Cinema d’alta quota
Si apre oggi la 56esima edizione del Trento Film Festival. La cinematografia del sud-est Europa sarà molto più presente del solito, con diversi film e documentari da Serbia, Bulgaria, Bosnia, Montenegro e Slovenia
Appuntamento da non perdere per chi ama la montagna, la natura, l’esplorazione e l’avventura, il 56° Trento Film Festival che si apre sabato (con i Marlene Kuntz a sonorizzare dal vivo "Fraulein Else" (1928) di Paul Czinner dal romanzo di Schnitzler) dedica grande spazio ai Balcani. La cinematografia del sud-est Europa sarà molto più presente del solito, con diversi film e documentari da Serbia, Bulgaria, Bosnia, Montenegro e Slovenia.
Un segno di attenzione a una produzione che, anche quando non ha grandi punte, resta interessante. Lo confermano anche i premi ricevuti negli ultimi giorni in altri due festival italiani. Nell’appena concluso "Linea d’ombra" a Salerno si è registrata la vittoria di "It’s Hard to Be Nice" del bosniaco Srdjan Vuletic. Al Festival del cinema europeo di Lecce premio speciale della giuria al macedone "I am from Titov Veles" di Teona Mitevska Strugar e miglior interprete alla sua protagonista Labina Mitevska. Inoltre il premio del pubblico è andato alla coproduzione croato-bosniaca "The Living and the Dead" di Kristijan Milic. Al Miff – Milano International Film Festival è stato invece il serbo "Klopka – La trappola" a essere premiato. Già scelto come film d’apertura, il secondo lungometraggio di Srdan Golubovic è stato insignito della miglior regia e migliore interpretazione maschile, di Nebojsa Glogovac.
A Trento (informazioni www.trentofestival.it, conclusione il 4 maggio) la presenza balcanica è ricca fin dalla serata di domenica 27. In sequenza, dalle 16 in poi alla Multisala Modena, si potrà assistere a ben sette opere di lunghezza diversa. Per cominciare "Journey of a Red Fridge" di Lucian Muntean e Natasa Stankovic sullo strampalato viaggio di un frigorifero della Coca Cola che viene trasportato a piedi attraverso una vallata dell’Annapurna per essere riparato.
Segue il documentario "Divorce Albanian Style" della bugara Adela Peeva sui matrimoni "interrotti" tra cittadini albanesi e russi dopo il distacco tra i due Paesi in epoca comunista. "Peace for All" della macedone Elizabeta Koneska mostra la chiesa ortodossa di San Nicola dove pregano sia cristiani sia mussulmani. Una minoranza di bulgari islamici è al centro di "Muslim Labyrinths" di Asen Balikci e Antonii Donchev, mentre al culto dei morti in un villaggio della Valacchia è dedicato "I, the Deceased" dei serbi Danijela Dragosavac e Paun Es Durlic.
Sul rapporto tra donne e uomini in un isolato paese bosniaco si concentra "Not if you can but you must" di Masa Hilcisin, infine i ritmi e il duro lavoro degli abitanti di una piccola valle del Montenegro in "Zed kamenog mora – The Thirst of a Stone Sea" di Vladimir Perovic. Questi film saranno replicati nei giorni successivi, quando sarà proiettato anche il corto "Na socni strani Alp – Dalla parte soleggiata delle Alpi" di Janez Burger. Un surreale gioco sui luoghi comuni della cultura slovena che in soli 15 minuti ribalta le cose. Famiglie di colore ben inserite nella società slovena e litigano per invidia dell’automobile nuova e di recenti status symbol. Fino alla prova d’ingresso per il ragazzino nel mondo degli adulti, con tanto di ascensione al monte Triglav con canto dell’inno nazionale.
Per approfondire vicende dei rom due film tra Grecia e Slovacchia. "Garlic and Watermelons" di Cameron Hickey e Laureen Feeney racconta di quaranta famiglie zingare allontanate da un campo vicino allo Stadio Olimpico di Atene. Semplice e toccante "Sona and Her Family" di Daniela Rusnokova, documentario su una donna alle prese con un marito sempre ubriaco, una famiglia numerosissima, un figlio in arrivo ma con grande coraggio e dignità.
Nel ricco e articolato cartellone (c’è l’alpinismo che la fa da padrone e ci sono film spettacolari e attesi come il francese "La ragazza e i lupi" con Stefano Accorsi e Laetitia Casta o "The Call of the Wild" di Ron Lamothe che ripropone lo stesso viaggio di Chris McCandless già raccontato da Sean Penn in "Into the Wild") c’è anche molta attenzione a Cina e Tibet. Un tema d’attualità che sarà trattato nel segno della comprensione di mondi e culture così diverse con film ("Dalai Lama Renaissance" di Khashyar Darvich con la voce di Harrison Ford, "Daughter of Wishdom" Bari Pearlman, "Up the Yang Tze" di Young Chang e "Feet Unbound" di Khee Jin) e mostre fotografiche ("Om Mani Padme Hum – La luce del Tibet" di Angela Prati).