Montenegro, nessun progresso nella lotta alla corruzione
Nell’ultimo indice annuale di percezione della corruzione (CPI), pubblicato da Transparency International lo scorso 31 gennaio, il Montenegro ha perso una posizione rispetto al 2021, passando dal 64° al 65° posto. Nessuno stupore da parte della società civile locale, che incolpa l’attuale governo di non varare riforme
(Originariamente pubblicato sul quotidiano Vijesti , 1 febbraio 2023)
Oggi in Montenegro la lotta alla corruzione è finalizzata alla promozione personale del premier ad interim Dritan Abazović, anziché alla realizzazione delle riforme a lungo termine che possano sopravvivere all’attuale legislatura.
Così Vanja Ćalović Marković, direttrice dell’ong MANS (Rete per l’affermazione del settore non governativo), ha commentato il fatto che nell’ultimo indice annuale di percezione della corruzione (CPI), pubblicato da Transparency International lo scorso 31 gennaio, il Montenegro ha perso una posizione rispetto al 2021, passando dal 64° al 65° posto su 180 paesi presi in considerazione.
Tra i paesi della regione, a segnare un aumento del livello di corruzione percepita sono anche la Serbia e la Bosnia Erzegovina, mentre in Croazia, Albania e Kosovo la situazione è leggermente migliorata.
“Questa situazione è conseguenza delle grandi aspettative riguardo alla possibilità che il cambio di potere [avvenuto in Montenegro a seguito delle elezioni politiche del 30 agosto 2020] potesse portare a risultati concreti e alla prontezza nel fare chiarezza sui casi di corruzione accaduti in passato. Ora è arrivata la conferma che non è stato raggiunto alcun risultato, o quanto meno alcun risultato concreto. Questo vale soprattutto per la nomina dei vertici delle istituzioni giudiziarie”, ha spiegato Ćalović Marković commentando il mancato progresso del Montenegro nella lotta alla corruzione.
Critiche simili sono state espresse anche nel rapporto di Transparency International che, nella sezione dedicata al Montenegro , sottolinea il fatto che il paese non è riuscito a soddisfare le aspettative di un miglioramento del quadro istituzionale e giuridico relativo alla lotta alla corruzione, proseguendo nella tendenza a nascondere le informazioni al pubblico.
“Alcuni arresti per sospetto abuso d’ufficio e coinvolgimento in attività di criminalità organizzata, come quello dell’ex presidente della Corte suprema, fanno sperare che i peggiori criminali e i loro collaboratori non restino più impuniti. Tuttavia, la lotta per il potere politico, che ha paralizzato la Corte suprema, dimostra che la leadership al potere continua a compromettere l’indipendenza della magistratura, esercitando su di essa un controllo politico, e a minare gli sforzi compiuti nella lotta alla corruzione”, si legge nel rapporto di Transparency International.
Riforme in stallo
Vanja Ćalović Marković mette in guardia sul fatto che in Montenegro “la lotta alla corruzione, invece di mirare a realizzare riforme sostanziali, capaci di sottrarre le istituzioni [giudiziarie] all’ingerenza del potere politico, si sta trasformando in una tendenza populista, finalizzata alla promozione dei politici”.
“Credo che il punteggio [assegnato al Montenegro] nell’ultimo indice di Transparency International sia conseguenza anche delle prassi corruttive della nuova leadership al potere. Penso innanzitutto alla tendenza, ormai diventata molto diffusa, ad assumere persone sulla base della loro appartenenza a determinati partiti politici. Quello che l’opinione pubblica magari percepisce come un passo in avanti [nella lotta alla corruzione] nella maggior parte dei casi è funzionale al populismo e alla promozione politica dell’attuale premier ad interim. Anche quegli arresti non sono che la punta dell’iceberg. Si è limitati a scalfire la superficie, senza indagare a fondo sulle attività criminali compiute negli ultimi tre decenni”, sottolinea Ćalović Marković.
La direttrice di MANS è convinta che la maggior parte dei cittadini montenegrini aveva molto più alte rispetto a quanto fatto negli ultimi due anni. “Il primo rimedio a cui dovremmo ricorrere sono le nuove elezioni, in modo da poter avere un governo abbastanza stabile che dimostri la volontà politica di proporre vere riforme. Ovviamente, non bisogna dare per scontato che le nuove elezioni portino alla formazione di un governo stabile e disposto a compiere riforme. Quel che è certo però è che oggi un tale governo non c’è”, conclude Vanja Ćalović Marković.
Una classe politica irresponsabile
Mira Popović Trstenjak, coordinatrice del programma “Democratizzazione ed europeizzazione” presso il Centro per l’educazione civica di Podgorica, trova preoccupante il fatto che il Montenegro sia nuovamente sceso nella classifica della corruzione percepita, dopo che l’anno scorso aveva segnato un lieve miglioramento.
“Ovviamente, questo risultato non ci ha colti di sorpresa, perché da tempo ormai mettiamo in guardia su vari aspetti dell’arretramento [nella lotta alla corruzione], dalla tendenza [delle autorità] a limitare l’effettivo accesso alle informazioni – una tendenza con cui dobbiamo fare i conti nel nostro tentativo di vigilare sull’operato e sul processo decisionale dell’élite al potere – all’onnipresente propensione dei partiti politici a compiere manipolazioni nella gestione delle risorse pubbliche, soprattutto per quanto riguarda le assunzioni, passando per la mancanza di qualsiasi forma di controllo istituzionale dei rischi di corruzione e i tentativi di cancellare il principio della separazione dei potere, sottoponendo alcuni segmenti della magistratura a ingerenze politiche”, spiega Popović Trstenjak.
Stando alle sue parole, si ha l’impressione che l’attuale leadership al potere, all’epoca in cui era all’opposizione, abbia criticato la tendenza del DPS e dei suoi partner politici ad abusare delle istituzioni e delle risorse pubbliche non perché vi vedeva una cattiva pratica da cui distanziarsi, bensì per motivi legati ai propri interessi politici.
“Per questo la fiducia riposta nel nuovo governo – le cui promesse ad un certo punto hanno portato ad un miglioramento della posizione [del Montenegro] in questo indice di corruzione – ben presto si è esaurita. È infatti emerso che le promesse riguardanti il contrasto alla corruzione erano mera retorica. Nel nostro paese continuano a vigere doppi standard, siamo ben lontani da una società guidata da decisori politici responsabili. La ricerca condotta da Transparency International è importante anche perché avvalora gli sforzi delle organizzazioni non governative che, proprio perché criticano il potere, continuano ad essere denigrate, subendo pressioni e attacchi”, sottolinea Mira Popović Trstenjak.
L’ascesa dell’autoritarismo
Nemanja Nenadić, direttore di Transparency Serbia, spiega che ogni anno alcuni paesi salgono, altri scendono nell’indice di percezione della corruzione.
“In generale, siamo ancora molto indietro rispetto al resto del continente. La situazione, ovviamente, non è omogenea, ma il problema è che tutti i paesi della regione, compresi quelli che poi nel frattempo sono entrati a far parte dell’Unione europea, erano partiti da una posizione di grande svantaggio. Inoltre, non si è mai completamente sviluppata la consapevolezza della necessità di creare un sistema capace di produrre effetti a lungo termine nella lotta alla corruzione. Anzi, nella nostra regione, e purtroppo anche altrove, si assiste ad un’ascesa del potere autoritario, e questo di certo non è un ambiente favorevole ad una lotta alla corruzione che possa dare risultati destinati a durare nel tempo”, spiega Nenadić.
Per quanto riguarda la posizione della Serbia nell’indice di percezione della corruzione, Nenadić parla di “un decennio di stallo”.
“La posizione della Serbia è cambiata lentamente di anno in anno, poi quest’anno il paese è sceso di due punti. Se osserviamo un periodo più lungo, è evidente che non c’è stato solo uno stallo, ma addirittura una regressione. Ad esempio, nell’ultimo indice la Serbia ha perso sei punti rispetto al 2013. Quindi, è chiaro che assistiamo ad una tendenza negativa, che peraltro emerge da quasi tutte le ricerche sulla base delle quali viene elaborato l’indice di percezione della corruzione. Sarebbe molto difficile sostenere l’ipotesi secondo cui si tratterebbe solo di percezione e opinioni personali. Credo sia del tutto chiaro che abbiamo un problema non solo per quanto riguarda la corruzione percepita, ma anche relativamente allo stato dell’arte della lotta alla corruzione in Serbia e al funzionamento delle istituzioni che dovrebbero dare un contributo rilevante a questa lotta”, conclude Nemanja Nenadić.
In cima all’indice di percezione della corruzione stilato da Transparency International ci sono Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda, Norvegia, Singapore, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi, Germania e Irlanda. Di questi paesi solo la Danimarca e l’Irlanda hanno migliorato la propria posizione rispetto al 2021. In fondo alla classifica invece troviamo Burundi, Corea del Nord, Haiti, Libia, Yemen, Venezuela e Somalia.