Canzoni erotiche albanesi: “Uomini e donne che fanno delle belle cose”

Chi ha detto che il mondo tradizionale albanese era puritano? In un bel libro che raccoglie 80 canzoni erotiche tradizionali delle montagne della Val Rugova, in Kosovo, l’attrice Vlora Nikçi solleva il velo sulla sessualità di un mondo ormai scomparso, ma che non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti

19/04/2022, Nerimane Kamberi -

Canzoni-erotiche-albanesi-Uomini-e-donne-che-fanno-delle-belle-cose

Una delle illustrazioni a firma di © Artan Hajrullahu pubblicate nel libro

(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans il 20 febbraio 2022)                                            

 

"Oh tu bella, all’ombra del tiglio,

La tua camicia è strappata all’angolo del seno,

Si vede il capezzolo,

Concedilo a questo ragazzo sfortunato.

Povero orfano, cosa stai cercando?

Un pezzo di pane, un granello di sale,

La tua guancia e i tuoi due occhi,

E se il tuo cuore vuole, l’altro seno".

 

Tutto nella raccolta di canzoni popolari erotiche (Kangë popullore erotike) è bellezza, voluttà e semplicità; bellezza dei corpi che si uniscono, bellezza dei grandiosi paesaggi di montagna, dove gli amanti si cercano, si trovano, si nascondono, si concedono nei piaceri fisici, dove la morale non ha posto, perché rovina questa bellezza; voluttà degli incontri segreti, proibiti, pericolosi talvolta: da qualche parte c’è un’arma, un marito.

Ed è bellezza la semplicità delle parole prese in prestito dal linguaggio popolare, il linguaggio della gente di montagna, la semplicità delle scene che si svolgono in ambienti bucolici o in stanze rustiche. Ispirata dai suoi nonni, Vlora Nikçi ha raccolto per anni queste canzoni, di cui conosceva l’esistenza fin dall’infanzia.

"Nelle montagne della Val Rugova queste canzoni fanno parte della vita della gente, ma mi sono resa conto che non sono molto conosciute nel resto del mondo albanese. Eppure fanno parte del nostro patrimonio culturale, sono state tramandate di generazione in generazione, vengono dal popolo, gli appartengono, perché giudicarle, perché perderle?" spiega Vlora Nikçi, parlando velocemente, nel suo desiderio di far conoscere il suo attaccamento a questo tesoro dimenticato.

La giovane donna non è una specialista del folklore, né un’etnologa, né una ricercatrice. È appassionata d’amore, della sua cultura, in breve della vita. Vlora è un’attrice, e la incontro poco prima delle sue prove, in un bar alla moda di Pristina, di fronte al Teatro Nazionale.

Morale e tabù

Durante i suoi studi, Vlora Nikçi ha provato profonda indignazione per la mancanza di libertà che sentiva sul palcoscenico, un luogo dove gli attori per esempio non potevano baciarsi. Per lei, al contrario, la libertà dei gesti e dei movimenti è necessaria per rendere lo spettacolo ancora più intenso. "La vergogna è strettamente legata alla moralità, dove c’è vergogna si perde la bellezza, soprattutto nelle arti, e questo ci blocca anche nella recitazione”.

Più tardi, le cose sono cambiate. Un giorno suo nonno venne a vedere un suo spettacolo e rise per come veniva rappresentata una scena d’amore. Suo nonno conosceva i giochi d’amore, glieli aveva insegnati la sua regione natale e secondo lui non ci si doveva nascondere. Anche per Vlora Nikçi il corpo non deve essere un tabù, e "le canzoni popolari erotiche rappresentano la poesia della scoperta fisica, della sublimazione di ogni parte del corpo".

Attraverso questo libro lei vuole celebrare la bellezza dei corpi, ma soprattutto la bellezza della loro unione, al di là della morale e della vergogna. Perché a causa loro "molte cose belle ci sono state nascoste".

Le illustrazioni di Artan Hajrullahu, che accompagnano i testi delle 80 canzoni, non nascondono nulla. Mostrano, in uno stile naif, uomini e donne, in abiti tradizionali, l’uomo con il cappello in feltro in testa, amanti nudi, due o tre di loro, in una stanza, un letto o in natura, i loro organi sessuali visibili. Una pietra, un albero, la fauna e la flora che i testi decantano sono rappresentati con colori ocra e rossi, colori degli abiti e degli ambienti tradizionali. Una cassapanca, un fucile appeso al muro, un kilim, fanno da sfondo alle avventure di questi montanari che cantano il loro desiderio.

Come per la raccolta di canzoni, ci sono state molte reazioni anche a queste illustrazioni, che secondo alcuni "hanno contaminato il costume tradizionale".

Questo progetto dal tema sensibile e particolare ha suscitato l’interesse dell’Istituto albanese di Pristina, che ha appoggiato con entusiasmo l’idea di Vlora, fornendo una "cornice scientifica" ed ha permesso una prefazione alla raccolta a firma del grande specialista di canti popolari, Rrustem Berisha. "Perché le chiama canzoni erotiche e non canzoni d’amore?” si chiede lo specialista di folklore. E si risponde: “Perché è così che le vede, ed ha ragione. L’amore tra uomo e donna è un erotismo sensuale, altrimenti tutto il suo significato rimarrebbe a metà strada”. Per l’accademico Shabani Sinani, non si poteva immaginare di parlare di erotismo durante il periodo del comunismo in Albania, durante il quale tali canzoni erano considerate "depravate", né nel Kosovo prebellico, dove vigeva un evidente puritanesimo. Parlare di “canzoni d’amore” era un modo per aggirare il tabù.

Di nuovo sul palco

Queste canzoni erotiche sono ovviamente di grande interesse, arricchendo il folklore albanese di importanti valori artistici, e fornendo una migliore comprensione della società albanese, di un’epoca che è quasi passata, ma anche una diversa percezione delle donne e degli uomini.

Un altro grande specialista del folklore, Sadri Fetiu, vede questa iniziativa come un contributo alla conoscenza e alla conservazione di queste gemme popolari.

"Penso che nel nostro paese le canzoni erotiche siano più importanti delle canzoni epiche. Si è data molta importanza ai canti epici, ma per me l’uomo ha combattuto prima per sua moglie, per la sua famiglia, e poi per il suo paese e il suo popolo", spiega Vlora Nikçi, che ricorda che la donna aspettava sulla porta di casa quando l’uomo andava in guerra, dandogli la sua parola che avrebbe aspettato il suo ritorno, ma che "non sappiamo cosa si dicevano la notte nella loro camera da letto".

"Per molto tempo ho collezionato canzoni erotiche, ma non tutte, perché le cose belle non hanno fine”. Il sogno di Vlora Nikçi è ora di portare in scena queste canzoni, di presentare al pubblico l’erotismo e di tornare quindi all’origine di questo bel progetto che è nato perché l’amarsi non poteva essere mostrato sul palcoscenico.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta