La Macedonia allo specchio I

Dopo gli incidenti di due settimane fa, in Macedonia si torna a votare in molti collegi. La situazione politica letta da Zidas Daskalovski, docente di scienze politiche all’Università di Skopje e presidente dell’Institute for Research and Policy Making, e da Daut Dauti, analista ed editorialista

13/06/2008, Risto Karajkov - Skopje

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Zidas Daskalovski

Queste elezioni sono state descritte da più parti come le peggiori che la Macedonia abbia mai avuto. Quali conseguenze potrebbero portare sul piano interno e su quello internazionale?

In Macedonia ci sono state parecchie elezioni poco riuscite, e forse queste non sono state le peggiori. La differenza, rispetto ad esempio a quanto accaduto nel 1994, è che il paese oggi è molto più avanti nel processo di integrazione euro-atlantica, e quindi le irregolarità appaiono oggi molto più evidenti. Anche nel ’94 ci sono stati molti problemi, ma all’epoca furono ignorati, e non misero in crisi l’immagine del paese.

Nello specifico, la conseguenza più grave è che potremmo ricevere un giudizio negativo dall’UE nel suo prossimo report, e non ricevere entro l’anno una data precisa per l’avvio dei negoziati sull’adesione. Nel 2009, poi, l’Unione sarà occupata nella formazione di una nuova Commissione Europea, e di certo avrà meno tempo per occuparsi di Macedonia, quindi, in un certo senso, rischiamo di perdere l’ultimo treno utile. Non avere una data significa perdere terreno nei confronti dei nostri "competitori" regionali, che si stanno avvicinando rapidamente. Questo potrebbe riaprire l’opzione dell’"approccio regionale", e potremmo essere inseriti in un gruppo comune con Albania, Serbia e Bosnia, paesi che hanno già annunciato di voler iniziare il processo negoziale per l’ingresso in UE. Inoltre, un ulteriore ritardo sarebbe sicuramente negativo sul piano della stabilità interna, soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra componente macedone e albanese, considerando il fatto che la Macedonia ha riserve sul riconoscimento del Kosovo. C’è poi la disputa sul nome con la Grecia, che ci ha chiuso le porte alla Nato. Queste due questioni, ingresso nella Nato e Kosovo, sono molto importanti per gli albanesi di Macedonia, e quindi uno sviluppo in questo senso della situazione ha un forte potenziale negativo.

Se la ripetizione del voto sarà problematica quanto le consultazioni del 1° giugno, il giudizio dell’UE sarà davvero pessimo. La Grecia sfrutterà l’occasione per rilanciare l’idea che la Macedonia non è matura né per la Nato né per l’UE. La dichiarazione finale stilata a Bucarest dice che la Macedonia sarà invitata nel momento in cui risolverà la disputa sul nome con la Grecia, ma non fa menzione del fatto che la Macedonia risponde già a tutti i requisiti richiesti. La Grecia può fare leva su questo fattore, chiedere una riesamina, insistere su una nostra presunta impreparazione.

A livello strettamente interno, le conseguenze più forti vengono dal carattere molto aggressivo della campagna, dal fatto che sono state tollerate molte parole irresponsabili, e che ci sono state violenze. Questo significa non giocare secondo regole democratiche e sia il DPA (Partito democratico degli albanesi) che il DUI (Unione democratica per l’integrazione), tenendo presente il grado di radicalizzazione raggiunto da entrambe le formazioni, potrebbero continuare su questa strada nel momento in cui si dovessero vedere esclusi dal governo. Potrebbero optare entrambi per il blocco delle istituzioni.

Sicuramente, dei tanti aspetti negativi delle elezioni, il peggiore in assoluto riguarda le accuse rivolte ad istituzioni dello stato, innanzitutto ai reparti speciali di polizia, di essere coinvolte nelle irregolarità, parteggiando attivamente per l’uno o l’altro dei contendenti.

Domenica prossima le elezioni verranno ripetute nelle circoscrizioni in cui il voto è stato annullato dalla Commissione Elettorale Centrale. Vista la rivalità tra i due maggiori partiti in campo albanese, DPA e DUI, quali sono le possibili opzioni per la formazione di un nuovo governo?

Dai dati che sono emersi dai sondaggi, sembrava che il DUI fosse in vantaggio alla vigilia delle elezioni, ma poi il DPA ha avuto un risultato sorprendentemente buono. Adesso, però, in molte delle circoscrizioni in cui il DPA ha vinto ci sarà una ripetizione del voto la Commissione Elettorale Centrale ha annullato circa 170mila voti, la maggior parte dei quali in circoscrizioni abitate da albanesi. Il DUI ha accolto con soddisfazione la decisione, al contrario di quanto ha fatto il DPA, ndr., il che significa che probabilmente sarà il DUI ad uscire vincitore. Resta però da vedere con quale margine. Potrebbero presentarsi problemi se il VMRO (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone) dovesse escludere un’alleanza col DUI, potrebbe ripresentarsi infatti la questione della legittimità della componente albanese dell’esecutivo. Quindi una coalizione con il DUI non può essere esclusa. Credo che nelle fila del VMRO ci si stia rendendo conto che, dopo tutte le irregolarità del 1° giugno, una coalizione col DPA inizia a diventare un fardello, sia per l’immagine del paese che per quella del primo ministro Gruevski. Nell’opinione pubblica è diffusa l’impressione che il DPA sia stato il maggiore responsabile delle irregolarità. Non so quanto questa percezione corrisponda alla realtà, ma senza dubbio il DPA, come partito di governo, ha un maggiore grado di responsabilità in quanto è accaduto.

L’altra opzione, naturalmente, è una rinnovata coalizione con il DPA. Questo porterebbe a problemi con il DUI, e ci sono segnali che questa soluzione non sarebbe molto gradita alla comunità internazionale. Un governo con il DUI, d’altra parte, potrebbe causare problemi con le frange più radicali del DPA, anche se in generale questa scelta godrebbe di maggior supporto in campo albanese e da parte dei partner internazionali. La terza opzione sul tavolo è una grande coalizione VMRO-DUI-DPA, che oggi tutti definiscono impossibile, anche se, come è noto, in politica nulla è impossibile, soprattutto se dovesse esserci pressione internazionale in questa direzione. Rimane comunque un’alternativa poco probabile, quanto quella di un governo monocolore VMRO.

Potrebbero esserci nuove violenze durante la ripetizione del voto di domenica?

Il governo dovrebbe essere in preda alla follia, per permettere che le violenze si ripetano. Naturalmente un controllo totale sul terreno è impossibile, ma io non credo che i partiti politici possano permettersi nuovi colpi di testa. Forse qualche incidente isolato è possibile, ma non nelle dimensioni di quanto successo il 1° giugno

Leggi l’intervista con Daut Dauti, analista indipendente ed editorialista politico

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