Felici e insoddisfatti
Dopo lunghe e faticose trattative, Pdk e Ldk danno vita al nuovo governo del Kosovo. Thaci corona il sogno di diventare premier quando l’indipendenza da Belgrado sembra imminente, mentre Seidju viene confermato alla presidenza. In molti, però, sembrano insoddisfatti
La lunga telenovela cominciata in Kosovo dopo le elezioni dello scorso 17 novembre, è terminata con una vittoria del suo principale protagonista, l’ex leader dell’Uck Hashim Thaci, oggi a capo del Pdk, che è riuscito a coronare il sogno di una vita: diventare cioè primo ministro proprio nel momento in cui la proclamazione di indipendenza della regione da Belgrado sembra imminente. Thaci è riuscito nel suo intento dopo anni vissuti all’opposizione, applicando il modello del "governo ombra" preso in prestito dalla tradizione anglosassone, governo che è poi riuscito a portare al potere grazie ai risultati ottenuti nelle ultime consultazioni politiche. Un percorso accompagnato anche da uno slittamento della propria figura politica, segnato dal tentativo di mostrarsi ormai lontano dal leader radicale e intransigente dei negoziati di Rambouillet, per accreditarsi oggi come politico moderato e affidabile.
Adesso le redini del governo del Kosovo sono nelle sue mani, con la benedizione di quasi tutti gli uffici consolari presenti a Pristina. La vittoria, però, non è stata abbastanza netta da consentirgli di governare da solo. Per formare il governo, il Pdk è stato obbligato a scendere a patti con la seconda forza politica del Kosovo, l’Ldk. L’accordo tra le due formazioni è stato però raggiunto a fatica. Fatmir Sejdiu, presidente del Kosovo e leader dell’Ldk, ha posto come condizione imprescindibile al raggiungimento dell’intesa il prolungamento del proprio mandato da tre a cinque anni, richiesta che ha tenuto in scacco per più di un mese i negoziati per la formazione del nuovo esecutivo. Il Pdk, d’altra parte, ha insistito perchè i ministeri più importanti fossero assegnati a suoi rappresentanti. Alla fine, nel ruolo di deus ex machina si è calato Joackim Ruecker, rappresentante dell’Unmik in Kosovo, che ha modificato in tutta fretta la Cornice Costituzionale, allungando il mandato presidenziale e rendendo possibile l’accordo.
Il 9 gennaio, nell’Assemblea Parlamentare di Pristina si sono decisi i destini del presidente e del nuovo esecutivo. Seidju ha chiesto esplicitamene che la votazione per il rinnovo del suo mandato fosse tenuta con voto palese. In questo caso, però, Ruecker non è potuto intervenire per cambiare ulteriormente le procedure, che in questo caso prevedono il voto segreto. Così per Fatmir Sejdiu è cominciata la più difficile prova della sua carriera politica. Dopo essersi ufficialmente dimesso, come prevede la legge, ha riproposto la propria candidatura all’assemblea. Nella prima votazione ha però raccolto soltanto 62 preferenze, sulle 81 richieste dal quorum, mentre nella seconda addirittura una in meno rispetto al primo scrutinio. Dopo una pausa di dieci minuti, tutto è stato risolto: i deputati dei partiti che rappresentano le minoranze, e che fino ad allora si erano astenuti, dopo essere tornati in aula hanno votato per il candidato dell’Ldk. Perché questa svolta? A quanto pare, grazie soprattutto all’intervento dei vari uffici consolari stranieri e dell’onnipresente Ruecker. Alla fine, al terzo turno, nel quale non veniva più richiesta una maggioranza qualificata dei 2/3, ma una maggioranza semplice, Seidju ha ricevuto 68 voti ed è stato rieletto, mentre il suo principale avversario, il candidato dell’Aak Naim Maloku, si è fermato a 39.
Mentre Seidju, grazie all’intervento dei partiti delle minoranze, salvava il suo posto, Thaci vedeva approvato il voto di fiducia dell’Assemblea Parlamentare per il suo governo, con ben 85 voti, anche grazie all’appoggio dell Akr di Behgjet Pacolli. Thaci ha poi presentato i punti chiave del suo programma di governo: luce e acqua ventiquattro ore al giorno, moderne infrastrutture, ma soprattutto un clima favorevole al business e agli investimenti dall’estero. Le parole più sentite, però, sono state dedicate all’indipendenza del Kosovo, che secondo Thaci diverrà realtà nelle prossime settimane. "L’indipendenza non risolverà tutti i nostri problemi, dopo averla ottenuta ci aspettano molte altre sfide", ha detto il nuovo premier, che poi ha aggiunto: "Oggi siamo davanti al bivio più importante della nostra storia moderna. Entro l’anno siamo pronti a fare del Kosovo uno stato indipendente e sovrano. Nel Kosovo indipendente, tutti i suoi cittadini saranno protetti".
Thaci, appena dopo essere stato votato dall’assemblea, ha ripetuto il gesto fatto due anni fa dal suo predecessore, Agim Ceku, e si è rivolto alla comunità serba nella loro lingua, dichiarando che si impegna a far sì che tutti possano tornare nelle proprie case.
Per il nuovo premier, comunque, non sono mancati problemi e preoccupazioni. Il businessman miliardario Behgjet Pacolli ha definito di secondaria importanza il nuovo governo di coalizione Pdk-Ldk. Pacolli non aveva nascosto le sue ambizioni di far parte del nuovo esecutivo, ma la tenace opposizione dell’Ldk a questa opzione alla fine è stata insuperabile. Nonostante questo, l’Akr ha deciso di votare a favore del governo, pur rimanendo all’opposizione. Aspre critiche al governo di Thaci sono arrivate invece dall’Aak di Ramush Haradinaj. Facendosi portavoce del partito, il suo vice-presidente, Ahmet Isufi, ha ricordato le pesanti parole utilizzate nel 2004 da Thaci nei confronti di Haradinaj, colpevole di aver formato una coalizione di governo con l’Ldk, allora guidato da Ibrahim Rugova.
"Esprimo un invito al premier a chiedere perdono a Ramush Haradinaj", ha detto Isufi davanti all’Assemblea Parlamentare, aggiungendo polemicamente che Thaci si è alleato proprio al partito che fino a ieri ha accusato di essere il principale responsabile del malgoverno in Kosovo.
Isufi ha usato parole dure anche nei confronti di Ruecker, colpevole a suo dire di aver modificato la Cornice Costituzionale, ignorando così le procedure e infrangendo in modo palese la legge.Il nuovo governo è stato criticato anche dal partito di Nexhat Daci, quell’Ldd nato circa un anno fa da una scissione interna dell’Ldk., ed è stato definito "un matrimonio innaturale", dal deputato Besa Gaxherri. La vera sorpresa, durante le votazioni sulla fiducia all’esecutivo, è arrivata però dal voto contrario di Melihate Termokolli e dell’ex sindaco di Pristina Ismet Beqiri, entrambi dell’Ldk, probabili "colpevoli" dei voti mancati a Seidju durante le votazioni per l’elezione del presidente.
Nel frattempo, visti i tanti insoddisfatti dalla divisione dei posti di potere, molti analisti si sono già affrettati nel prevedere che questo governo non avrà vita particolarmente lunga.