è stata respinta?
Tale decisione è solo una conferma della situazione esistente. Penso che sia irragionevole aspettarsi che venga fissata una data precisa entro cui l’UE dovrebbe accettare tutti i paesi dei Balcani occidentali, a prescindere dai progressi raggiunti da questi ultimi. Quale messaggio invierebbe l’UE se dovesse far entrare tutti i paesi balcanici insieme, senza applicare alcun sistema meritocratico? Tale mossa sicuramente susciterebbe reazioni negative nelle opinioni pubbliche degli stati membri dell’UE e, al contempo, porterebbe vento in poppa ad alcuni leader autocratici dei paesi dei Balcani.