Collegio elettorale unico: più democrazia in Macedonia del Nord?

L’attuale sistema elettorale, che vede la Macedonia del Nord divisa in sei collegi, favorisce nettamente i partiti principali a danno dei più piccoli, che ora chiedono che si passi ad un collegio unico

01/04/2021, Aleksandar Samardjiev - Tetovo

Collegio-elettorale-unico-piu-democrazia-in-Macedonia-del-Nord

© roibu/Shutterstock

I partiti minori al governo e l’opposizione in Macedonia del Nord hanno presentato un’iniziativa congiunta in parlamento chiedendo modifiche al sistema elettorale, sperando che la modifica porti a condizioni per loro migliori per ottenere più seggi. L’idea è di avere un singolo collegio elettorale al posto degli attuali sei, eliminare le soglie di sbarramento e abolire il finanziamento pubblico dei partiti.

Un sistema che favorisce i partiti più grandi

L’attuale modello elettorale è considerato vantaggioso solo per i partiti principali, in quanto elimina ogni concorrenza da parte di partiti più piccoli o di nuova formazione. Dalle prime elezioni democratiche del 1991, i due principali partiti Vmro-Dpmne e Sdsm si sono alternati al governo, spesso correndo insieme ad alcuni dei partiti minori. Sul lato albanese questo sistema ha favorito solo il partito Dui, al governo dal 2002. In Macedonia del Nord, nonostante l’ideologia presente nei loro nomi, i partiti hanno per lo più base etno-nazionale.

L’iniziativa non è nuova. Da tempo in campagna elettorale i partiti parlano di collegio unico, liste aperte e proposte simili. Ci sono state diverse iniziative per cambiare il sistema elettorale in Macedonia del Nord, anche nel 2019 e nel 2020, ma sono state sempre respinte dai principali partiti.

Ci sono anche raccomandazioni dell’Osce-Odihr per cambiare il sistema elettorale. Per passare, ogni modifica richiede la maggioranza assoluta di 61 parlamentari su 120. Dal 1991, ci sono stati 35 emendamenti tra modifiche e integrazioni della legge elettorale.

Anche durante l’ultima campagna elettorale si è parlato di collegio unico, ma ora la posizione dei partiti non è chiara. "Levica", Ldp e Vmro-Np chiedono ora il sostegno di Sdsm e Vmro-Dpmne o minacciano di bloccare il parlamento.

"’Levica’ è attualmente il partito più danneggiato dal sistema, che non articola concretamente gli interessi degli elettori. Con quasi 40mila voti, se ci fosse un collegio unico ‘Levica’ avrebbe cinque parlamentari invece degli attuali due", ha dichiarato il presidente del partito Dimitar Apasiev.

Sdsm dichiara di sostenere la proposta, mentre Vmro-Dpmne ritiene che le modifiche al sistema elettorale dovrebbero essere discusse solo all’interno dei gruppi di lavoro parlamentari. "Finora non ci sono stati progressi", ha riferito il coordinatore del parlamento Micevski.

Il partito albanese Besa, ora al governo, non è d’accordo e chiede che ci siano invece tre collegi. "Questo modello rifletterà il carattere etnico, politico e geografico del paese", ha affermato il suo rappresentante il giorno in cui è stata presentata l’iniziativa.

Dui ha dichiarato in passato la propria apertura alla prospettiva di avere tre collegi elettorali. Il partito sarebbe pronto ad accettare anche un collegio elettorale unico, ma se non penalizza l’elezione di parlamentari appartenenti alla comunità albanese.

Tre sistemi dal 1991

In Macedonia finora ci sono stati tre sistemi elettorali: maggioritario dal 1991 al 1998, una combinazione di maggioritario e proporzionale nel 1998-2002 e poi un sistema proporzionale con sei circoscrizioni. Il collegio unico con liste aperte è considerato una soluzione più democratica per superare il sistema bipartitico.

Nelle elezioni parlamentari del 1990 e del 1994 i seggi sono stati distribuiti utilizzando il maggioritario, con maggioranza assoluta al primo turno e relativa al secondo turno. Nel 1998 è stato introdotto un sistema combinato: 85 parlamentari eletti con il maggioritario e 35 con il proporzionale per l’intero territorio della Repubblica di Macedonia. La distribuzione dei seggi è stata basata sul metodo D’Hondt, con una soglia di sbarramento del 5%.

Nelle parlamentari del 2002 è stato introdotto un modello proporzionale per la distribuzione di tutti i 120 seggi parlamentari, con sei collegi elettorali e 20 parlamentari eletti in ciascuno di questi ultimi. Anche in questo caso è stato utilizzato il metodo D’Hondt (il principio della media più alta del numero totale di voti in un collegio elettorale diviso per il numero dei partiti) che si ritiene favorisca i partiti e le coalizioni più grandi.

Elezioni amministrative in arrivo

Il prossimo ottobre si terranno le elezioni amministrative. Ogni quattro anni i sindaci vengono eletti con un sistema maggioritario: se al primo turno non c’è un’affluenza di almeno un terzo, i primi due candidati vanno al ballottaggio. I consiglieri vengono eletti con il proporzionale – ma su liste chiuse – e la ripartizione dei seggi si basa anche in questo caso sulla formula D’Hondt.

Da varie parti sono arrivate dichiarazioni a favore dell’introduzione di liste aperte per i consiglieri.

"Le liste aperte sono una buona opportunità per i cittadini di eleggere la persona che ritengono migliore, ma anche un tentativo di democratizzazione la struttura interna dei partiti", hanno dichiarato gli analisti locali ai media dopo che il ministro della Giustizia ha annunciato la possibilità di introdurle. Secondo il ministro, questo sarebbe un primo passo per cambiare il modello elettorale e introdurre il collegio unico.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta