Un Nuovo Respiro per il Kosovo?
Il prossimo 12 dicembre si terranno le elezioni politiche in Kosovo. Fryma e re (Nuovo respiro) è un nuovo partito che si propone come un’alternativa politica portatrice di cambiamento e si rivolge principalmente ai giovani. Puhie Demaku, una dei suoi membri, ha spiegato ad Osservatorio Balcani Caucaso l’origine, gli obiettivi e le aspirazioni di questa nuova formazione
Puhie Demaku, è una giovane attivista del partito Fryma e Re (Nuovo Respiro). Dopo la laurea in Scienze contemporanee europee, presso l’università di Sussex nel Regno Unito è ritornata in Kosovo per lavorare nell’ambito della società civile. Ha lavorato nell’ambito di diverse iniziative dell’USAID. Per un determinato periodo ha lavorato presso il ministero dell’Amministrazione Pubblica locale. Ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni nella lista del partito FeR con l’intento di colmare il vuoto di politiche sociali che a suo avviso caratterizza negli ultimi anni i governi kosovari.
Com’è nato il partito Fryma e re (Nuovo respiro)?
Il FeR (Nuovo Respiro) è un’idea maturata da qualche tempo. Il pessimo governo in Kosovo e la mancanza di alternative valide per i cittadini sono i motivi principali che hanno portato alla fondazione di questa nuova alternativa politica. Questo progetto è stato inizialmente intrapreso da Shpend Ahmeti e Ilir Deda. Le adesioni da parti dei giovani sono in costante crescita.
Che tipo di background hanno gli iniziatori di questo partito?
Il consiglio dei fondatori è costituito da undici membri, esperti provenienti da diversi settori, quali l’economia, la sanità, l’istruzione, i media, e la società civile. L’adesione al partito è sempre maggiore e si stanno aggiungendo nomi che sono molto noti nella società kosovara. Il background dei membri e sostenitori del nostro partito è fortemente variegato.
Qual è lo scopo del FeR?
Tutti siamo testimoni di quel che è successo in Kosovo negli ultimi 11 anni. Ciò che è avvenuto è esattamente il contrario di quel che noi pensavamo fosse la libertà. È esattamente il contrario dei nostri valori nazionali e dei valori democratici. Invece di progredire il Kosovo si è ritrovato a ristagnare, e ha subito un regresso su più aspetti. Lo scopo del partito FeR è migliorare la qualità della vita in Kosovo, incentivare il rispetto della legge, il rispetto della dignità dei cittadini, lo sviluppo economico, il benessere sociale, l’istruzione. Si tratta di una serie di elementi che al cittadino kosovaro oggi appaiono un lusso e non come dei diritti fondamentali.
Perché avete deciso di fondare un partito e non un’Ong o qualcosa di simile nell’ambito della società civile?
Il nostro partito è il risultato degli sviluppi che hanno avuto luogo negli ultimi anni in Kosovo. Abbiamo deciso di entrare in politica poiché ci siamo resi conto che questo è l’unico modo che si ha per agire e cambiare effettivamente le cose. I giovani hanno perso la fiducia nelle istituzioni del Kosovo, fatto estremamente dannoso. Noi vogliamo testimoniare che siamo un’alternativa concreta, che questo paese può e deve cambiare. Mentre comunichiamo con i cittadini ci rendiamo conto di quanto sia necessario ridare fiducia alla politica.
Quali sono, in concreto, i problemi della società kosovara?
I problemi sono numerosissimi. Sono diversi i settori che consideriamo cruciali e che abbiamo inserito nel nostro programma. Abbiamo così individuato alcuni pilastri fondamentali su cui concentrare i nostri sforzi: lo sviluppo economico, l’ordine pubblico, il rispetto della legge, il benessere sociale (e la sanità), il buon governo, l’istruzione e l’integrazione europea.
Che tipo di soluzioni avete da proporre in questi settori?
Il nostro scopo non è solo la constatazione dell’esistenza di determinati problemi. Abbiamo riunito diversi esperti dei rispettivi settori per pensare a delle soluzioni da proporre, basate sulle capacità, sull’esperienza e sul coraggio. Sono tutti esperti che ormai sono diventati parte integrante del nostro partito.
Perché tali problemi non sono stati risolti da parte dei partiti al potere?
Più fattori hanno impedito la soluzione di questi problemi. Vanno menzionati la mancanza di volontà, l’incompetenza e gli interessi personali coinvolti. Sono cose che hanno prevalso sugli interessi dei cittadini e delle istituzioni.
Come vi classificate? Di destra, di sinistra, o condividete l’opinione di molti analisti che queste categorie non sono applicabili al Kosovo?
FeR sarà una partito di centro. I nostri valori sono liberal-democratici e vertono sul benessere del cittadino. Questi sono principi che non devono rimanere sulla carta.
Con quale partito entrereste in coalizione?
Non siamo ancora arrivati alla fase delle eventuali coalizioni. È ancora troppo precoce fare calcoli di questo tipo. Ciò che garantiamo è che rappresenteremo fedelmente il nostro elettorato, e non scenderemo a compromessi che rischiano di minare i nostri principi fondamentali. Terremo sempre a mente che noi siamo entrati in politica per offrire un cambiamento.
Il fatto che siete una formazione giovane, che mira a fornire un cambiamento alla società kosovara, fa pensare a una certa somiglianza con il movimento di Albin Kurti, Vetevendosja, che a sua volta si presenterà come partito politico alle prossime elezioni…
Le nostre posizioni sull’economia non ci ostacolano a instaurare dei buoni rapporti con il movimento Vetevendosja. Non li vediamo come i nostri rivali principali.
Condividete il punto di vista di Vetevendosja sull’unione del Kosovo all’Albania?
Noi crediamo che il nostro impegno per integrare il Kosovo nell’Unione Europea, sarà il miglior modo per colmare tutte le integrazioni nazionali possibili tra gli albanesi. Se siamo di fronte a un’integrazione economica, dell’istruzione, della cultura, e cooperazione istituzionale su più piani, il concetto dei confini diventa qualcosa di astratto e di sormontabile.
Come si presenta la situazione dei giovani kosovari oggi? Cosa cambierebbe in Kosovo se i giovani andassero al potere?
I giovani costituiscono il 60% della popolazione kosovara. E’ la parte più energica e vitale del Kosovo. Però, paradossalmente, sono tra le categorie più trascurate della società kosovara. Se queste energie non vengono orientate nella giusta direzione, le conseguenze potrebbero essere fatali per il Kosovo. Per questo motivo abbiamo dei piani concreti per i giovani: assunzione, istruzione di qualità, il ritorno dei cervelli in Kosovo e strategie per contrastare il brain drain. Bisogna creare un paese in cui ai giovani non venga solo chiesto di votare in sede elettorale, ma in cui possano anche partecipare e godere dei propri diritti.