La diga sulla Morača

La strategia di sviluppo energetico del Montenegro prevede la costruzione di quattro dighe sul fiume Morača. Secondo alcuni esperti il progetto adottato dal governo metterebbe a repentaglio la sicurezza della stessa capitale Podgorica

18/02/2009, Redazione -

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Di Tanja Pavićević, Vjesti (traduzione e selezione Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso)

La costruzione della centrale di Veliko Andrijevo potrebbe mettere in pericolo alcuni villaggi e vie di comunicazione della regione e provocare frane presso il villaggio di Đurđevina. E in caso di eventi sismici la stessa capitale Podgorica potrebbe essere minacciata e subire un’inondazione. Lo afferma il professore Ratko Mitrović, docente di ingegneria idraulica presso l’Università di Podgorica.

Nell’ottobre 2008 il governo ha indetto una gara d’appalto per la costruzione di quattro centrali idroelettriche sulla Morača, a monte di Podgorica, per sfruttare il potenziale idroelettrico di questo corso d’acqua.

Secondo Ratko Mitrović il problema non riguarda lo sfruttamento di questo potenziale ma sarebbe insito nel progetto presentato dalla Vodoprivreda, compagnia statale della acque del Montenegro.

"Si tratta di un progetto che ha ormai vent’anni, non è stata presentata nessun’altra variante", sottolinea il professore Mitrović. La soluzione proposta rientra nel quadro della Strategia di sviluppo energetico che dev’essere implementata entro il 2025 e che prevede lo sfruttamento del potenziale idroelettrico della Morača. Ma secondo Ratko Mitrović, presenta rischi rilevanti.

"Quando si è optato per questo progetto nessuno si è reso conto che molte cose sono cambiate negli ultimi vent’anni, in particolare mi riferisco alle normative relative alla tutela dell’ambiente e alle tecniche idrauliche. La gente inoltre ha preso coscienza dell’impatto negativo che le grandi opere idrauliche possono avere sull’ecosistema e si è maggiormente consapevoli dei rischi che corrono le popolazioni che vivono a valle delle dighe".

Gli altri progetti proposti al ministero dello Sviluppo economico hanno dimostrato i difetti del progetto poi adottato. La differenza sostanziale tra le varie proposte è l’altezza degli sbarramenti.

"La costruzione di grandi bacini d’acqua a monte di luoghi abitati è una decisione delicata da prendere. Questo tipo di opere devono essere perlomeno precedute da analisi dettagliate di fattibilità prima dell’inizio dei lavori. Se non verranno promossi nuovi studi in particolare sullo slittamento di terreni nei pressi di Đurđevina, a fianco del grande bacino di Andrijevo (300 milioni di metri cubi d’acqua) e se non si programma un’analisi sui rischi connessi al progetto, gli []i che si commetteranno rischiano d’avere conseguenze catastrofiche", avverte Ratko Mitrović.

Secondo quest’ultimo è possibile che, nel caso venga adottato l’attuale progetto, si verifichino effettivamente smottamenti. Già vent’anni fa questo rischio era stato evidenziato da alcuni esperti in idrologia, geodinamica e sismologia.

Ratko Mitrović ricorda che uno studio redatto da un gruppo d’esperti dell’Istituto per le acque « Jaroslav Černi » (Mirko Milentijević, Dejan Divac, Milorad Mihajlović, Dragan Zdravković e Miodrag Popović) e pubblicato nel 2002 sottolineava i rischi di smottamenti lungo la riva sinistra della Morača a monte del bacino di Andrijevo. Gli autori dello studio proponevano nel loro studio di costruire il bacino di Andrijevo che non superasse i 265 metri sopra il livello del mare.

Anche il professore Mićko Radulović, altro esperto di ingegneria idrica, aveva sottolineato all’epoca che la costruzione ad Andrijevo di un bacino che arrivasse sino ai 285 metri sul livello del mare rischiava di provocare lo smottamento di terreni a Đurđevina e la caduta massi nel bacino stesso. Per questo sarebbe preferibile optare per una variante di 230-250 metri o, meglio ancora, di due bacini più piccoli.

"Costruire un enorme bacino potrebbe essere pericoloso per Podgorica e la piana di Zeta, che si trovano in un’area altamente sismica", sottolinea Ratko Mitrović.

"Negli ultimi 3-4 anni gli esperti e le istituzioni competenti hanno costantemente messo in guardia sugli gli smottamenti a Đurđevina. Di conseguenza la soluzione adottata del quadro della Strategia di sviluppo del potenziale energetico è da contestare. Non è la soluzione migliore per sfruttare al massimo il potenziale energetico della Morača. Se si verificassero degli smottamenti quando il bacino è pieno vi saranno inondazioni".
Le dighe possono resistere a tutto … salvo a cataclismi
Nikola Jablan, del ministero per lo Sviluppo economico – persona incaricata dei progetti di costruzione di centrali idroelettriche – sottolinea che le varianti suggerite dal professor Mitrović non sono valide perché "non supportate da studi adeguati". A suo avviso servirebbero anni e probabilmente una dozzina di milioni di euro per fornire studi altrettanto precisi di quelli realizzati per supportare l’opzione poi scelta.

Dopo aver incontrato il professor Mitrović il funzionario ha spiegato che l’azienda Elektroprivreda ha avviato questi studi vent’anni fa e che erano sufficenti per sostenere il progetto poi adottato.

"Gli studi di fattibilità realizzati a norma di legge, sono sufficenti per ottenere un permesso di costruire e per indire la gara d’appalto. Gli studi necessari per l’elaborazione della fase finale della progettazione sono stati già effettuati. Il concessionario che costruirà la centrale sulla Morača dovrà finalizzare il progetto e realizzare le ricerche necessarie per risolvere tutti gli aspetti ancora problematici prima della costruzione dei quattro sbarramenti", spiega Nikola Jablan.

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Cosa accadrà nel caso di uno straripamento dall’invaso? Secondo Nikola Jablan è difficile rispondere a questa domanda perché servirebbe che qualcuno "elaborasse dei modelli matematici e di fisica".

"Uno staripamento è possibile nel caso grandi masse di materiale caschino nel bacino d’accumulazione ma potrebbe anche verificarsi nel caso di un forte terremoto. Bisogna però considerare che le dighe sono costruite in modo da reggere a queste eventualità, salvo cataclismi maggiori, che però metterebbero a rischio tutte le città e tutte le infrastrutture del Montenegro".
Anche il monastero della Morača è in pericolo

In documenti della Vodoprivreda, datati 2001, si scrive: "Dopo aver analizzato tutte le problematiche che potrebbero emergere dalla costruzione e dallo sfruttamento delle dighe secondo il progetto originale (pericoli per il monastero della Morača, possibili straripamenti, ecc.) è stata esaminata anche una soluzione alternativa. Quest’ultima non diminuirebbe in modo rilevante la quantità di energia prodotta ma attenuerebbe i problemi nell’area del monastero. Quest’ultima prevederebbe la costruzione del bacino di Andrijevo ad un’altezza di 20-30 metri inferiore a quella programmata. Questo permetterebbe di preservare il contesto naturale nel quale è situato il monastero".

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