Sui laghi di Prespa

I due laghi di Prespa (il Grande e il Piccolo) segnano il confine tra Grecia, Macedonia ed Albania. Una regione montagnosa, dura e incontaminata, segnata da forte emigrazione e che spera oggi nello sviluppo del turismo sostenibile. Un reportage

01/12/2009, Tanya Mangalakova - Prespa

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Prespa - T.Mangalakova

Mala Prespa, Grecia

Ci troviamo sull’isola di Sveti Ahil (in greco Ayios Ahillеios) sul Piccolo Lago di Prespa, in Grecia, non lontano dai confini di Albania e Macedonia. Qui si trovano le rovine della città medievale di Prespa e, secondo l’archeologo greco Mutsopulos, è seppellito lo zar bulgaro Samuil.

Dal 1997 il governo greco sta sviluppando nella regione un programma di turismo alternativo, grazie al quale le famiglie del posto stanno creando non poche attività nel settore. Davanti alla basilica "Sveti Ahil", è stata sistemata una tabella con la storia del tempio in greco ed inglese. La parola "Bulgaria" in riferimento alla nascita della chiesa, voluta proprio dallo zar Samuil alla fine del X secolo e costruita da maestranze di Larissa, è stata però grattata via.

Sull’isola c’è un albergo, diretto da Vera, arrivata qui da Kocani, in Macedonia, nel 1985, dopo essersi sposata con Kosta, un uomo originario del villaggio. Loro ospite, durante gli scavi, è stato proprio l’archeologo Mutsopulos. Sull’isola da ben otto anni, si organizza un incontro di artisti provenienti dalla Bulgaria.

Rivolgo la parola in bulgaro ad un pescatore, che trascina su un molo un’enorme rete piena di carpe. Stavros, 60 anni, mi racconta di venire dal villaggio di Nivitzi (Psarades in greco). Mi dice poi che nel lago si trovano molte carpe, ma anche cefali e altre specie di pesci.

Sull’isola vivono oggi 22 persone, che si occupano di pesca e allevamento, mentre alcuni lavorano nell’albergo di Vera e Kosta. "I giovani fuggono a Kostur, Lerin, German, perché lì c’è lavoro", mi spiegano alcune donne che preparano "ajvar" cuocendo peperoni all’aperto. Questa regione è famosa in Grecia per la produzione di fagioli, che si vendono sul mercato a cinque euro al chilo.

Nel vicino villaggio di German ( Ayios Germanos), nella chiesa locale che risale all’XI secolo è stata ritrovata un’iscrizione dello zar Samuil, che fa riferimento alla tomba dei propri genitori. La chiesa è stata restaurata, e dietro l’iconostasi, in greco, sono scritti i nomi dei donatori, Ognen, Mile, Tvetko, Yovan, Karamfil… Tutti nomi slavi.

La regione dei due laghi di Presta, il Grande e il Piccolo, fa da confine naturale tra Grecia, Macedonia e Albania. La zona è stata dichiarata parco nazionale, vista la presenza di uccelli rari, come i pellicani. La costruzione di edifici lungo le rive dei laghi è vietata, e questo ha contribuito a preservare l’equilibrio ambientale del luogo. La gente del posto spera che venga aperta una zona di transito libero di 20 chilometri, per rendere possibile alle barche di effettuare un giro completo intorno al lago.

Mala Prespa, Albania

Nella regione di Mala Prespa, in Albania, ci sono nove villaggi, nei quali vivono circa cinquemila persone, una parte dei quali si autoidentificano come bulgari, mentre altri come macedoni. I villaggi hanno doppia denominazione Gorna Gorica/Gorica madh, Dolna Gorica/Gorica Vogel, Tuminetz/Kalamas, Glubochani/Golumboc, Shulin/Belas, Pustec/Liqenas, Tzerie/Cerie, Zarnovsk/Zarosho, Lesko/Lepis.

Mala Prespa (in albanese Liqenas), è una riserva in cui vivono pellicani, oche, pesci, la natura è preservata e non si costruiscono alberghi. Le strade qui sono in condizioni peggiori che nella vicina Grecia, ma qualche progresso è visibile: oggi la strada verso questi nove villaggi, prima quasi impraticabile, è pronta per essere asfaltata.

In quasi tutti i villaggi sulle rive del lago ci sono ormai piccoli alberghi. Il terreno montagnoso qui non è molto fertile, ed è difficile soddisfare anche solo le necessità familiari. Di lavoro non ce n’è molto, gli insegnanti guadagnano circa 300 euro, i dipendenti dell’ambulatorio e del comune dai 150 ai 200 euro.

"Qui siamo poveri, non c’è lavoro, il lago non da molto, la pesca non è ricca", racconta Nikoleta, una giovane di Pustec, che come la maggior parte delle donne di queste parti è casalinga. Suo marito lavora come manovale a Mavrovo, in Macedonia.

Sotir Mitrev, 73 anni, anche lui di Pustec, è il presidente dell’associazione "Ivan Vazov", una ong che organizza l’istruzione dei giovani in lingua bulgara. Secondo Mitrev, tra il bulgaro e il macedone non ci sono differenze sostanziali. "Per noi è stato molto importante non perdere la lingua, conservarla. Ogni anno almeno dieci giovani di Prespa vanno a studiare in università bulgare. I bambini studiano in macedone fino alla quarta elementare, poi in albanese. Noi chiamiamo le persone della nostra comunità ‘nashentzi’ (la nostra, ndr), e la lingua che parliamo ‘nashenski’" .

Di fronte a Pustec c’è l’isola di Mali Grad, dove sorge la chiesa "Sveta Bogorodica" (XV secolo) protetta come importante sito culturale. Un barcaiolo locale di nome Damyan ne tiene le chiavi. Un secolo fa l’etnografo bulgaro Vasil Kanchov ha descritto il "chun", un’imbarcazione tipica dei bulgari del posto. Oggi questa non esiste più, ma gli abitanti del luogo chiamano "chunka" le imbarcazioni di legno dotate di motore che comprano a Ohrid. Quella di Damyan ha il nome inciso in cirillico. Quando arriviamo sull’isola, troviamo ragazzi che raccolgono fichi e ascoltano pop-folk bulgaro.

Il villaggio di Glubochani ha circa cento abitanti e quaranta case. Vicino al lago è sorto l’hotel "Vasil", in cui un pernottamento costa otto euro. "Non vogliamo mischiare il sangue, qui nel villaggio non c’è nemmeno un albanese, ma gli uomini degli altri villaggio non disdegnano di prendere mogli albanesi, perché qui c’è deficit di donne", spiega un giovane del villaggio, Edi Mitre, studente a Salonicco.

Nel vicino villaggio di Dolna Gorica Taki e Dragitza Mitrevski pescano lungo le rive del lago con la loro "chunka". Questo è uno dei più ricchi villaggi della zona, anche grazie al fatto che una cinquantina di famiglie del posto lavoranoin Italia come manovali. Qui abitano trecento persone, e di recente sono stati aperti due alberghi. I giovani hanno però lasciato in massa il villaggio, molti studiano in Bulgaria e Macedonia. Alla fine di settembre, al tempo della vendemmia, i cortili delle case si riempiono di uva appena colta da cui si producono vino e rakya, la grappa locale.

I Mitrevski mi raccontano del difficile mestiere del pescatore, a pesca per tutta la notte, per poi portare la mattina dopo quanto catturato al mercato di Korca. Landi Nesterovski, di Dolna Gorica è un giovane insegnante di religione, che vive a Korca. Mi racconta, che in tutti i villaggi di Mala Prespa c’è almeno una chiesa, e in totale nella regione se ne contano tredici. "Le cerimonie sono in ‘nashenski’, in macedone. Ci sono due sacerdoti che servono messa, padre Temelkov e padre Argiri."

Il giovane artista Genti Postoli, che restaura icone nel museo archeologico di Korca, si è diplomato nell’Accademia di Sofia. E’ nato a Korca, ma suo nonno è di Pustec. Genti racconta che già per il terzo anno si organizza a Glubochani un’evento per artisti provenienti dalla Bulgaria. "Penso che tornerò in Bulgaria, dove ho lasciato i miei migliori amici… Puoi essere a Korca, ma anche a Sofia o a Londra, fare molti piani, ma non avere comunque chiaro il tuo futuro".

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