Italia, giornalismo e stato di diritto

In un paese dove la libertà e il pluralismo dell’informazione sono protetti da un solido quadro normativo, paradossalmente la possibilità di occuparsi di questioni relative allo stato di diritto non è del tutto garantita. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Bagnoli, giornalista di IrpiMedia

15/11/2022, Maria Francesca Rita -

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Il vice presidente della Commissione europea Frans Timmerman © Alexandros Michailidis/Shutterstock

La Relazione Ue sullo stato di diritto del 2022 ha previsto per la prima volta una serie di raccomandazioni rivolte ai singoli paesi membri dell’Unione europea. Tra le sei raccomandazioni che la Commissione europea ha rivolto all’Italia in questo monitoraggio su: sistema giudiziario, quadro anticorruzione, pluralismo e libertà dei media e bilanciamento dei poteri – c’è la sollecitazione a riformare il regime della diffamazione e a proteggere i giornalisti e le loro fonti.

Quelle appena menzionate non sono le uniche criticità che mettono a rischio la libertà di stampa in Italia. La Commissione europea ha fatto riferimento anche ad altre questioni che sono in qualche modo collegate con la libertà di stampa.

L’accesso alle informazioni

La Relazione Ue sullo stato di diritto ricorda che l’accesso civico generalizzato alle informazioni (o FOIA) è stato introdotto nel sistema legislativo italiano nel 2016. L’accesso a documenti amministrativi da parte di persone che hanno invece un interesse diretto è garantito dalla legge 241 del 1990.

L’applicazione di queste due norme non è sempre semplice. I casi di rifiuto delle richieste di accesso alle informazioni non sono rari e, come sottolineato anche dal Media Pluralism Monitor , questo rappresenta un problema per i giornalisti.

Ci sono poi numerosi problemi nel difficile processo di bilanciamento tra il diritto di accesso alle informazioni, il diritto alla riservatezza dei dati personali e il diritto alla protezione delle fonti giornalistiche.

Un caso significativo di abuso del diritto di accesso alle informazioni risale al giugno 2021, quando il TAR del Lazio ha ordinato alla RAI di rilasciare i documenti in possesso della trasmissione Report a seguito di una richiesta di accesso da parte di un avvocato che era stato menzionato in una puntata del programma. Il richiedente sosteneva che la sua reputazione e quella del suo studio legale fossero state danneggiate da quell’inchiesta.

Il problema risiede nel fatto che il giudice ha accolto la richiesta di accesso non in relazione ai soli documenti amministrativi in possesso dei giornalisti ma anche al materiale giornalistico, determinando così una violazione del diritto alla libertà di espressione e del diritto dei giornalisti alla protezione delle proprie fonti. Come sottolineato dal Media Freedom Rapid Response (MFRR ), il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) invita ad assicurare un equilibrio tra il diritto alla protezione dei dati personali e il diritto alla libertà di espressione e informazione. Tuttavia, in questo caso la necessità di bilanciare i due diritti non è stata presa in considerazione.

L’accesso alle informazioni pubbliche è complicato anche quando si tratta di cronaca giudiziaria, dove la quantità di dati che non vengono divulgati è in chiaro aumento. Anche in questo caso, il GDPR gioca un ruolo fondamentale. "Innanzitutto, dobbiamo dire che in Italia manca una cultura della trasparenza dei dati", ci ha detto Lorenzo Bagnoli, giornalista di IrpiMedia . "E a volte è ancora difficile individuare quale sia l’amministrazione giusta a cui rivolgersi. Spesso i dati sensibili sono totalmente inaccessibili, anche quando c’è un interesse pubblico. E questo è particolarmente vero con la cronaca giudiziaria e con la riforma [ndr: del sistema giudiziario] che sta avvenendo in Italia".

Come sottolineato da Bagnoli, il GDPR è spesso usato strumentalmente per impedire ai giornalisti di ottenere l’accesso ai dati. Il GDPR viene utilizzato per invocare il diritto all’oblio anche quando i casi giudiziari sono ancora in corso. "Se in passato ci trovavamo in una sorta di far west con i giornalisti che erano liberi di accedere facilmente agli atti giudiziari, ora la situazione è ribaltata e l’accesso sta diventando estremamente difficile".

La riforma della giustizia ha creato un nuovo ostacolo per la cronaca giudiziaria a causa del modo in cui la Direttiva UE 343 del 2016 sulla presunzione di innocenza è stata recepita. Come evidenziato durante la recente missione MFRR in Italia, l’interpretazione restrittiva del testo è tale che i pubblici ministeri tendono a non divulgare informazioni sulle indagini giudiziarie in corso o sugli indagati.

La protezione dei whistleblower e delle fonti giornalistiche

L’Italia non ha ancora recepito la Direttiva UE 1937 del 2019 sulla tutela delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione (Direttiva whistleblower). Questa lacuna è stata segnalata dalla Commissione europea nella Relazione sullo stato di diritto del 2022, dove viene sottolineato che tra le proposte legislative pendenti che sarebbero volte a rafforzare la prevenzione della corruzione c’è proprio quella in materia di protezione dei segnalanti.  La nuova legge di delegazione europea ha previsto un nuovo termine fissato al 10 dicembre 2022 per il recepimento.

La tutela dei whistleblower è quindi ancora disciplinata dalla legge 179 del 2017, che prevede un livello di protezione basso per il settore privato, così come evidenziato anche nella Relazione sullo stato di diritto. Garanzie per i whistleblower sono però essenziali per il giornalismo investigativo, in quanto essi svolgono un ruolo fondamentale nel denunciare la corruzione e gli illeciti che minano lo stato di diritto. Bagnoli sottolinea che "ancora una volta, il problema del whistleblowing è la mancanza di una cultura di cosa sia il whistleblowing. È persino difficile avere una traduzione italiana della parola".

Ci sono istituzioni come l’Autorità nazionale anticorruzione e ONG come Transparency International Italia che sono impegnate a migliorare il quadro giuridico per la protezione dei whistleblower. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Transparency International Italia, sono almeno 1.500 gli enti che hanno aderito alla piattaforma di Transparency International Italia che permette di segnalare le violazioni della legge, e oltre la metà di essi sono comuni. Ma come sottolinea Bagnoli, "il problema è che le sanzioni agli enti che non rispettano la normativa sul whistleblowing sono pochissime, solo tre in un anno. E le procedure per tutelare i whistleblower sono ancora meno".

C’è bisogno di alleanze con la società civile per promuovere una cultura dello stato di diritto

La Relazione sullo stato di diritto riconosce i danni causati dalla corruzione in Italia e invita ad intraprendere iniziative per contrastarla. La Commissione europea sottolinea come "le reti criminali hanno approfittato in particolare delle necessità che la pandemia ha creato per PMI economicamente fragili e dell’ottenimento di aiuti di Stato e sovvenzioni pubbliche. […] Destano preoccupazione tendenze analoghe per le future assegnazioni di fondi pubblici del PNRR".

Una ricerca recente condotta da OBC Transeuropa mostra come la debolezza della politica sia associata in modo preoccupante alla forza di alcuni attori economici: il controllo dello Stato e la collusione tra interessi economici e politici hanno un duplice impatto negativo, limitando la libertà di stampa e al tempo stesso vanificando gli sforzi della società civile.

È per questo che la conduzione di iniziative congiunte tra giornalisti e organizzazioni della società civile diventa “un modo per monitorare ciò che accade. Le risorse per il giornalismo investigativo sono limitate e lo stesso vale per le organizzazioni della società civile. Quindi l’unico modo è quello di lavorare insieme", sottolinea Bagnoli.

Per approfondire il tema sul Resource Centre

Il capitolo dedicato all’Italia della Relazione sullo stato di diritto; l’approfondimento redatto da OBCT per la Relazione sullo stato di diritto 2022; i risultati emersi dalla missione MFRR in Italia; la situazione in Italia nel 2021 sul tema del whistleblowing (Transparency Italia).

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