Cinema in Kosovo, un nuovo inizio

Glamour e tappeti rossi, oltre ad una star del cinema internazionale come Vanessa Redgrave, sono i tratti distintivi del primo film festival di Pristina. L’obiettivo? Rilanciare l’immagine del Kosovo sulla scena internazionale

15/10/2009, Veton Kasapolli - Pristina

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PRI Film Fest - V.Kasapolli

Nel mese di settembre la cinematografia è stata la protagonista delle pagine di cultura dei giornali kosovari. Si è iniziato con un breve film festival, "Nine Eleven", in memoria delle vittime dell’undici settembre, poi c’è stato il Rom Film Festival, con al centro le produzioni rom o sui rom, e infine il primo festival kosovaro di cinema per il grande schermo, il PRI Film Fest (Pristina International Film Festival).

La famosa attrice inglese Vanessa Redgrave, invitata dagli organizzatori come presidente della giuria, è stata al centro dell’attenzione dei media durante il PRI Film Fest, tenutosi dal 22 al 30 settembre. E’ la prima volta che in Kosovo si invita una star del cinema per presentare un festival. Vanessa Redgrave, Golden Globe e Oscar come miglior attrice nel 1977, è la più grande star mai arrivata in Kosovo.

Con il suo glamour e con il tappeto rosso sotto alle statue della dea dorata – simbolo di Pristina e ora in forma stilizzata premio per i vincitori del festival – il PRI Film Festival vuole rilanciare l’immagine del Kosovo sulla scena internazionale.

Slogan della prima edizione del Film Festival di Pristina è stato "L’inizio…", citazione del film Casablanca: "Questo è l’inizio di una bella amicizia", e ha già conquistato all’iniziativa molti amici internazionali.

Il direttore del festival, Vjosa Berisha, sostiene che il Kosovo debba ospitare eventi culturali in grado di distogliere l’attenzione dei media interazionali dalle sole questioni politiche. "Pristina e il Kosovo accolgono con piacere le diverse culture dal mondo, e questo è molto significativo per l’immagine di un nuovo paese", ha affermato Berisha, spiegando che tra i dieci film in concorso ci sono pellicole dai Balcani, Germania, Gran Bretagna e Afghanistan.

"Neve" (Snijeg) di Aida Begic, Bosnia Erzegovina, ha vinto la prima edizione del PRI Film Festival. Il premio può essere interpretato come il miglior riconoscimento assegnato alla Bosnia, paese a cui il nuovo festival di Pristina è debitore. "Noi guardiamo con grande attenzione al Film Festival di Sarajevo, che ha portato la città ad un livello culturale internazionale", sottolinea Berisha. "Anche noi abbiamo l’ambizione di trasformare Pristina in un luogo che rifletta l’immagine positiva della gente che vive qui, in una città che durante i giorni di festival respira e vive a ritmo dell’evento".

PRI Film festival non è il primo evento cinematografico che viene organizzato in Kosovo. Al momento il paese conta cinque film festival, nati gradualmente a partire dal 2002. Il più famoso è il Festival del documentario e del corto, il "Dokufest", che si tiene in agosto a Prizren. Un festival ormai consolidato: quest’anno c’erano 184 film in gara tra documentari, corti e film d’animazione, provenienti da 36 paesi.

"Il festival è straordinariamente vario, ben pensato, incisivo e coraggioso", ha affermato uno dei partecipanti di quest’anno, l’artista e produttore inglese Phil Collins. "Non solo presenta i migliori corti e le migliori caratteristiche dei festival a cui ho partecipato quest’anno – Berlinale, Edinburgh Film Festival, Rotterdam Film Festival – ma con i suoi temi e i suoi programmi promuove la produzione cinematografica nazionale e dei Balcani per un pubblico locale e internazionale", ha dichiarato Collins.

Il Dokufest, che si tiene nella bella città di Prizren, comprende anche una serie di eventi, tra cui il cinema all’aperto e un nuovo cinema che si affaccia sul principale fiume della città, inaugurato per la prima volta nell’edizione 2009.

Gli altri festival, invece, si mantengono in vita con più difficoltà. Il festival "Nine Eleven", ad esempio, istituito nel 2003 in memoria delle vittime degli attacchi t[]istici di New York, quest’anno non ha ricevuto alcuna sovvenzione da parte delle istituzioni, in quanto non è riuscito a documentare le sue spese al ministero della Cultura.

Il nuovo PRI Film Fest è stato ideato con grandi ambizioni, tra cui quella di promuovere lo spirito ospitale dei cittadini di Pristina e la loro volontà di essere riconosciuti per la loro cultura e i loro valori, non solo per i ricordi indelebili legati al recente conflitto in Kosovo.

Sfortunatamente, però, il festival non è stato in grado di promuovere la produzione cinematografica nazionale. In gara non c’era nessun film kosovaro, dal momento che nel paese negli ultimi due anni non è stata prodotta nessuna pellicola.

Al PRI Film Fest è stato proiettato solo un film fuori gara, girato con una camera digitale. L’autore, Yll Citaku, ha impiegato più di cinque anni per completare il suo "Across the Road", conferma le difficoltà che un produttore cinematografico incontra in Kosovo. "E’ impossibile meditare quando sei in continua lotta per la tua stessa sopravvivenza", ha affermato Citaku, co-direttore di una compagnia di produzione.

Vincitore con il suo corto "Should I stay or should i go" alla prima edizione del Dokufest del 2002, Citaku ritiene che in Kosovo la società si sia atrofizzata in uno stato apatico, che riguarda anche il mondo del cinema. Secondo Citaku sta proprio ai cineasti alzare la voce ed essere più attivi nell’avanzare progetti e produzioni per spingere le istituzioni a maggiori sovvenzioni.

Lo status quo della cinematografia kosovara è stato al centro delle discussioni a margine del PRI festival, che ha segnato un nuovo modo di attrarre l’attenzione dei media nel paese, attraverso le discussioni tra i partecipanti, tra i media, e il pubblico, così come con le presentazioni dei cast ai fans.

I produttori kosovari convengono nell’affermare che dietro all’aridità di produzione cinematografica ci sia la mancanza di denaro. I 300mila euro del Centro Cinematografico Kosovaro rappresentano l’unica risorsa finanziaria stanziata annualmente per tutti i progetti di cinema del paese, compresi fiction e corti, documentari e film d’animazione.

Oltre ai problemi finanziari, il direttore di teatro Fadil Hysaj ritiene che i cineasti kosovari finora non siano riusciti a "raccontare la storia del Kosovo". Secondo Hysaj, invece, i registi in Bosnia, Serbia e Albania hanno mostrato la storia del loro paese attraverso l’opera cinematografica.

Nessuno, però, parla del fatto che l’Accademia delle Arti, dalla sua istituzione, nel 1973, non possiede un proprio equipaggiamento per la produzione cinematografica.

Il mercato cinematografico in Kosovo è un’industria che muove non più di un paio di milioni di euro l’anno. La parte del leone viene fata dai venditori di dvd pirata, che possono proporre gli ultimi film di Hollywood a un euro appena, con tanto di sottotitoli in albanese.

In Kosovo le sale cinematografiche si contano sulle dita di una mano. Ferizaj/Urosevac, cittadina di 70mila abitanti, non ha una sola sala. Peja/Pec, la principale città del Kosovo occidentale, ha un cinema restaurato da poco, ma entra in funzione soltanto durante la campagna pre-elettorale, quando viene usato per i dibattiti politici, o in caso di commemorazioni. Nella capitale, Pristina, il solo cinema funzionante, l’"ABC", nel 2008 ha avuto circa 30mila spettatori al mese.

Il PRI Film festival ha subito mostrato di aver colto nel segno, introducendo una star di Hollywood, ma soprattutto proponendo un dibattito su come far uscire il cinema kosovaro dal suo attuale impasse.

Ad ogni modo, perché il film festival possa essere veramente apprezzato, si dovrà aspettare il giorno in cui sarà possibile attuare l’idea di cooperazione tra produttori nazionali e stranieri, per riuscire finalmente a raccontare al mondo il Kosovo e la sua storia.

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