La corte contesa

La Corte costituzionale in Macedonia cancella una legge del governo targato VMRO che introduceva l’insegnamento religioso, sia pure in forma opzionale, nelle scuole pubbliche. Un atto che ha dato inizio ad una durissima disputa tra esecutivo e massima istituzione giudiziaria macedone

24/04/2009, Risto Karajkov - Skopje

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In questi giorni la magistratura macedone sta affrontando la più seria minaccia alla propria indipendenza, una minaccia che, purtroppo, viene proprio dal governo.

La Corte Costituzionale è l’ultima istanza nella repubblica macedone. Il suo compito è proteggere la Costituzione controllando che tutta la legislazione sia in accordo con il supremo documento legale del paese.

Le decisione della Corte Costituzionale sono "definitive e di applicazione immediata": questo, in altri termini, significa che la Corte ha l’ultima parola in Macedonia. Negli ultimi 18 anni, dal giorno dell’indipendenza, la regola è stata che le decisioni prese dalle corti di giustizia non si commentano. Questo è vero per tutti gli organi giudicanti, ma in particolare per la Corte costituzionale. La regola, però, è stata infranta martedì 21 aprile.

Pochi giorni prima di Pasqua, la Corte ha cancellato la legge che introduceva l’insegnamento religioso facoltativo nella scuola pubblica. Tale insegnamento è iniziato all’apertura dell’anno scolastico lo scorso settembre, secondo una legge approvata dal governo guidato dal VMRO (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone) del premier Nikola Gruevski. La materia era facoltativa; gli studenti nella scuola primaria potevano scegliere tra una materia denominata "storia delle religioni" e corsi di educazione religiosa vera e propria. Secondo i dati riportati dalla stampa, circa il 65 per cento degli scolari ha scelto quest’ultima.

L’adozione della legge ha visto un duro scontro tra il blocco laico e quello religioso. Il piccolo Partito liberale democratico (LDP) ha presentato ricorso presso la Corte costituzionale. La decisione della Corte è arrivata la settimana scorsa, per caso o meno, proprio alla vigilia della Pasqua.

Dopo qualche giorno di quiete, durante il lungo fine settimana di festa, il VMRO si è fatto avanti con un acceso, e senza precedenti, attacco critico contro la decisione della Corte.

Il portavoce del VMRO, Ilija Dimovski, ha accusato la corte di aver preso una decisione politica voluta dal presidente uscente Branko Crvenkovski. Dimovski ha poi dichiarato che in realtà è un bene che la regola non scritta di non commentare le decisione della Corte sia stata infranta, sostenendo poi che la Corte sarebbe "vicina" al partito di opposizione social democratico (SDSM) di Crvenkovski.

Il partito VMRO ha mostrato segni di insoddisfazione verso il lavoro della Corte già da qualche tempo. Recentemente la Corte ha rescisso le leggi che riguardavano due progetti del governo sul tema della famiglia: il cosiddetto provvedimento "baby boom", progetto di legge che offriva generosi vantaggi sociali alle famiglie che avessero deciso di avere tre o quattro bambini, ma solo nelle aree del paese a bassa crescita demografica, e quello ribattezzato "registratore di cassa patriottico" per stampare ricevute che mostravano quanto della spesa fosse di origine macedone (con l’intento di favorire i prodotti locali).

La leadership del VMRO ha contestato più volte la Corte ultimamente, ed è possibile che il primo ministro Gruevski, abbia cercato di "ammorbidire" l’organo annunciando la costruzione di una nuova sede per al Corte solo pochi giorni prima della decisione riguardante il "baby boom". L’approccio "soft" ha avuto però vita breve, e con le polemiche seguite all’annullamento della legge sull’educazione religiosa il VMRO è passato allo scontro diretto.

Gli insegnanti di religione, che rimarranno probabilmente disoccupati, il 22 aprile hanno protestato davanti alla sede della Corte insieme a gruppi di cittadini "pro-fede". Chi protesta sostiene che la decisione della Corte vada contro gli interessi sia degli scolari che dei genitori che hanno scelto religione per i loro figli. Intervistato dalla stampa su cosa ci si aspetta a proposito della decisione della Corte, il portavoce dei manifestanti ha detto: "Crediamo in Dio, e quindi anche nei miracoli".

Anche la Corte ha presentato una dichiarazione alla stampa. Senza entrare nei particolari, ha rilevato atteggiamenti invasivi nei confronti del proprio lavoro da parte di più partiti e ha ricordato che le sue decisione sono definitive e di immediata esecuzione. La dichiarazione nota altresì che la sospensione dell’educazione religiosa è una conseguenza del principio costituzionale della separazione tra religione e stato, ma che le comunità religiose sono libere di organizzare le proprie scuole religiose.

Questo è il punto centrale che vari esperti del settore avevano provato a mettere a fuoco nei giorni che hanno preceduto la decisione: il professor Ljubomir Cuculovski che insegna filosofia delle religioni nella facoltà di filosofia dell’Università di Skopje ha dichiarato che "la sospensione dell’educazione religiosa nelle scuole pubbliche non significa sospensione in assoluto". Cuculovski, che è personalmente laico, suggerisce che le comunità religiose possano insegnare in chiese, monasteri, campi estivi e così via, ma che ciò che è pubblico va separato dalla religione.

Il VMRO ed i suoi esponenti sostengono che l’educazione religiosa dà ai ragazzi valori etici (mentre Cuculovski obietta che etica non è equiparabile a religione) e mettono l’accento sul fatto che essa è opzionale, e che questa possibilità esiste in molti paesi europei, secondo loro più di 20. Secondo il VMRO, poi, essendo opzionale l’insegnamento religioso dava alla gente la possibilità di scelta, e che la Corte ha negato questo diritto.

Alcuni manifestanti davanti alla Corte sono stati più diretti nell’esprimere il loro disappunto. I loro striscioni dicevano "Basta con la dittatura dell’ateismo".

In ogni caso non erano i soli a sostenere accuse di tentativi di repressione. Sia i socialdemocratici che i liberaldemocratici hanno condannano l’attacco del VMRO alla Corte costituzionale.

"Il VMRO sta cercando da tempo di mettere la magistratura sotto controllo", ha dichiarato Emilijan Stankovic del SDSM. " Non sarei sorpreso che tentassero la stessa cosa con la stessa Corte."

Il presidente uscente Crvenkovski ha espresso le critiche più dure. Ha affermato infatti che il suo avversario storico, il primo ministro Gruevski, dopo aver cercato di imporre il proprio controllo su parlamento, poteri locali e presidenza della Repubblica, ora vuole il controllo della Corte costituzionale. "Comunque venga posta la questione, questo è totalitarismo", ha detto Crvenkovski.

L’ambasciatore Ue in Macedonia, Ervan Fuere, è stato l’unico diplomatico straniero che ha commentato gli sviluppi della polemica in atto. Sia pure con linguaggio molto cauto, Fuere ha espresso rammarico verso il VMRO per l’attacco alla Corte: "Chi si comporta in questo modo dovrebbe pensare a cosa ha da guadagnare dalla delegittimazione di una così importante istituzione".

Gli esperti legali, in genere, giudicano l’attacco di partiti politici ed altri gruppi della società, come le comunità religiose, nei confronti della Corte come un oltraggio.

Non bisogna dimenticare che il VMRO, con gli alleati della coalizione, ha in parlamento una maggioranza sufficiente per cambiare la Costituzione ed il ruolo della Corte. Raramente una maggioranza ha potuto godere di una tale posizione di forza durante una legislatura. Prima di procedere in questo senso, però, Gruevski dovrebbe riflettere attentamente sulle conseguenze.

Nel frattempo quanto accaduto in questi giorni è motivo di vergogna più per il partito di maggioranza che per la magistratura.

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