Georgia: la miniera di Chiatura

Scoperta alla fine del XIX secolo, la miniera di Chiatura da allora ha attirato l’interesse internazionale per la sua abbondante produzione di manganese. Negli anni, e di recente, non sono mancate mobilitazioni dei minatori per i salari e dei residenti per il dissesto idrogeologico causato dalle estrazioni

19/08/2021, Marilisa Lorusso -

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Miniera di Chiatura @ Mikhail Starodubov/Shutterstock

La storia della miniera di Chiatura si intreccia con quella della Georgia, delle sue rivoluzioni, del suo sviluppo.

La miniera è stata scoperta nel 1879 dal poeta nazionale Akaki Tsereteli che, come i pionieri nel West, era alla ricerca di minerali preziosi. Una ricerca che ha portato alla luce uno dei più grandi giacimenti di manganese al mondo. Il manganese è ad oggi ancora insostituibile per molti usi, dalla produzione di acciaio, dove è elemento chiave per gli acciai inossidabili, ad alcune leghe di alluminio, alle vernici. Ha poi usi in varie industrie fra cui quella chimica per i disinfettanti, per polveri per disegno (sin dalla preistoria, circa 17.000 anni fa), nell’industria vetraria. Proprio per questo Chiatura ha attirato fin dal XIX secolo l’interesse internazionale.

Negli anni precedenti alla Prima Guerra Mondiale vi hanno compiuto investimenti diretti i tedeschi Krupp: nel 1913 metà del manganese estratto sul pianeta proveniva da Chiatura, che vanta ancora riserve stimate fino a 240 tonnellate. La guerra, la rivoluzione e poi l’annessione all’URSS ne hanno ridotto molto la produzione. Con i bolscevichi sono arrivate le politiche di confisca del privato, ma da Chiatura investitori americani hanno provato ad approcciare la leadership comunista. Nel 1924 il finanziere americano Averell Harriman ha infatti investito nella miniera, nel tentativo di aprire una via verso le risorse minerarie sovietiche e un dialogo politico-economico, un’avventura economica durata solo qualche anno.

Dopo la Rivoluzione delle Rose il governo di Zurab Zhvania ha lanciato una gara internazionale che ha garantito i diritti di sfruttamento a due aziende che avevano unito le forze per vincerla, la russa EvrAzHolding e la austro-georgiana DMC-Ferro. Dal 2007 – dopo alterne vicende – lo sfruttamento e lo sviluppo dell’insediamento è passato in mano alla Manganese Georgiano, azienda con più di 3000 dipendenti. Dal 2017 l’amministratore delegato dell’azienda viene nominato dal governo.

I minatori

Dei più dei 3000 dipendenti come è immaginabile la maggior parte sono minatori. I lavoratori di Chiatura hanno dovuto affrontare in questi anni non solo la un lavoro duro e usurante ma anche la pauperizzazione, il tracollo del sistema sovietico prima e le crisi del neo-liberismo poi. Nel 2019 si è verificata una grande mobilitazione : il salario medio dell’azienda all’epoca era di circa 360 dollari. Circa 2500 minatori chiedevano un aumento del 50%, un pacchetto di sicurezza che li garantisse di più in miniera e per l’infortunistica, e che fosse vietato trasportare all’interno del centro abitato i composti inquinanti del manganese. Chiatura è infatti divenuta una autentica città mineraria, tutta sviluppata intorno all’estrazione. La mobilitazione si è conclusa con un compromesso, e un aumento salariale del 25%.

A distanza di due anni i minatori sono tornati a mobilitarsi. 3000 minatori hanno iniziato uno sciopero nell’aprile scorso, chiedendo di nuovo un aumento salariale del 50%, per coprire l’aumento dei prezzi nel paese e i costi sanitari che il lavoro di miniera comporta. Nelle testimonianze dei minatori, il lavoro in miniera è ancora oggi una discesa quotidiana all’inferno. Di nuovo un compromesso è stato raggiunto il mese seguente.

La dimensione ambientale

Più di un secolo di estrazioni hanno profondamente mutato l’assetto idrogeologico dell’area di Chiatura. Il dissesto sta raggiungendo dimensioni non più trascurabili e questo ha generato una nuova mobilitazione, non solo dei minatori ma anche dei residenti.

Un villaggio della zona sta letteralmente sprofondando: si tratta di Shukruti. Da febbraio gli abitanti del paese che si trova nel comune di Chiatura, a ovest, sono entrati in sciopero chiedendo che la Manganse Georgiano compensi i danni causati dallo sprofondamento del suolo che sta compromettendo l’abitabilità delle case e l’utilizzo degli orti.

La protesta è stata a lungo ignorata finché l’11 maggio alcuni residenti ed attivisti sono ricorsi a un gesto estremo e altamente significativo : a denuncia del silenzio che circonda questo dramma locale si sono cuciti la bocca. Il 20 maggio l’azienda ha incontrato i manifestanti.

I manifestanti riconoscono che l’attuale dissesto è frutto dell’attività estrattiva del periodo sovietico, ma sostengono che il ritorno all’estrazione a Shukruti sei anni fa dalla Shukruti+, azienda concessionaria della Manganese Georgiano, ha causato un ulteriore deterioramento al punto tale che non è agibile il 70% delle abitazioni . La protesta è stata repressa anche duramente e i manifestanti lamentano minacce continue.

Con l’incontro del 20 maggio sono state concordate misure per valutare le compensazioni che molti non hanno considerato proporzionali al danno subito. La protesta è quindi continuata e dopo gli sgomberi forzosi a primavera i manifestanti si sono spostati davanti all’ambasciata americana.

I manifestanti, che hanno anche cominciato uno sciopero della fame, hanno optato per questo luogo di protesta perché è più difficile una repressione violenta davanti a un’ambasciata straniera e perché sostengono che l’ambasciatrice Kelly Degnan possa essere più ascoltata di quanto non lo siano stati finora loro.

L’ambasciatrice si è effettivamente esposta non come parte in causa, ma proponendosi come ascoltatrice delle parti e facilitatrice degli incontri. Il 10 giugno lo sciopero è terminato , dopo tre giorni di negoziazione con l’azienda e l’accordo sul meccanismo per concordare le compensazioni.

Chiatura, la Georgia di oggi

Chiatura rimane una risorsa importante per lo sviluppo economico della Georgia. Ma i costi in termini di qualità della vita e vivibilità dell’ambiente sono tali che – come tante grandi industrie del XIX e del XX secolo – è importante che l’area differenzi le proprie attività. Anche Chiatura ha un potenziale in uno dei settori su cui la Georgia sta investendo, quello turistico. La città attira già gli appassionati di turismo post-industriale, se non il cosiddetto turismo post-apocalittico o Dark Tourism che attirato ad esempio tante persone a Chernobyl. Ha una ricca rete di funivie sviluppata negli anni ’50 (qui immagini di OBC Transeuropa del 2014) che rende la visita un’esperienza particolarmente godibile. Oltre al mondo dell’estrazione ci sono pacchetti o itinerari che permettono di visitare le vicine riserve naturalistiche e l’architettura sacra arroccata sulle alture dell’Imereti .

Valorizzare la bellezza di Chiatura e uscire dalla grande depressione socio-economica post-sovietica è una grande sfida. Chiatura continua a essere una pagina significativa e un paradigma per l’intera Georgia.

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