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La vittoria degli studenti
42 giorni di proteste studentesche mettono in difficoltà il governo montenegrino. Al centro della rivolta la sostituzione del direttore del liceo di Cetinje, avvenuta con motivazione prettamente politica. Un duro colpo per il premier Ðukanović
Dopo 42 giorni di proteste i liceali di Cetinje sono riusciti a costringere il governo del premier Milo Ðukanović a soddisfare tutte le loro richieste. Negli ultimi 20 anni è praticamente l’unica grande azione di dissenso che ha obbligato le autorità montenegrine ad una radicale cambio di rotta.
Tutto è iniziato in modo tranquillo. Il Consiglio di istituto della più antica scuola del Montenegro aveva deciso, nel giugno scorso, che direttore della scuola dovesse rimanere Miomir Ðurišić, che godeva di gran sostegno da parte di studenti e professori ed era stimato per la sua professionalità.
Tuttavia Ðurišić non era il candidato preferito del governo. Motivo per cui al ministero dell’Istruzione hanno pensato bene di privarlo del sostegno che godeva presso il Consiglio di istituto cambiando i componenti di quest’ultimo, che sono di nomina governativa. Su sette sono stati nominati quattro nuovi membri, tutti di Podgorica. Il ministero e il governo erano così in grado di spingere il proprio candidato.
Questa procedura ormai da anni viene applicata in tutte le scuole del Montenegro. Piazzando direttori in linea col partito in tutte le istituzioni scolastiche, la coalizione di governo ha un pieno controllo sul sistema educativo e, allo stesso tempo, anche un’ottima base logistica per tutte le elezioni.
Ma, Cetinje è un’altra cosa. È l’antica capitale montenegrina, città in cui nel 1991 con una manifestazione si chiedeva scusa per Dubrovnik mentre decine di migliaia di riservisti e volontari dell’ex Esercito jugoslavo del Montenegro distruggevano brutalmente la città croata, importante centro culturale di livello internazionale. A Cetinje, poi, è nata anche l’idea del Montenegro indipendente. E Cetinje è molto poco filo-governativa.
Ecco perché in tutti questi anni Cetinje è stata sistematicamente lasciata cadere in rovina e abbandonata. Tutte le grandi aziende sono andate in fallimento, la povertà si percepisce con mano, le facciate degli edifici cadono a pezzi. Il numero dei cittadini è in costante diminuzione. Chi può va a vivere a Podgorica o sulla costa. I cittadini di Cetinje, in modo spiritoso, spesso paragonano la loro città con Grozni, la capitale della Cecenia. Ma, nonostante tutto, lo spirito di una città orgogliosa e fiera continua a vivere, la tradizione sopravvive e aumenta l’insoddisfazione per la politica di Podgorica.
Nella sua miopia e arroganza il governo del premier Ðukanović aveva previsto le proteste. Aveva però calcolato che le sue decisioni, anche in questo caso, sarebbero comunque passate, che i liceali si sarebbero presto stancati e che, come sempre, tutto si sarebbe risolto con il pressing dei media e con la "forza dello Stato".
Non si aspettavano, però, che gli studenti e i loro genitori, con il sostegno degli insegnanti delle scuole, si sarebbero uniti nella difesa del rispetto della legge e del loro diritto di scegliere da soli il direttore di questa istituzione. E che erano pronti a sostenere tutte le conseguenze della protesta. Il ministero ha minacciato la chiusura della scuola, di togliere agli alunni lo status di studente "a causa delle molte assenze ingiustificate", inviando ispettori con l’intento di trovare scorrettezze nel lavoro del direttore Ðurišić, per comprometterlo.
Gli studenti e i loro genitori non hanno prestato particolare attenzione a tutto ciò. Dall’inizio dell’anno scolastico, lo scorso primo settembre, si sono rifiutati di ritornare in classe e ogni giorno hanno tenuto lezioni pubbliche davanti alla scuola. In sostanza, si trattava di lezioni pubbliche per tutto il Montenegro. Con la loro ferma decisione, questi giovani hanno mostrato ai più vecchi come bisogna lottare per i propri diritti, libertà e democrazia.
Il governo ha cercato in tutti i modi di soffocare le proteste, di scioglierle e renderle assurde, ma questo rafforzava ancora di più la decisione dei cittadini di Cetinje. Quando dopo 35 giorni le proteste si sono estese a Podgorica, perché i liceali di Cetinje sono stati sostenuti dai loro coetanei di Podgorica e di Danilovgrad e dagli studenti universitari, e quando è stato annunciato che le proteste si sarebbero potute allargare in tutto il Montenegro, il governo ha capito che non era più il caso di prenderla alla leggera.
Per risolvere il problema è dovuto scendere in campo il premier in persona. In una riunione con i manifestanti, chiusa al pubblico, Ðukanović ha praticamente accettato tutte le richieste dei cittadini di Cetinje. Fatto che, dopo 42 giorni di proteste, ha consentito agli studenti di ritornare in classe.
Gli analisti montenegrini e gli intellettuali indipendenti credono che il governo, e la rispettiva politica volta a creare uno Stato di partito, abbia subito un forte colpo con questa protesta, grazie alla quale è stato messo a nudo il sistema del governo. Un fatto che potrebbe avere conseguenze a lungo termine per il Montenegro.
"Quello che avete ottenuto è la cosa migliore che sia capitata al Montenegro negli ultimi 20 anni", ha detto, rivolgendosi ai liceali di Cetinje, il docente universitario Milan Popović.
Il suo collega Filip Kovačević è convinto che le proteste porteranno a un cambio di ciò che in più d’uno chiamano ormai "regime". "Ci sono persone in Montenegro che intendono bene la sostanza della struttura governativa, ormai logora, monopolista e che bada sempre meno alle norme democratiche e ai principi del comportamento", aggiunge il docente.
Lo scrittore Dragan Radulović sostiene che "le istituzioni in Montenegro non sono fatte per far sì che svolgano il proprio ruolo istituzionale ed è quindi naturale che all’uomo che ha in mano tutto il potere si chieda conto di tutto".
Ad ogni modo, questa è stata una pesante sconfitta per il governo montenegrino, che fa ancora più male perché arriva da Cetinje che, storicamente, rappresenta un Montenegro indomito. Questo spirito di libertà potrebbe avere un effetto domino su tutto il Montenegro, ed è ciò che il governo teme di più. E di esempi simili ce ne sono a decine in Montenegro.
"L’anno scolastico per noi è iniziato il 13 ottobre. Siamo riusciti ad ottenere tutto quello che abbiamo chiesto. Adesso è il momento di tornare in classe. Un grazie ai genitori e a tutti quelli che ci hanno sostenuto", ha dichiarato Vuko Ðaletić, studente del liceo di Cetinje. Una sua compagna di classe ribadisce che è un vero piacere essere di nuovo a suola. Marija è sicura che Miomir Ðurišić presto sarà di nuovo il loro direttore.