Bruxelles, mon amour
Quello che sembrava un esodo di massa da Serbia e Macedonia verso l’Unione europea, grazie alla liberalizzazione del regime dei visti, si è rivelata una truffa in grande stile. False agenzie di viaggio trasportavano migranti verso Bruxelles in cambio di poche centinaia di euro
Le tensioni causate dalla notizia del crescente numero di cittadini macedoni che hanno richiesto asilo politico in vari paesi dell’Unione europea dall’inizio del 2010, soprattutto in Belgio, sembrano essersi lentamente smorzate.
Giovedì 11 marzo sono arrivati a Skopje i primi autobus carichi di delusi “aspiranti rifugiati” provenienti da Bruxelles. Il Belgio è stato uno dei paesi più segnati dall’onda di migranti che hanno sperato di assicurarsi un futuro migliore nella ricca Unione attraverso la richiesta di asilo. Gli autobus, pagati dal governo belga e con a bordo funzionari degli uffici addetti alle questioni migratorie, hanno riportato a casa anche molti cittadini serbi.
Nei prossimi giorni si aspetta la partenza di nuovi autobus non solo dal Belgio, ma anche da altri paesi europei. Gli sviluppi della questione sembrano aver calmato le acque, dopo che nelle settimane scorse i media avevano surriscaldato il panorama politico europeo con notizie che parlavano di ondate massicce di emigranti richiedenti asilo dalla Macedonia a dalla Serbia.
A inizio marzo, dopo essere stata sollecitata dal governo belga, la Commissione europea ha reso nota l’esistenza del fenomeno. La stessa Commissione ha poi richiesto esplicitamente ai governi dei paesi balcanici che hanno recentemente beneficiato della liberalizzazione del regime dei visti (Macedonia, Serbia e Montenegro) di spiegare ai propri cittadini non solo i diritti, ma anche gli obblighi che derivano dal nuovo regime senza visti.
Michele Cercone, portavoce della direzione Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione ha fatto il punto sulla situazione, parlando di fenomeno migratorio dovuto a motivi economici, sottolineando poi che le reali chance di ottenere asilo sono estremamente basse per la maggior parte dei richiedenti.
Dall’inizio del 2010 le autorità belghe hanno registrato un netto aumento delle richieste di asilo da parte di cittadini macedoni e serbi. Vari i numeri tirati in ballo dai media: secondo alcune stime sarebbero circa 400 i macedoni ad aver chiesto asilo in Belgio dall’inizio dell’anno, un numero nettamente maggiore se confrontato con le statistiche dell’anno scorso.
Altre fonti stampa hanno scritto di 300 richiedenti asilo dalla Serbia solo a febbraio, soprattutto albanesi e rom provenienti dalle regioni meridionali del paese. Richieste di asilo sono aumentate anche in altri paesi dell’Ue. Sarebbero state 160 quelle presentate a febbraio da cittadini macedoni in Svizzera, un numero tre volte maggiore a quelle sottoposte nell’intero 2009. Secondo i media macedoni, un migliaio di rom provenienti soprattutto dalla Serbia meridionale, ma anche da Macedonia e Montenegro sarebbero entrati in Svezia via autobus. In questo caso, però, molti sarebbero riusciti ad ottenere asilo e assistenza da parte del paese ospitante.
Fin da subito, comunque, la vicenda ha mostrato molti aspetti poco chiari e difficilmente spiegabili. Senza il regime di visti, infatti, i migranti potrebbero semplicemente entrare in Unione europea come semplici turisti, scegliendo poi di restare illegalmente nel paese prescelto e nascondendosi alle autorità, magari per anni.
Quello che invece è successo in queste settimane, con decine di “aspiranti rifugiati” pronti a dichiarare immediatamente la propria presenza in Belgio alle autorità di Bruxelles per sottoporre la richiesta di asilo, non sembra la situazione tipo dell’emigrazione clandestina spinta da motivi economici.
Una serie di indagini giornalistiche in Macedonia ha cominciato a portare un po’ di luce sull’inspiegabile fenomeno. Gli “aspiranti rifugiati”, persone provenienti dalle fasce più deboli della popolazione, poveri e spesso analfabeti, sono stati ingannati da truffatori che li hanno convinti che, con la richiesta di asilo, avrebbero potuto godere dell’assistenza sociale del paese di arrivo. A molti dei migranti era stato detto che i ricchi paesi dell’Ue avrebbero garantito loro un appartamento dove vivere e un assegno mensile.
I giornalisti che si sono occupati del caso sono presto arrivati a individuare delle “agenzie di viaggio”, spesso senza alcuna licenza, che hanno trasportato i disperati verso Bruxelles e altre destinazioni europee per 100 euro. Il prezzo, oltre al biglietto, comprendeva un ricco assortimento di bugie, ritagliato su misura per convincere i propri clienti a partire in cerca di un’opportunità di vita migliore.
Per molti degli sfortunati “aspiranti rifugiati” 100 euro rappresentavano i risparmi di una vita. In seguito alle reazioni provenienti dall’Ue e ai reportage pubblicati sui media, il governo di Skopje ha reagito in fretta, mettendo fine all’attività delle “agenzie di viaggio” implicate.
Il premier belga Ives Leterme è arrivato in Macedonia l’8 marzo, per aiutare le autorità locali a fare chiarezza sulle mistificazioni diffuse nel paese. Leterme ha ribadito che il suo paese non concede asilo politico per motivi economici. Il premier belga ha poi chiesto al suo omologo macedone, Nikola Gruevski, di diffondere informazioni precise ai propri cittadini. Il giorno seguente funzionari belgi, guidati dal Segretario di stato per l’immigrazione Melchior Wathelet, hanno visitato la regione di Lipkovo, nel nord della Macedonia, luogo di origine di molti richiedenti asilo.
Il governo macedone ha iniziato una campagna sui media per mettere i propri cittadini in guardia da false promesse. Per molti giorni vari ministri hanno fatto dichiarazioni a riguardo sui media nazionali. L’azione ha portato presto a risultati visibili, e il flusso di autobus diretti a vari paesi dell’Ue si è interrotto.
Come detto, il primo autobus in direzione opposta è arrivato l’11 marzo. Le autorità giudiziarie hanno già cominciato le indagini: la speranza è che si arrivi a punire chi ha approfittato delle speranze dei più poveri tra i poveri.
Quello che all’inizio è stato descritto come un esodo di massa, in grado addirittura di mettere a rischio l’appena ottenuta liberalizzazione dei visti, si è rivelato una truffa in grande stile. I governi della regione balcanica, così come quelli dell’Ue combattono contro il traffico di persone da anni. E’ una lotta difficile, contro avversari organizzati e scaltri. Vista la natura di quanto accaduto, i severi ammonimenti di Bruxelles sulle possibili future ripercussioni sul regime dei visti sembrano esagerate.
I media hanno avuto il merito di portare alla luce la natura truffaldina di quanto accaduto, indicando gli organizzatori e aiutando le possibili future vittime a orientarsi e ad evitare di essere sfruttate. C’è però anche chi, come Alexandra Stiglmayer dell’European Stability Initiative (ESI), ha sottolineato come molti media abbiano in realtà gonfiato irresponsabilmente la vicenda.
“Ci sono stati abusi in tempo di visti, ed è chiaro che ce ne saranno anche in regime di liberalizzazione. E’ un peccato che alcuni media abbiano esagerato nei toni nel raccontare questa vicenda”, ha dichiarato la Stiglmayer.
“Si tratta di un problema amministrativo, non politico”, ha dichiarato in un’intervista alla tv macedone “A1” Pavel Gantar, presidente del parlamento sloveno. La Slovenia è stato uno dei più convinti sponsor della nuova politica di liberalizzazione verso Macedonia, Serbia e Montenegro.
Di certo la vicenda ha rappresentato il primo test importante per la politica di liberalizzazione, che per i tre paesi sopra indicati è cominciata a partire dallo scorso 19 dicembre. Bosnia Erzegovina e Albania dovrebbero essere i prossimi paesi a godere della possibilità di viaggiare senza visto già nel 2010. Sempre che le polemiche di queste settimane non si riflettano negativamente su un’ulteriore apertura da parte dell’Ue.