Elezioni in Kosovo: blue-jeans e Kazakistan
Il 17 novembre si vota per l’Assemblea parlamentare e i comuni. La campagna elettorale, seppur non formalmente, è iniziata. Il businessman Pacolli promette investimenti kazaki, il leader di Ora, Veton Surroi, in jeans e maglietta inizia il ”Lungo cammino”
Imprenditori kazakistani in Kosovo? Sembra impossibile, ma forse no, se a prometterlo è il famoso businessman Behgjet Pacolli, che lo ha annunciato in manifesti elettorali affissi nelle principali arterie di Pristina e nelle strade di tutto il Kosovo. La campagna elettorale, che si concluderà il 17 novembre con l’elezione della nuova Assemblea parlamentare del Kosovo, ma anche delle amministrazioni locali, è già entrata nel vivo, nonostante verrà aperta ufficialmente soltanto nella seconda metà di ottobre.
Stavolta, nelle elezioni parlamentari si registra una grossa novità: per la prima volta, nella scheda, si potrà indicare, insieme al simbolo del partito votato, anche il nome dei dieci candidati preferiti. Un sistema che non era stato mai applicato in Kosovo, dove invece vigeva il modello delle liste chiuse. Anche i candidati a sindaco potranno poi partecipare simultaneamente alle elezioni per il parlamento, dando vita ad un evidente conflitto che non è stato previsto dalle regole elettorali stilate dall’OSCE.
Ma non è certo questa la cosa più importante. Le elezioni saranno rese difficili dal fatto che i negoziati per lo status non hanno ancora portato ad alcun risultato concreto. Gli albanesi del Kosovo, più che un altro governo, aspettano un altro status, diverso dall’attuale status quo.
"I politici kosovari hanno promesso l’indipendenza, e ora cercano il voto dai cittadini. Questa è pura ipocrisia", è quanto pensa Altin Kajtazi, un giovane di Pristina. Quasi tutti legano questi elezioni alla definizione dello status, e alla promessa di indipendenza ancora non mantenuta. Ma la politica continua il suo corso. La campagna elettorale anche se ancora non ufficialmente, è cominciata già da molti giorni.
Il personaggio politico più interessato a queste elezioni è probabilmente Hashim Thaci leader del PDK, principale partito di opposizione, insieme a Veton Surroi, l’intellettuale a capo del partito Ora. Sotto pressione dai membri del suo stesso partito, Thaci invoca le elezioni da quasi un anno, per cambiare quello che ha definito "un governo corrotto". Secondo Thaci, il Kosovo ha bisogno di un governo più legittimo. Il leader del PDK si sta muovendo da tempo per prendere sotto il suo ombrello protettivo numerosi partiti minori, e si è alleato con la principale ex-collaboratrice di Ibrahim Rugova, Edita Tahiri, un’intellettuale che ha lavorato per dieci anni con l’ex-presidente del Kosovo e con la quale ha sottoscritto un accordo per portare insieme "respiro alla lotta con la pace".
Altri esponenti dell’opposizione, sono però convinti che in realtà Thaci non sarebbe poi così entusiasta rispetto alle imminenti elezioni, visto che ha già perso tutte quelle tenute dalla fine del conflitto del 1999 sino ad oggi e che probabilmente un’ulteriore sconfitta gli risulterebbe fatale. La sua campagna si presenta già particolarmente invasiva," L’offerta di Thaci" è lo slogan con cui promette agli studenti computer in tutte scuole.
Thaci ha fatto anche un’altra mossa che ha spiazzato tutti o quasi, mettendo in gara per le elezioni locali le figure più importanti del partito. Il vicesegretario del PDK, Fatmir Limaj lotterà per diventare sindaco di Pristina, quattro anni dopo il primo tentativo non riuscito. Ritornato in Kosovo dopo essere stato assolto dal tribunale dell’ Aja, l’ex-comandante dell’ UCK ha però oggi una reputazione più forte. D’altra parte, l’ex-premier Bajram Rexhepi sarà in lizza nelle elezioni a sindaco di Mitrovica la città piu problematica del Kosovo. Rexhepi, che ha servito nelle file dell’UCK come medico militare, è stato già a capo della parte albanese della città etnicamente divisa dal fiume Ibar.
Da parte sua Veton Surroi ha dato spazio a noti giornalisti nelle fila del suo partito come Shkelzen Maliqi, una figura molto importante nella società civile ma anche Halil Matoshi, una delle voci più importanti dell’opposizione. Secondo alcuni il partito Ora potrebbe benissimo chiamarsi "il partito dei giornalisti", ma Surroi preferisce definirlo "il partito dei cittadini".
Anche Ora ha richiesto ripetutamente elezioni il più presto possibile e di fatto Surroj ha cominciato la sua campagna elettorale già ad agosto. Per 15 giorni, vestito di blue-jeans e camicetta sportiva e con una borsa a tracolla, ha fatto decine di chilometri, incontrando gente di moltissimi villaggi, in quello che è stato chiamato "Il lungo cammino." Surroj ha parlato con i cittadini dello status, degli accordi con la comunità internazionale e del fallimento sull’immediata indipendenza, ma anche "del bisogno di cambiare questo governo."
E se parliamo del businessman più ricco del Kosovo, Behgjet Pacolli, ma che molti ritengono non abbia un particolare intuito per la politica, la sua campagna elettorale batte soprattutto sui temi dell’economia.
Anche l’LDK, da sempre il maggiore partito in Kosovo, ha cominciato a lavorare con grande intensità alla sfida elettorale. Il leader del partito e presidente del Kosovo Fatmir Sejdiu da giorni si muove tra la sede dell’ LDK e quella della presidenza. Ormai sono pronte sia le liste dei candidati al parlamento che quelle dei candidati nelle amministrative. Il partito non sembra però aver presentato nuove proposte, e senza la storica leadership dello scomparso Ibrahim Rugova, non avrà vita facile in questa tornata elettorale.
Veniamo all’AAK di Ramush Haradinaj. L’ Unmik è stato molto generoso verso di lui, permettendogli di inserire il proprio nome nella lista dei candidati del partito per il parlamento. Ramush Haradinaj è infatti attualmente all’Aja, accusato di crimini di guerra. L’AAK spera però che il suo leader possa tornare libero ed assolto prima delle elezioni del 17 novembre. Secondo diverse fonti, l’AAK avrebbe fatto molte pressioni e condotto numerose trattative per posticipare le elezioni, ma Thaci e il suo PDK sembrano aver avuto un peso maggiore nella definizione della data.
L’unico politico di spicco che ha deciso di restare fuori dai giochi è l’attuale primo minstro Agim Çeku, che ha annunciato di non voler partecipare alle elezioni perché oggi l’unico obiettivo che reputa davvero importante è la definizione dello status.
Ma la battaglia elettorale in Kosovo è, secondo molti, anche parte della strategia della comunità internazionale, che fino ad oggi, agli occhi degli albanesi, non ha mostrato una chiara volontà di dare al Kosovo l’indipendenza. Dopo una lunga attesa, e dopo il fallimento dell’ approvazione di una nuova risoluzione dell’ ONU a fine maggio scorso, sono in molti gli albanesi del Kosovo a pensare che il principale scopo di queste elezioni sia quello di "tenere occupata" la società kosovara, e che alla base dell’annuncio del rinnovo del parlamento e delle amministrazioni locali ci sia la crescita della frustrazione e la paura di esplosioni di violenza.
Un anno fa, le elezioni per l’amministrazione locale sono state rinviate proprio a causa dello status. "L’ attività dei politici deve essere concentrata sui negoziati", è stato detto nel 2006. Oggi, a distanza di un anno, le elezioni devono invece essere tenute, "perché questo è un diritto democratico e i processi politici interni non si devono fermare a causa dello status".
Pristina si trova nel mezzo dei negoziati diretti dalla trojka nominata dal Gruppo di Contatto, e i leader politici hanno tutti dichiarato che la cosa più importante per loro non è l’ottenimento del potere, ma dell’ indipendenza. Un accordo tra i partiti e l’Unmik prevede tra l’altro che se ci saranno interferenze tra il processo di definizione dello status e le elezioni, queste ultime potranno essere cancellate. Le incertezze rimangono ancora molte.