Tra i torbeshi della Macedonia

Un viaggio in Macedonia alla ricerca dei torbeshi, comunità slava di religione islamica. Con un’identità fluida e alla ricerca di un riconoscimento istituzionale. Seconda puntata di un nostro reportage

21/09/2009, Tanya Mangalakova -

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Torbeshi - T.Mangalakova

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Villaggi torbeshi si trovano anche nella municipalità di Centar Zupa, che è parte dell’altipiano di Debar. Secondo fonti del XII secolo, fino all’inizio del XX secolo questa regione veniva chiamata Vapa. I torbeshi vivono qui in nove villaggi, Brostica, Zitineni, Golem Papradnik, Mal Papradnik, Balanci, Odjovci, Crnobuci, Baramoci e Gorenci. Un secolo fa, l’etnologo bulgaro Vasil Kanchov parlava di una popolazione mista di bulgari ortodossi e bulgari musulmani.

Oggi sulla piazza di Centar Zupa sventolano le bandiere macedone e turca, e le insegne sono in turco e in macedone. Secondo i dati ufficiali, su una popolazione di 6510 abitanti, l’80,17% sono turchi, il 6,9% albanesi, il 12,49% macedoni. Quando chiedo dove posso trovare i torbeshi, alcuni uomini mi rispondono che ho avuto informazioni imprecise: "A Papradnik non ci sono torbeshi, ma soltanto turchi".

Dal 1992 qui i torbeshi si sono ridefiniti come turchi o albanesi. Secondo i media macedoni, esiste una forma di assimilazione attraverso la politica di introduzione della lingua turca nelle scuole della regione di Debar al posto del macedone, soprattutto ad opera del Partito della prosperità democratica (formazione albanese) e dell’Unione democratica turca. Oggi l’istruzione nelle scuole avviene in turco, albanese e macedone.

Secondo un funzionario del ministero dell’Istruzione che lavora nella municipalità, i macedoni ortodossi si sono trasferiti a Bitola, Prilep, Ohrid, Struga, Skopje. I torbeshi e i turchi non sono in buoni rapporti, vista il "trasformismo" dei primi, che a volte si definiscono albanesi, a volte turchi. Una forma di "albanesizzazione" avverrebbe attraverso i matrimoni misti. "Quando vivevano fianco a fianco con gli ortodossi, i torbeshi festeggiavano anche Djurdjevden e le altre feste cristiane, ma adesso questa tradizione sparisce", sostiene Stojan, impiegato della municipalità.

Selim Mersimovski è maestro nel villaggio di Brostica. Oltre ad insegnare, Selim raccoglie materiali sui torbeshi, e sta scrivendo un libro sul suo paese di origine. Brostica è il villaggio più in alto di tutta la regione, a 1350 metri di altezza. Qui ci sono 120 case, e il 90% della popolazione lavora all’estero. Prima si emigrava in Jugoslavia, oggi in Italia.

Il primo villaggio da cui è partita la tradizione del "pechalbarstvo" (lavoro all’estero) è Kodjadjik. Oggi la maggior parte degli emigranti vive in Veneto, mentre un tempo lontano si andava a Sofia, in Bulgaria. Selim spiega che a partire dai primi anni ’90 in questa regione i torbeshi hanno iniziato a dichiararsi turchi, per poter accedere a posizioni sociali migliori e avere un buon lavoro.

Prendo un taxi per Kodjadjik e Novak, dove voglio incontrare il gruppo musicale Majo, i migliori suonatori di "zurni" e "tapani" della regione. Il tassista, Nuraj, viene da Golem Papradnik, e mi racconta di essere turco. "Non esiste il concetto ‘macedone di religione musulmana’, perché la religione non crea la nazionalità". Nuraj parla il turco, ma non troppo bene. Lo sanno molto meglio i suoi figli, che studiano in turco nella scuola del paese.

Parla italiano?

Kodjadjik (Città santa), conosciuto anche con il nome di Jamborija, venne conquistato nel 1448-49 da un cavaliere del sultano Murat II, diventando presto una delle roccaforti più importanti del potere ottomano in questa regione, visto che, dominando il piano di Stogovo controlla dall’alto i confini della vicina Albania. Negli anni successivi, a Kodjadjik si trasferirono numerose famiglie turche. Questa comunità giocherà successivamente un ruolo importante nei rapporti etnici con gli abitanti originari della regione di Zupa.

Gli studi più attendibili fanno risalire l’islamizzazione della popolazione cristiana di questa regione alla fine del XV secolo o all’inizio del XVI. Secondo lo studioso Limanoski il villaggio di Novak, oggi abitato dai discendenti di coloni turchi, un tempo era abitato da cristiani. In località Cernenik sarebbe stato localizzato anche un monastero, dove avrebbero vissuto una quindicina di monaci. Tra Kodjadjik e Osolnica ci sono poi i resti, ancora visibili, di antichi cimiteri cristiani.

Arrivata a Kodjadjik trovo con facilità il gruppo di Majo, che suona per il fidanzamento di Armen e Nurhan. Senza i "zurni" e "tapani" dei maestri di Lazaropole, in tutta la Zupa nella regione della Reka non è pensabile fare un matrimonio o una cerimonia importante.

Majo, maestro suonatore di "zurna" racconta che la sua famiglia si spostò nel 1949 da Lazaropole a Debar. I torbeshi di tutta la Macedonia vogliono il suo gruppo musicale per le loro cerimonie. Richieste arrivano anche dalla regione di Golo Brdo, in Albania, e dalla città turche di Smirne e Manica, dove vivono numerosi torbeshi. Majo mi dice convinto che anche gli abitanti di Golem Papradnik e Mal Papradnik, che li invitano spesso a suonare ai matrimoni, pur dichiarandosi turchi in realtà sono torbeshi.

Le danze e i rituali nel villaggio di Novak sono torbeshi, ma gran parte dell’identità di questo gruppo è andata persa. Oggi, sia a Novak che a Kodjadjik la bandiera turca sventola un po’ dappertutto, e nessuno festeggia più la festa di Djurdjevden.

Quasi tutti, da queste parti, lavorano in Italia durante gran parte dell’anno. La lingua italiana risuona in quasi tutti i vicoli di Novak, che oggi conta circa 1400 abitanti, tutti turchi. Provo a cercare altri matrimoni nel villaggio. Presto mi rendo conto che con i più piccoli si può comunicare soltanto in turco o in italiano, visto che i bambini non conoscono nemmeno i rudimenti della lingua macedone, anche perché di solito visitano il paese d’origine per non più di un mese l’anno, durante l’estate.

La lingua italiana è estremamente diffusa nei villaggi della Macedonia occidentale, dove l’emigrazione è più forte, ed è oggi una specie di lingua franca nella regione. Mentre a livello istituzionale in Macedonia si discute sull’introduzione dell’albanese come seconda lingua ufficiale, in qualche modo l’italiano è già divenuta sul campo una seconda lingua, almeno nelle regioni occidentali del paese.

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