Kosovo: Rugova experience
Peć/Peja, Kosovo occidentale, è una città distesa lungo una via che porta dal paesaggio collinare alle impervie montagne della Val Rugova. Queste ultime sono luogo ideale per il turismo di montagna. Lo racconta al sito www.viaggiareibalcani.it Agron Kaliqani, dell’associazione Rugova Experience
Tratto da www.viaggiareibalcani.it
Raggiungiamo telefonicamente Agron Kaliqani a poche settimane dalla terribile alluvione che ha sconvolto il nord dell’Albania, provocando frane e allagamenti anche nelle regioni circostanti. "Per fortuna ora la situazione è sotto controllo, anche se durante l’alluvione il fiume è straripato causando la morte di due bambini che giocavano nelle vicinanze della riva".
Agron è membro di Rugova Experience , per la quale seguirà nei prossimi due anni le attività in cui l’associazione è coinvolta all’interno del programma SEENET II nel progetto "Valorizzazione del turismo ambientale nei territori di Scutari, Niš, Kraljevo, Nikšić, Peć/Peja" .
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A sud-ovest di Peć/Peja, appena usciti dalla città ci si inoltra nella Val Rugova, che tra faggi, abeti e ginepri ti conduce in Montenegro. La valle comprende 13 villaggi posti a differenti altitudini, ed è attraversata dal fiume Lumbhard, il "fiume bianco". Il lato destro di questa valle – più precisamente i quattro villaggi di Drelaj, Reka Allages, Malaj, Pepaj – è stato scelto come area di implementazione del progetto, declinato qui in termini di sviluppo rurale, di montagna, alpino.
Da quanto tempo collabori con Rugova Experience? Ci faresti una breve presentazione di questa associazione?
La mia esperienza lavorativa incomincia nel 2000. Tornato a Peć/Peja dopo dieci anni vissuti tra Svizzera e Germania, ho iniziato a collaborare con il Tavolo Trentino con il Kossovo. Tra i vari settori d’intervento in cui è impegnata l’associazione – dallo sviluppo locale all’elaborazione del conflitto passando per il welfare e il supporto a giovani e media indipendenti – un posto di primo piano lo ha sempre avuto la promozione territoriale attraverso il turismo responsabile, approdo inevitabile vista la bellezza della natura che circonda la mia città, alla quale si affiancano storia e tradizioni uniche. Col passare degli anni questo specifico campo d’attività si è ulteriormente sviluppato grazie al sostegno delle istituzioni locali, che si sono affiancate a Rugova Experience e ai vari partner italiani del Tavolo Trentino con il Kossovo. A partire dallo scorso anno, nel momento in cui è partito il programma SEENET II mi sono trasferito a seguire il progetto direttamente negli uffici di Rugova Experience.
Accanto a Rugova Experience il progetto sarà guidato da altre due associazioni, Marimangat Peje e Era Group.
Marimangat Peje (i Ragni di Peja – www.marimangat.org ) è un’associazione di alpinisti nata nel 2003 grazie al sostegno del Tavolo Trentino con il Kossovo. Oltre a formare guide di montagna ed organizzare percorsi di trekking, svolgono attività di sensibilizzazione e di educazione ambientale. Ed insieme di salvaguardia e di tutela dell’ambiente a partire proprio dalla Val Rugova, dove d’estate vengono organizzati campeggi per i ragazzi di ogni nazionalità.
Anche Era Group (training of local people and environmental issue – www.eradirect.org ) lavora nel campo della sensibilizzazione ambientale; inoltre portano avanti un importante progetto finalizzato alla costruzione di un ponte che dovrebbe collegare i due lati di un canyon della Val Rugova, permettendo in tal modo un ulteriore sviluppo dell’offerta turistica.
Avete deciso di concentrarvi sul turismo di montagna e su quello culturale. La prima scelta è quasi inevitabile, dal momento che su una superficie di 603km2 più della metà del territorio (52%) è coperto da montagne. Quali in particolare le attrazioni/unicità naturalistiche di questa valle?
La Val Rugova circonda Peć/Peja, è una presenza viva: da qualsiasi punto della città, alzando un poco lo sguardo si scorgono le vette di montagne, pareti rocciose e boschi. Seguendo il fiume Lumbhard, sulle cui rive riposa la città di Pec/Peja, si entra nella Val Rugova attraverso il canyon omonimo, dodici chilometri stretti tra rocce alte sino a mille metri. I monti facenti parte della Val Rugova sono conosciuti come le "montagne maledette". Il turismo naturalistico si presta ad essere praticato in tutte le sue forme: partendo dal fondovalle, durante l’estate ci si può rinfrescare nell’acqua limpida del fiume Lumbhard, dove si può anche praticare il rafting; iniziando a salire in quota, già ad altitudini modeste è possibile organizzare camminate e trekking non impegnativi, adatti a qualsiasi gruppo di persone. Gli speleologi rimarranno affascinati dalle numerose grotte nascoste all’interno della valle; infine, le pareti del canyon sono meta prediletta di arrampicatori, assieme alle cime delle montagne che raggiungono i 2500 metri d’altitudine, come per esempio quella del Guri i Kuq (la roccia rossa). Le strutture ricettive sono ben sviluppate, offrendo possibilità di pernottamento in agriturismi, B&B, abitazioni private, rifugi o in campeggio durante l’estate. In breve, aria buona, natura incontaminata e buon cibo formano un irrinunciabile invito per tutti gli amanti della montagna.
Venendo invece alla seconda tipologia, il turismo storico-culturale. Ci racconti in breve quali caratteristiche della vostra cultura meritano di essere narrate? L’eredità illirica? Il patrimonio monastico ortodosso?
Questa valle è ricca di storia e sincretismi. In passato era l’unica via di collegamento con il Montenegro – a Ćakor – attraverso il confine di Kulla. Ciononostante, una vera e propria strada asfaltata è arrivata agli inizi del ventesimo secolo, attorno al 1915-17; prima di allora si viaggiava solo su cavallo o asino.
Teatro di numerosi scontri e battaglie, la Val Rugova è stata però anche incontro tra culture e religioni, come testimoniano le chiese cattoliche che si affiancano a monasteri e moschee. Sino a due secoli fa questa regione era infatti abitata in maggioranza da cattolici: è forse una delle ultime zone ad esser stata islamizzata dagli ottomani.
I numerosi monasteri e le altre istituzioni ortodosse situate nella regione – dal patriarcato di Peć/Peja a Dećani – rappresentano non solo un’attrazione turistica ma soprattutto un forte legame identitario per gli aderenti a questa confessione.
Per avvicinarsi a questi luoghi consiglio a tutti la lettura di Mark Krosniqi, scrittore kosovaro che ha raccolto favole e leggende legate a questa valle.
Il partner principale del progetto è la municipalità di Peć/Peja. Come sono i rapporti tra il mondo associazionistico e quello istituzionale?
In questi ultimi anni i rapporti sono sempre più stretti. All’interno della municipalità è stato creato un dipartimento del turismo con cui collaboriamo su vari progetti. Ciò ha permesso inoltre di aumentare la consapevolezza stessa delle istituzioni verso forme responsabili di turismo, specie come modalità di sostegno all’economia locale. I piani di sviluppo turistico comunali sono aperti, alla programmazione annuale partecipano anche membri delle associazioni locali. Parallelamente le comunità locali sono sempre più convinte dell’importanza di dialogare con i rappresentanti politici locali: si va dunque verso un "doppio apprendimento" in grado di creare circuiti virtuosi tra l’amministrazione comunale e la società civile.
In che modo avete individuato i quattro villaggi che saranno coinvolti in questi tre anni? Perché proprio Drelaj, Reka Allages, Malaj, Pepaj?
La valle di Rugova è divisa dal fiume Lumbarhd. La parte sinistra del fiume è molto più selvatica, contraddistinta dalle cime più alte e le grotte più profonde. A breve questa zona dovrebbe diventare protetta, sede in futuro del parco nazionale della Val Rugova. La parte destra è invece quella abitata: qui si trovano tutti i 13 villaggi della valle. Per questa ragione abbiamo deciso di concentrarci su questa seconda zona.
Abbiamo diviso questo lato della valle in tre ipotetiche zone a partire da altrettanti livelli d’altitudine. A bassa quota – all’incirca tra i 900 e i 1300 metri – si trovano i villaggi di Drelaj e Reka Allages. La seconda zona comprende i villaggi di Pepaj e Malaj, situati tra i 1400 e i 1800 metri. Infine, l’ultima zona è rappresentata dalle cime delle montagne. Queste tre zone sono pensate come un percorso unico dal basso verso l’alto. Percorsi di mountain bike, trekking o ciaspole connettono i villaggi tra loro sino a poter raggiungere le cime, dalle quali è poi possibile scendere in Montenegro sviluppando quindi anche forme di turismo trans-frontaliero.
Il fatto poi che questo lato della valle sia abitato ci ha permesso di coinvolgere direttamente gli abitanti dei villaggi nell’ideazione del progetto, valorizzando i loro saperi e culture e sostenendoli attraverso il miglioramento delle strutture ricettive.
Una parte importante del progetto sarà dedicata alla sensibilizzazione ambientale. In che modo pensate di coinvolgere le varie comunità su questo aspetto? come far crescere consapevolezza ed amore per il proprio territorio?
L’associazione Era Group è stata scelta come soggetto responsabile di queste attività. Nel corso dei prossimi mesi verrà fatto uno studio di fattibilità attraverso cui individuare le maggiori potenzialità e criticità del territorio, da presentare poi all’intera collettività dei tredici villaggi in un incontro pubblico. In secondo luogo, oltre a sviluppare e potenziare i percorsi di sensibilizzazione in cui Era è già impegnata, si sta pianificando una specifica attività dedicata a giovani e studenti delle scuole medie inferiori e superiori. Verranno stampati materiali promozionali, pubblicazioni e guide ambientali sul tema della tutela ambientale e preservazione del territorio. Tali percorsi "scenderanno" idealmente dalla valle ed entreranno in città attraverso manifestazioni e campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza di Peć/Peja; un’idea è quella di organizzare una fiera in cui raccogliere ogni aspetto di vita e tradizione della Val Rugova: dai cibi tradizionali alle musiche, gli abiti così come le offerte turistiche promosse sul territorio.