Scontro in Grecia sul caso Kaili, la socialista che piaceva a destra
A pochi mesi dalle urne, in Grecia conservatori e socialisti si scambiano accuse sul “Qatargate”, aprendo le porte a una possibile alleanza progressista
L’arresto di Eva Kaili lo scorso 9 dicembre a Bruxelles ha incendiato il dibattito in Grecia. L’eurodeputata socialista, finita in manette insieme ad altri sospettati per corruzione, è stata subito espulsa dal suo partito greco, il PASOK, e sospesa dalla carica di vicepresidente del Parlamento UE.
Con una mossa da molti giudicata tardiva, quasi una settimana dopo l’arresto di Kaili a Bruxelles, anche la giustizia ellenica ha aperto un fascicolo – non per i reati già contestati in Belgio, ma per verificare eventuali movimenti di denaro e transazioni sospette avvenute in Grecia. L’autorità antiriciclaggio ha inoltre congelato le proprietà e gli asset finanziari dell’eurodeputata e dei familiari più stretti.
Kaili si è detta all’oscuro dei fatti, dichiarando di non conoscere la provenienza delle centinaia di migliaia di euro trovate nell’appartamento in cui vive con il compagno Francesco Giorgi.
In attesa di accertare le responsabilità giudiziarie, il caso Kaili ha aperto in Grecia un ulteriore fronte di scontro politico in vista delle elezioni nazionali previste entro l’estate del 2023. La spaccatura tra Nuova Democrazia e il PASOK sembra sempre più insanabile, con SYRIZA che prova a sfruttare la situazione a proprio vantaggio.
Chi è Eva Kaili, la socialista che piaceva a destra
A 14 anni, Kaili si iscrive al movimento giovanile del PASOK. Dieci anni più tardi diventa la più giovane consigliera comunale a Salonicco. Interrompe la carriera politica per fare la presentatrice televisiva presso il canale privato Mega, ma torna ben presto sui suoi passi: nel 2007 è eletta al Parlamento greco, dove rimane per cinque anni.
Nel 2014 ottiene un seggio al Parlamento europeo tra i banchi dei socialdemocratici. Fino alla sua espulsione, Kaili e il suo leader di partito Androulakis sono gli unici due europarlamentari eletti tra le file del PASOK. Alle primarie di partito del dicembre 2021, tuttavia, Kaili sostiene Andreas Loverdos e vota contro Androulakis, che comunque esce vincitore.
In Grecia, Kaili ha goduto a lungo di una stampa favorevole, che ne ha esaltato l’inarrestabile ascesa in un sistema politico ancora in larga parte dominato dagli uomini. I tabloid raccontavano spesso lo stile di vita glamour di Kaili e del partner Francesco Giorgi. Non mancano le controversie e chi l’ha sempre descritta come un’opportunista sostenuta da una famiglia potente e dalla propria assenza di scrupoli.
A Bruxelles, Kaili è una figura influente nel campo dell’intelligenza digitale e delle criptovalute. Ha recentemente lanciato un centro di ricerca per la promozione della tecnologia blockchain, di cui non è esperta ma ardente promotrice.
A seguito dell’arresto, Kaili ha dichiarato tramite il suo avvocato che non permetterà a nessuno di fare di lei una nuova Ifigenia, la figlia di Agamennone sacrificata – nelle versioni più cruente del mito – per placare gli dei e garantire venti favorevoli ai soldati diretti a Troia. Anche il leader del PASOK Androulakis ha fatto ricorso alla mitologia, definendo l’ex compagna di partito un “cavallo di Troia” della destra.
Nonostante i 30 anni di militanza tra i socialisti, in effetti, Kaili ha ottenuto diversi endorsement da Nuova Democrazia e dal primo ministro conservatore Kyriakos Mitsotakis, che si è speso personalmente per la sua elezione a vicepresidente del Parlamento europeo. Nel 2018, Kaili si era opposta all’accordo di Prespa con la Macedonia del Nord, adottando narrazioni nazionalistiche.
Inoltre le posizioni convintamente anti-SYRIZA dell’eurodeputata erano viste come un ostacolo non trascurabile all’ipotesi di un’alleanza progressista. La sua espulsione dal PASOK cambia quindi le carte in tavola in vista delle elezioni del 2023.
Le reazioni dei partiti: Nuova Democrazia attacca, SYRIZA no
Mentre i socialisti hanno provato a prendere le distanze da Kaili decretandone l’immediata espulsione, Nuova Democrazia ha visto nel "Qatargate" un’opportunità per attaccare il PASOK, associato nell’immaginario greco a numerosi episodi di corruzione.
Il procuratore generale europeo ha però chiesto la sospensione dell’immunità anche per l’eurodeputata dei conservatori Maria Spiraki, già annunciata come candidata di punta di Nuova Democrazia alle prossime elezioni nazionali. Sebbene le accuse contro Spiraki non riguardino il “Qatargate” ma la gestione di fondi legati al pagamento di assistenti parlamentari, la vicenda ha associato anche il nome di Nuova Democrazia al terremoto politico in corso a Bruxelles. Lo stesso vale per un altro pezzo grosso dei conservatori greci, l’ex commissario UE Dimitris Avramopoulos, che era a libro paga della ONG Fight Impunity di Antonio Panzeri.
Il leader di SYRIZA Alexis Tsipras, dal canto suo, non ha affondato il colpo contro il PASOK, sapendo che l’espulsione di Kaili è un ostacolo in meno sulla strada verso un’alleanza progressista – l’unica possibilità, sondaggi alla mano, di rivedere SYRIZA al governo nel 2023. Per ora, il PASOK sembra però voler mantenere le distanze.
Da uno scandalo all’altro
Quando è stato eletto leader del partito un anno fa, Androulakis aveva proposto il PASOK come portatore di una proposta politica originale, progressista ma non populista. Ciononostante, molti commentatori vedevano un’alleanza post-elezioni con Nuova Democrazia come lo scenario più probabile.
Oggi, quella possibilità sembra un’ipotesi remota. Il caso Kaili apre infatti un ulteriore fronte di scontro tra i due partiti, già ai ferri corti sull’altro scandalo al centro del dibattito greco: la sorveglianza di giornalisti e politici da parte dei servizi segreti.
Androulakis è stato tra i bersagli dello spyware Predator e delle intercettazioni dell’intelligence per poco credibili ragioni di sicurezza nazionale. Mitsotakis è sotto accusa da parte delle opposizioni, anche perché il suo governo non sembra intenzionato a fare luce sul caso. L’esecutivo ellenico ha sabotato in ogni modo la missione greca del comitato PEGA (che indaga sull’uso degli spyware negli stati membri) impedendogli di intervistare testimoni chiave.
Per una curiosa coincidenza, Eva Kaili è coinvolta anche qui: secondo le rivelazioni del settimanale Documento, anche lei era finita sotto sorveglianza da parte dei servizi segreti. Eppure, da relatrice ombra del comitato all’Europarlamento, si era detta contraria alla missione PEGA in Grecia, ritenendola non necessaria.
Non c’è ancora una data ufficiale per le elezioni, ma la campagna elettorale ha già toni incendiari. Nuova Democrazia è ancora saldamente il primo partito in tutti i sondaggi, ma il margine di vantaggio su SYRIZA si è assottigliato. In assenza di un vincitore chiaro, le alleanze post-elettorali potrebbero risultare indispensabili per formare un governo.