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Amministrative in Montenegro: i cittadini vogliono vere riforme
Dalle elezioni locali di domenica 23 ottobre il partito del presidente Milo Đukanović, DPS, esce sconfitto su tutta la linea. Persi 11 dei 14 comuni che andavano ad elezioni, compresa la capitale Podgorica dopo ventiquattro anni di governo ininterrotto. Un’analisi del voto
(Originariamente pubblicato da Vijesti , il 25 ottobre 2022)
Sono molte le ragioni per cui il Partito democratico dei socialisti (DPS) è risultato il vero perdente delle elezioni amministrative svoltesi domenica 23 ottobre. Tra queste vi è sicuramente il lascito del regime trentennale del DPS che ha governato il Montenegro ricorrendo a determinati meccanismi a dir poco discutibili, e ora ne sta pagando le conseguenze.
Così Nikoleta Đukanović, professoressa presso l’Università di Donja Gorica, commenta l’esito delle elezioni locali della scorsa domenica alle quali il partito dell’attuale presidente del Montenegro Milo Đukanović ha perso in 11 dei 14 comuni in cui si è votato, compresa la capitale Podgorica dove il DPS è stato sconfitto per la prima volta dopo ventiquattro anni di governo ininterrotto.
Il partito di Milo Đukanović ha subito una grave sconfitta anche in altri comuni dove negli ultimi decenni ha completamente dominato la scena politica locale, tra cui Pljevlja, Kolašin, Žabljak e Danilovgrad. Il DPS si è riconfermato come primo partito solo nei comuni di Bijelo Polje e Plav, e con tutta probabilità, insieme ai suoi alleati di lunga data, continuerà a governare anche a Bar. Ancora incerta invece la situazione a Šavnik, dove la prossima settimana il voto verrà ripetuto in cinque seggi elettorali.
A illustrare al meglio la reale portata della débâcle del DPS alle consultazioni elettorali della scorsa domenica è il fatto che alle elezioni locali del 2018 il DPS aveva conquistato la maggioranza assoluta dei seggi in sei dei dodici comuni in cui si era votato, riuscendo a imporsi anche in altri cinque comuni formando una nuova maggioranza insieme ai suoi alleati. Quindi, alle elezioni del 2018 il DPS aveva perso in una sola città.
Ricordando che già alle elezioni politiche del 2020 – che hanno segnato la fine del governo trentennale del DPS – nella capitale Podgorica il partito dell’attuale presidente del Montenegro ha conquistato alcune migliaia di voti in meno [su circa 143mila aventi diritto] rispetto alle amministrative del 2018, la professoressa Nikoleta Đukanović spiega che le elezioni della scorsa domenica hanno dimostrato che la parabola discendente del DPS non accenna a fermarsi, per vari motivi.
“Non vi è dubbio che il DPS sta pagando le conseguenze del modo in cui ha governato il paese per trent’anni, e questo trend è destinato a proseguire e a incidere anche sulle prossime tornate elettorali. Pur avendo goduto per decenni di una posizione di vantaggio rispetto all’opposizione, il DPS non si è mai dimostrato sensibile ai bisogni dei cittadini. Se il DPS davvero sperava di raggiungere un risultato migliore [alle amministrative dello scorso 23 ottobre], allora avrebbe dovuto sfruttare meglio la situazione creatasi come conseguenza del pessimo operato degli ultimi [due] governi. Se negli ultimi due anni avessimo avuto un governo funzionale, capace di rispettare le promesse fatte ai cittadini, [alle elezioni appena concluse] il DPS sicuramente avrebbe subito una sconfitta ancora peggiore”, spiega Nikoleta Đukanović.
La professoressa Đukanović sottolinea inoltre che la débacle del DPS è legata anche all’incapacità del partito di intraprendere profonde riforme interne. È vero che negli ultimi anni tra le fila del DPS sono comparsi alcuni volti nuovi e giovani, ma ciò non è bastato a innescare una vera catarsi politica del partito guidato dal presidente montenegrino.
“[Il DPS] dovrebbe porre maggiore enfasi sul processo di democratizzazione interna al partito, focalizzandosi su quegli esponenti, o ex esponenti di spicco del partito che agli occhi dei cittadini montenegrini incarnano la propensione all’arricchimento illegale e alla corruzione. Intraprendere tale riforma politica è una sfida tutt’altro che facile nel contesto montenegrino, considerando la nostra storia e cultura politica. Non so se il DPS abbia la capacità di compiere un simile sforzo, ma penso che le ultime elezioni abbiano definitivamente dimostrato che questa è la strada giusta da seguire”, afferma Nikoleta Đukanović.
La più grande sorpresa della tornata elettorale appena conclusa è il neo-formato movimento Evropa sad [Europa adesso, PES], guidato dai due ex ministri [nel governo Krivokapić], Milojko Spajić e Jakov Milatović, che ha conquistato ben 13 [sui 58] seggi del consiglio comunale di Podgorica, ottenendo un ottimo risultato anche a Danilovgrad, Tivat e Žabljak.
Definendo il PES uno dei principali vincitori delle elezioni dello scorso 23 ottobre, la professoressa Đukanović spiega che in un periodo di crisi, come quello attuale, questo movimento è riuscito ad affrontare con maggiore efficacia le questioni economiche e i problemi legati alle difficili condizioni di vita dei cittadini montenegrini.
“[Il PES] ha sfruttato al meglio l’attuale situazione, proponendo temi incentrati sul miglioramento della condizione economica dei cittadini. Resta da vedere se le promesse fatte dal PES [durante la campagna elettorale] si dimostreranno realistiche o meno, ossia in quale misura ci si impegnerà a realizzarle. Ad ogni modo, credo che il risultato ottenuto dal PES dimostri quanto sia vantaggioso per le forze politiche puntare sui temi a cui i cittadini tengono di più rispetto alle questioni politiche e identitarie. Il risultato del PES è più che fantastico, considerando che quella della domenica scorsa è stata la prima tornata elettorale a cui ha partecipato”, spiega Nikoleta Đukanović, precisando che il PES è riuscito ad attrarre nella propria orbita gli elettori delusi del movimento civico URA e del DPS, ma anche una parte dell’elettorato del Fronte democratico (DF), dei Democratici e del Partito socialista popolare (SNP).
Anche il DF può essere contento dei risultati ottenuti: ha conquistato la maggioranza dei seggi a Podgorica, si è imposto come prima forza politica anche a Zeta e Pljevlja, ed è il terzo partito a Podgorica dopo DPS e PES.
Nikoleta Đukanović si dice sorpresa e, al contempo, preoccupata per il risultato ottenuto dal DF, un risultato che, secondo la professoressa, dovrebbe spingerci a riflettere su “chi siamo, in quale direzione politica andiamo e a quali valori effettivamente aspiriamo”.
Pur credendo che ogni cambio di potere e nascita di nuove forze politiche sia una cosa positiva, Đukanović esprime perplessità riguardo alla possibilità che il rafforzamento di un attore politico come il DF possa contribuire a rendere la scena politica montenegrina più dinamica.
“Sono rimasta sorpresa dai risultati [ottenuti dal DF], soprattutto considerando che questo partito promuove non solo una politica conservatrice e di destra, ma anche certe idee che sono in totale contrasto con i valori tradizionalmente coltivati in Montenegro, valori che – almeno stando ad alcuni sondaggi – sono condivisi dalla maggior parte dei cittadini. Se guardiamo il numero dei cittadini montenegrini che dichiarano di avere un’immagine positiva dell’UE e di condividere valori filo-occidentali e democratici, e poi prendiamo in considerazione anche i risultati raggiunti dal DF alle ultime tornate elettorali, viene da chiedersi se quei cittadini che affermano di appoggiare l’UE lo pensino veramente. Ciò che mi preoccupa è il modo in cui i membri del DF festeggiano [le loro vittorie elettorali], il modo in cui utilizzano i simboli nazionali di uno stato estero. A mio avviso, tali comportamenti non possono che contribuire ad un’ulteriore radicalizzazione e polarizzazione della società”, sottolinea la professoressa Đukanović.
Quanto alle altre forze politiche che hanno partecipato alle amministrative dello scorso 23 ottobre, il Partito socialista popolare (SNP) non è riuscito a superare la soglia di sbarramento per entrare nel consiglio comunale di Podgorica, mentre il movimento civico URA ha conquistato solo quattro seggi. Secondo Nikoleta Đukanović, questi due partiti, insieme al DPS, sono i principali perdenti delle consultazioni di domenica scorsa.
Alla domanda se ritiene che l’SNP e il movimento URA abbiano ottenuto un pessimo risultato per via del fatto che qualche mese fa avevano formato un governo di minoranza grazie ad un appoggio esterno del DPS, la professoressa Đukanović risponde che il principale motivo della sconfitta di queste due forze politiche va ricercato in un contesto più ampio.
“Quella collaborazione con il DPS ha sicuramente influito, fino ad un certo punto, sul risultato elettorale di SNP e URA, avendo deluso quella parte del loro elettorato che si oppone fermamente al DPS. Credo però che dobbiamo prendere in considerazione tutti i fenomeni a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi: un continuo susseguirsi di scandali, l’inefficienza del governo, la politicizzazione delle istituzioni, la tendenza a piazzare nella pubblica amministrazione persone allineate al potere, la mancanza di trasparenza nella spesa pubblica, etc. In questo quadro i cittadini hanno riconosciuto un proseguimento delle cattive prassi che hanno caratterizzato il regime trentennale del DPS, ed è questo il principale motivo del crollo di consensi per il movimento URA”, spiega la professoressa.
Un altro perdente della tornata elettorale appena conclusa sono i Democratici di Aleksa Bečić che hanno subito una grave sconfitta a Budva e soprattutto nella capitale Podgorica dove, pur essendosi presentati con un’unica lista insieme al partito Demos e al Montenegro unito (UCG), hanno conquistato solo quattro seggi (nel 2018 invece, in coalizione con il movimento URA, avevano ottenuto ben diciassette seggi a Podgorica).
I Democratici sono stati riconfermati prima forza politica solo a Kolašin, mentre a Pljevlja sono il secondo partito dopo il DF.
Nikoleta Đukanović spiega che il partito di Bečić, oltre ad essersi dimostrato incapace di attrarre nella propria orbita gli elettori delusi di altri partiti, ha perso anche una parte del proprio elettorato tradizionale, non essendo riuscito a proporre un programma elettorale soddisfacente. “La maggior parte di quegli elettori si è spostata verso il movimento ‘Evropa sad’”, precisa.
Riassumendo i risultati delle elezioni amministrative dello scorso 23 ottobre, la professoressa Đukanović spiega che è difficile prevedere come il voto della scorsa domenica inciderà sulla crisi politica a livello nazionale, culminata con la caduta del governo Abazović a metà agosto.
“È possibile che il buon risultato raggiunto dalla coalizione che [alle elezioni politiche del 2020] si era imposta come prima forza politica a livello nazionale funga da vento in poppa a questi partiti, spingendoli a sedersi ad un tavolo e formare un governo funzionale. Non è però da escludere nemmeno uno scenario diametralmente opposto, ossia la possibilità che l’esito delle elezioni della scorsa domenica porti ad un’ulteriore polarizzazione e un inasprimento della lotta per il potere, rendendo le forze politiche meno propense a trovare un’intesa. Sembra che nessuna ipotesi sia da escludere, considerando quanto accaduto negli ultimi due anni, compresi i fatti che nessuno si aspettava accadessero. Quindi, prevedere scenari futuri potrebbe rivelarsi fuorviante. Ad ogni modo, credo che i partiti che fanno parte della maggioranza parlamentare, incoraggiati dai voti conquistati, possano impegnarsi con un rinnovato entusiasmo e intensificare le loro attività per raggiungere un’intesa”, conclude Nikoleta Đukanović.