Montenegro e Italia ad alta tensione
Un inizio idilliaco, poi sempre più problemi. Si complica l’avventura montenegrina nel campo dell’energia dell’italiana A2A. Una rete di ONG scende in campo in difesa delle risorse del territorio. L’opposizione denuncia il governo di Podgorica e i suoi partner, Berlusconi compreso
Dopo che la A2A, nel settembre 2009, aveva fatto un ingresso trionfale in Montenegro, acquistando il 44 percento delle azioni dell’azienda statale “Azienda elettrica del Montenegro” (EPCG) e sei mesi dopo assumendo il controllo del management dell’azienda elettrica montenegrina, sembrava che le cose andassero secondo lo schema previsto. Ovvero, che gli italiani (rispettando determinate condizioni) nell’arco di cinque anni sarebbero diventati azionisti di maggioranza della EPCG e che sarebbero diventati concessionari nella realizzazione di quattro idro-centrali sul fiume Morača, per un totale di 240 megawatt. La maggior parte dell’energia elettrica prodotta in questi impianti sarebbe poi finita in Italia mediante un elettrodotto sottomarino.
La rete di ONG a difesa del territorio e dei cittadini
Tuttavia in Montenegro le cose non sembrano andare come desiderato e pensato dagli italiani e dai loro partner montenegrini. Per prima cosa è stata avviata una grande campagna di sensibilizzazione da parte della società civile e dei partiti di opposizione, con la quale si è posto l’accento sul fatto che né la centrale sulla Morača né l’elettrodotto sottomarino verrebbero realizzati nell’interesse dei cittadini del Montenegro, e per questa campagna è stato ottenuto persino l’appoggio del Parlamento europeo.
D’altra parte, le più influenti organizzazioni non governative del Paese, tra cui la Rete per l’affermazione del settore non governativo (MANS), Forum 2010 e Green Home, hanno invitato il premier Igor Lukšić ad annullare la gara d’appalto, perché il governo non è stato in grado di provare all’opinione pubblica quali e quanti sono i vantaggi per i cittadini montenegrini ottenuti dalla concessione dell’idro-centrale sulla Morača.
“Siccome da progetto è previsto che il Montenegro finanzi buona parte delle spese di costruzione di questi impianti, e che il profitto sarà realizzato dal concessionario, sono stati confermati come legittimi i dubbi dell’opinione pubblica sul fatto che questo progetto porta con sé molti più svantaggi che vantaggi per la popolazione locale”, affermano all’unisono le organizzazioni suddette.
Intanto il governo montenegrino ha accolto le richieste delle compagnie italiane A2A ed Enel e ha prorogato di altri cinque mesi il termine per presentare le offerte alla gara d’appalto per le centrali sulla Morača, il cui termine doveva scadere il prossimo 15 aprile. Gli italiani avevano già in precedenza richiesto la proroga della scadenza di almeno tre mesi per poter preparare l’offerta. “Stiamo lavorando all’analisi, perché non si tratta di un progetto semplice, ma di qualcosa di molto complesso che ha risvolti tecnici ed economici” ha dichiarato il direttore esecutivo della EPCG e funzionario della A2A Enrico Malerba.
Quello che A2A non è riuscita a fare
La A2A tuttavia non è riuscita a rispettare alcune condizioni previste dal contratto sulla partnership con la EPCG, per poter diventare dopo cinque anni azionisti di maggioranza di questa compagnia. Si tratta soprattutto di investimenti per il miglioramento dell’approvvigionamento dell’energia elettrica, della sostituzione dei vecchi contatori con nuovi a lettura a distanza, della riduzione delle perdite nella rete di distribuzione. Nel 2010 tra l’altro il profitto realizzato – previsto di 20 milioni di euro – è stato di 16,5.
“I risultati della compagnia non realizzano mezzi finanziari sufficienti per mantenere in modo adeguato gli investimenti di capitale necessari allo sviluppo delle infrastrutture montenegrine. In particolare cresce la preoccupazione per l’ulteriore riduzione del prezzo dell’energia elettrica di inizio aprile e per la scarsità d’acqua” ha detto il direttore finanziario della EPCG Massimo Sala.
L’Agenzia montenegrina per il regolamento dell’energia (RAE) ha rifiutato all’inizio di quest’anno la proposta della EPCG di aumentare drasticamente il prezzo della corrente elettrica, e ha ordinato che l’energia elettrica sia più economica per i cittadini e per le aziende. I partiti di opposizione e i sindacati montenegrini hanno minacciato che i cittadini protesteranno se l’elettricità dovesse aumentare anche di un solo centesimo.
D’altra parte, la situazione economica e sociale del Paese peggiora drammaticamente, e il governo è costretto a causa dei grossi problemi a indebitarsi con l’estero. Solo negli ultimi sei mesi il debito estero del Montenegro è aumentato di 524 milioni di euro, una cifra che rappresenta il 40 percento del budget statale del Paese. Il debito estero negli ultimi quattro anni è raddoppiato, raggiungendo la cifra di 1,6 miliardi di euro.
L’opposizione montenegrina accusa il governo e i suoi partner italiani
Dall’A2A fanno sapere che un aumento del prezzo dell’energia è inevitabile sia per le famiglie che per le aziende, che sono tra l’altro già debitrici per centinaia di milioni di euro. Il problema maggiore resta comunque sempre il debito accumulato dal Kombinat di alluminio di Podgorica (KAP) che consuma circa la metà dell’energia elettrica del Montenegro ed è di proprietà del tycoon russo Oleg Deripaska.
Nella privatizzazione del KAP e della EPCG l’attore principale è stato l’ex premier Milo Ðukanović. Motivo per cui il partito di opposizione “Movimento per i cambiamenti” (PzP) di Nebojša Medojević ha denunciato Ðukanović e tutti i funzionari montenegrini coinvolti nella realizzazione del contratto con A2A, compreso il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi. “Si tratta di un’organizzazione criminale che con l’abuso d’ufficio aveva intenzione di mettere le mani sulle risorse energetiche del Montenegro”, sostengono senza paura di sbilanciarsi al PzP.
Ed è proprio su iniziativa del PzP che la commissione parlamentare per l’economia, le finanze e il bilancio ha approvato in questi giorni una “Dichiarazione" su come realizzare e disporre la valorizzazione del potenziale energetico del Montenegro. Con questo documento, appoggiato anche dal Partito socialdemocratico di Ranko Krivokapić, che fa parte della coalizione di maggioranza, si prevede che l’Azienda elettrica resti di proprietà statale e che si rinunci alla costruzione della idro-centrale sulla Morača. Se il parlamento dovesse adottare tale dichiarazione allora svanirebbero le intenzioni e i desideri dell’A2A di diventare fra quattro anni il proprietario di maggioranza della EPCG e di realizzare nuovi impianti energetici nel Paese.
Resta da vedere come reagiranno alla fibrillazione montenegrina i partner italiani. Che hanno investito troppo per potersi ora tirare indietro.