Wikileaks e la guerra in Ossezia
Wikileaks ha pubblicato una serie di documenti relativi al conflitto russo-georgiano in Ossezia del sud nell’agosto del 2008. Tutte le parti coinvolte dicono che il dossier conferma quanto avevano detto. Il nostro corrispondente da Tbilisi racconta come Wikileaks è stato letto in Georgia
Un mese fa, quando Julian Assange annunciò l’intenzione di pubblicare testimonianze riservate del Pentagono e del Dipartimento di Stato, pochi in Georgia vi prestarono attenzione, pensando “questo non ci riguarderà in nessun modo”. Tuttavia, ora che i documenti sono stati finalmente pubblicati, è chiaro che la Georgia è direttamente coinvolta nelle rivelazioni. Anzi, Tbilisi ha scoperto di essere l’unica a poter essere più o meno soddisfatta dei risultati della fuga di notizie.
In Georgia infatti la maggior parte dei giornalisti, esperti e politici ha accolto con grande entusiasmo la pubblicazione sul sito dei dettagli sull’inizio della guerra russo-georgiana dell’agosto 2008. Chiaramente nessuno di questi documenti ha rilevanza ufficiale, non trattandosi di documenti legali: la posizione formale della comunità internazionale rimane quella della missione d’inchiesta UE presieduta da Heidi Tagliavini. Ma ogni informazione che confermi la versione georgiana sull’inizio della guerra, anche se non ufficiale, ha un grande significato soprattutto morale, in particolare nella politica interna. Non è un segreto che la valutazione non omogenea della comunità internazionale sull’inizio della guerra in Ossezia del sud abbia dato considerevole spazio di manovra all’opposizione, che già da tempo ha smesso di seguire la versione ufficiale del governo e ha iniziato a sostenere esplicitamente che sia stato Saakashvili ad iniziare la guerra.
In ogni caso, com’era logico aspettarsi, le rivelazioni “georgiane” di Wikileaks hanno trovato interpretazioni diverse.
Wikileaks secondo la Russia
I media russi fanno riferimento soprattutto a due elementi.
Il primo: i rapporti di John Tefft, ambasciatore statunitense in Georgia, descrivono nel dettaglio i movimenti delle truppe georgiane verso Tskhinvali la sera del 7 agosto 2008. Secondo la Russia, questo darebbe sostegno all’argomento per cui la guerra sarebbe stata scatenata da Tbilisi.
Il secondo: la presunta mancanza di informazione e impegno da parte di John Tefft, che avrebbe ricevuto tutte le informazioni da fonti governative georgiane, il che ridimensionerebbe automaticamente la validità dei suoi dispacci. Non si dice apertamente che l’ambasciatore avrebbe lavorato al servizio delle autorità georgiane, ma si ritiene che non disponesse di informazioni autentiche.
A sostegno delle tesi anti-georgiane si riportano anche le parole di altri alti funzionari americani, fra cui il vice segretario di Stato Matthew Bryza, secondo cui gli americani avrebbero invitato la Georgia a “non cedere alle provocazioni e mantenere la calma”.
Wikileaks secondo la Georgia
A quanto detto finora la Georgia replica con la propria versione.
In primo luogo, non tutti i dispacci di John Tefft si sarebbero basati su contatti con il governo georgiano. Inoltre, ogni volta che l’ambasciatore statunitense riporta la posizione ufficiale di Tbilisi fa riferimento alla fonte: “come ha dichiarato il ministro degli Esteri georgiano Grigol Vashadze”, “come comunicato dal vice ministro della Difesa Batu Kutelia” e così via. Invece, le frasi più importanti e significative sono riportate senza indicare alcuna fonte, e da queste emerge che l’effettiva mobilitazione delle truppe georgiane è iniziata sì il 7 agosto, ma solo dopo che il bombardamento di villaggi georgiani da parte di milizie ossete. “Il 6 agosto dalle 18 alle 21 si sono registrati scontri intensi nei villaggi [georgiani] di Nuli e Avnevi situati ad ovest di Tskhinvali, e vi sono state esplosioni anche nei villaggi di Dmanisi e Sarabuk. […] All’alba del 7 agosto sono state evacuate da Nuli 40 persone fra donne e bambini”
Le autorità georgiane hanno cercato per l’ultima volta di entrare in contatto con le parti russa e osseta alle 19.25 del 7 agosto, ma secondo quanto riportato nei file l’attacco ai villaggi georgiani è proseguito e solo allora le truppe georgiane si sono dirette verso Tskhinvali.
Il comandante del contingente delle forze di pace, generale Marat Kulakhmetov, avrebbe dichiarato agli interlocutori georgiani “che non può farci niente” e che “gli osseti sparano ai georgiani dietro le sue spalle”.
Fra l’altro, l’ultimo dato è confermato da una registrazione nascosta, trasmessa ripetutamente dalle televisioni georgiane, in cui Kulakhmetov, parlando con il capo delle forze di pace georgiane Mamuka Kurashvili, dice proprio quanto riportato da Tefft. È quindi evidente che l’ambasciatore USA non ha utilizzato solo fonti governative georgiane. Del resto non è un segreto per nessuno che gli americani hanno molte altre possibilità di ottenere informazioni attendibili.
Per quanto riguarda i dispacci sui movimenti di truppe del 7 agosto, secondo Tbilisi il punto non è quanto è successo la sera del 7 agosto, che è chiaro. Ciò che importa chiarire è quanto avvenuto la mattina del 7, ma soprattutto i giorni precedenti, il 6, il 5, il 4 e così via. Il fatto che le truppe georgiane si siano mosse verso l’Ossezia la sera del 7 agosto non implica necessariamente che la Georgia abbia iniziato la guerra. Come risulta dai dispacci riservati di Tefft, peraltro non basati esclusivamente su informazioni ufficiali fornite da Tbilisi, si è trattato di una risposta ai continui attacchi ai villaggi georgiani.
Questione di fiducia
La maggior parte dei giornalisti, esperti e politici non mettono in dubbio la competenza degli autori delle segnalazioni sulla guerra, fra cui non solo l’ambasciatore USA a Tbilisi. La ragione è molto semplice: delle centinaia di migliaia di comunicazioni messe in circolazione da Wikileaks, finora nessuna si è rivelata inesatta o falsificata. Tutte le valutazioni sui più svariati eventi e leader politici coincidono in modo perfettamente evidente con la realtà a tutti nota. Ergo: perché, fra centinaia di migliaia di documenti, proprio le testimonianze riguardanti la Georgia dovrebbero essere ricevute con incredulità?