Turismo spirituale
Spesso ci riescono ad arrivare solo i turisti più testardi, quelli che non si arrendono ai primi fallimenti. Ma quando (e se) arrivano trovano un’oasi di pace e serenità. Sono i monasteri della Macedonia, un potenziale unico per l’offerta turistica del Paese
I monasteri nei secoli hanno dato riparo ai viandanti. Le loro foresterie (konak) hanno garantito ospitalità, le loro mura protezione a chi si inoltrava nelle aree remote dei Balcani. Avevano grandi proprietà, ricche biblioteche, cantine per la produzione del vino, promuovevano un’agricoltura molto organizzata. Durante il Medioevo erano centri nevralgici dal punto di vista spirituale, intellettuale ed economico.
Poi sono arrivati secoli di declino, durante l’Impero ottomano. E il comunismo ha implicato ulteriore marginalizzazione: i monasteri erano esclusivamente intesi quali monumenti culturali.
E’ solo nei primi anni del post-comunismo che si è vissuto un ritorno al monachesimo. Ed è in quegli stessi anni che ha ripreso vita la tradizione di fornire ospitalità ai viaggiatori. Tutto ovviamente riadattato alla contemporaneità: ai turisti viene offerta una miscela unica tra ritorno alla natura e esperienza culturale e spirituale.
In Macedonia vi sono attualmente circa una trentina di monasteri attivi. Un altro centinaio non ha più alcuna funzione monastica, sono solo monumenti culturali. Tra quelli attivi molti, negli ultimi due decenni, sono stati ristrutturati, le loro foresterie riadattate ed ampliate.
L’eredità culturale e artistica che questi monasteri hanno preservato per secoli è senza prezzo. Ora sempre più spesso viene messa a disposizione dei turisti ai quali viene garantita un’oasi di pace e serenità. Molti di questi monasteri sorgono infatti in alcuni dei luoghi più incontaminati della Macedonia.
Certo, i turisti devono seguire alcune regole, che variano da monastero a monastero. Di solito si tratta di rispettare i ritmi della vita monacale, mangiare presso la mensa del monastero, garantire una certa disciplina, partecipare almeno ad una funzione religiosa al giorno e via dicendo.
A otto chilometri da Tetovo, Macedonia nord-occidentale, si trova il Monastero di Lesok. Fondato nel 14mo secolo è assurto a particolare popolarità nel 19mo secolo, dopo essere divenuto il centro nevralgico dell’attività di Kiril Pejcinovic, un riformatore, che ristrutturò l’edificio e lo trasformò in un importante centro di formazione e di lettere.
Più volte distrutto – in passato, nel 17mo secolo, ad opera degli ottomani e più recentemente, nel 2001, durante il conflitto etnico in Macedonia – questo monastero ha dimostrato di saper rinascere dalla proprie ceneri.
Il luogo ha un significato molto peculiare per l’identità e la cultura della Macedonia. E’ stato tra l’altro tra i primi monasteri macedoni a promuovere il turismo nei monasteri. Recentemente ha ampliato la sua capacità ricettiva a 120 posti letto. Situato ad un’altezza di 600 metri sul livello del mare offre agli appassionati di montagna un ottimo punto di partenza per camminate nella catena dei monti Shara.
L’esperienza di turismo nei monasteri è anche a buon prezzo. Di solito non si richiede più di 5 euro a notte, dato che l’obiettivo principale non è tanto realizzare profitti ma avvicinare i visitatori alle loro radici culturali e spirituali.
Ciononostante è facile rendersi conto che il fenomeno inizia ad avere un rilevante impatto economico sul territorio. Il monastero di San Nicola è situato ai margini del villaggio di Manastir in Mariovo, Macedonia meridionale. E’ uno dei luoghi più suggestivi dal punto di vista naturalistico del Paese ma anche tra i più poveri e soggetti all’emigrazione.
Il monastero di San Nicola venne eretto nell’11mo secolo, ed è stato uno dei centri che più ha promosso la vita monastica nell’intera regione. Della rivitalizzazione dell’attività monastica, negli ultimi anni, ha goduto l’intero villaggio, prima quasi completamente abbandonato. La ristrutturazione della foresteria del monastero potrebbe aprire la strada all’arrivo di nuovi visitatori e potrebbe contribuire alla rivitalizzazione economica dell’area.
Ma sono anche altri i monasteri in Macedonia ad offrire servizi per i turisti. Tra questi il monastero Jovan Bigorski, purtroppo recentemente danneggiato da un incendio e i monasteri di Sveta Bogorodica a Veljusa (11mo secolo) e Sveti Leontij a Vodoca, presso Strumica. Sempre più macedoni negli ultimi anni hanno mostrato interesse in questo tipo di turismo che combina natura, meditazione e fuga dalle città.
Il potenziale è evidente. Lo sviluppo del turismo monastico può aiutare la rivitalizzazione delle aree più rurali del Paese. Può inoltre garantire, da solo, un’opportunità di crescita dell’intero settore turistico, sino ad ora quasi esclusivamente concentrato lungo le rive del Lago di Ohrid. Può infine garantire una fonte di finanziamento per il mantenimento e la valorizzazione dell’eredità storico-artistica della Macedonia, per molti versi legata a questi antichi scrigni.
La strada da percorrere è comunque lunga. I progressi fatti sino ad ora sono legati più all’entusiasmo e intraprendenza di alcuni individui che a un piano strategico strutturato. Manca una chiara prospettiva di sviluppo sia da parte delle istituzioni ecclesiastiche che da parte di quelle statali. Ed è naturale che ogni tipo di turismo, compreso quello monastico, non potrebbe che avere dei vantaggi da una buona gestione d’insieme.
Un aneddoto ben descrive le lacune attuali. Ad un gruppo di turisti stranieri è stata recentemente vietata la visita al monastero di Sveti Gjorgji, presso il villaggio di Kurbinovo. Volevano vedere
un famoso affresco, ma purtroppo il sovraintendente del monastero, era di fretta perché invitato ad un matrimonio. Un’altra storia racconta di un gruppo di turisti giapponesi lasciati fuori dalle porte di un altro monastero perché il monaco responsabile delle visite aveva, quel giorno, la luna storta. Spesso personale poco motivato e incompetente si trova ad essere unico custode di questi veri e propri gioielli culturali e spirituali.
Altri problemi sono legati alle infrastrutture. La rete viaria macedone è particolarmente disastrata, per non parlare delle strade tortuose che portano ai luoghi poco accessibili dove solitamente sorgono questi monasteri. Alcuni tra questi ultimi possono essere raggiunti solo dai turisti più testardi e motivati, che non si arrendono a molteplici fallimenti. Ci si aspetterebbe inoltre che queste risorse vengano ad esempio pubblicizzate sul web, ma le pagine virtuali a loro dedicate non sono certo molte.
Ciononostante il potenziale è ovvio, anche per favorire uno sviluppo turistico diversificato e sostenibile. E per offrire al viaggiatore, stanco della calca e dello stress del turismo di massa, un’inaspettata oasi di pace.