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Georgia, direttore tv in carcere
La scorsa settimana Nikolos Gvaramia, direttore e co-proprietario della tv Mtavari Arkhi, principale canale di opposizione, è stato arrestato e condannato a 3 anni e mezzo di reclusione a causa di ammanchi aziendali. Per l’Ombudsperson e per diverse ong si tratta di un processo politico
Per la prima volta dall’indipendenza della Georgia è finito in carcere il direttore di una televisione di opposizione: Nikolos Gvaramia, detto Nika, è stato arrestato direttamente in un’aula di tribunale. E’ il direttore e co-proprietario di Mtavari Arkhi , il Canale Principale, tv di opposizione che non nasconde le simpatie per il Movimento Nazionale Unito (MNU). Gvaramia, classe 1976, giurista per formazione, è originario di Sukhumi. Nelle elezioni della Rivoluzione delle Rose venne eletto parlamentare e la sua carriera spiccò il volo. Nel 2008 venne nominato ministro della Giustizia, e l’anno seguente passò al Dicastero di Scienza e Istruzione. Quello corrente non è il primo arresto perché quando il MNU perse il potere anche lui, come altri membri del governo o singoli attivisti, ebbe problemi. Nel 2012 venne arrestato con l’accusa di corruzione, accusa poi decaduta per carenza di prove.
Con l’arrivo del Sogno Georgiano la carriera politica di Gvaramia è terminata e la sua militanza si è spostata nel giornalismo. Gvaramia per sette anni ha lavorato e diretto Rustavi 2 che a lungo è rimasta un’istituzione fra i canali televisivi del paese come voce critica del governo. Nel 2019 l’ascia del Sogno si è però abbattuta sulla televisione e Gvaramia ha contribuito a fondare Mtivari Arkhi che ha mantenuto la linea editoriale di Rustavi 2 e ne ha ereditato parte dello staff.
Le accuse che gli vengono mosse e che hanno portato al suo arresto riguardano proprio la sua direzione di Rustavi 2: Gvaramia avrebbe concesso uno spazio promozionale scontato in cambio dell’utilizzo di una macchina di lusso, e avrebbe ridotto il prezzo degli altri spazi pubblicitari causando un ammanco aziendale. Come nota anche l’Ombudsperson, queste non sono in genere accuse che comportano un arresto e un processo penale con una condanna di tre anni e mezzo, come è accaduto in Georgia a Gvaramia. I “buchi di cassa”, ammanchi di origine dolosa, in genere vengono controllati e sanzionati all’interno di specifiche indagini aziendali. Per l’Ombudsperson e per diverse organizzazioni non governative il processo a Gvaramia è quindi un processo politico.
L’informazione
L’arresto di Gvaramia agita il mondo del giornalismo georgiano. Il settore era già sceso in piazza dopo la morte di Lekso Lashkarava nel 2021. Il cameraman di Pirveli TV era stato picchiato insieme ad una cinquantina di altri giornalisti dall’ultra destra durante un’aggressione deliberata agli organi di stampa in occasione della Marcia della Dignità per i diritti LGBTQ+, che infatti non si era potuta tenere.
Quello del giornalista in Georgia è chiaramente un mestiere sempre più complicato. Reporters Without Borders nel suo report annuale ha declassato la libertà di stampa nel paese dal 60esimo posto all’89esimo, un tonfo addirittura superiore a quello dell’Italia, che pure rientra nei paesi a stampa non pienamente libera ed è passata in un anno dal 40esimo al 58esimo posto.
La vicenda di Gvaramia sicuramente non aiuterà a migliorare il quadro della situazione e della qualità dell’informazione. Per il ruolo carismatico che riveste nella TV di cui è fondatore, è prevedibile che il suo arresto avrà una forte ricaduta sul canale stesso. Mtavari ha mandato in onda in passato una serie di servizi di giornalismo investigativo, tra cui anche report su corruzione e legami del governo con Mosca.
La tempistica
A giugno verrà esaminata la candidatura della Georgia all’Unione europea. L’arresto di un giornalista direttore di un canale di opposizione per accuse che difficilmente troverebbero pari trattamento in altri quadri legislativi non può che essere un ostacolo. Molti si chiedono se il governo non si renda conto delle possibili conseguenze di questo plateale processo politico. O forse sì.
Il tutto succede mentre il primo ministro Irakli Garibashvili va a Bruxelles per dialogare con le istituzioni euro-atlantiche. Il suo incontro alla NATO è peraltro stato all’ultimo cancellato, e poi all’ultimissimo confermato. Se da una parte il governo del Sogno pare seguire zelantemente il processo di integrazione europea, con incontri, rispettando le consegne (è stato presentata la seconda parte del questionario di candidatura), dall’altro vengono posti sulla strada dell’integrazione degli ostacoli. L’arresto di Gvaramia è uno di questi. Un altro è la retorica anti-europeista e anti-americana a cui ormai si abbandonano continuamente le figure apicali del partito e dell’esecutivo.
L’ultimo attacco è arrivato dalla ministra della Cultura Tea Tsulukiani. La Tsulikiani è un falco dell’amministrazione Garibashvili, e mentre quest’ultimo era a stringere mani a Bruxelles ha lanciato strali contro figure che da lungo tempo fanno parte del gruppo degli “amici della Georgia”, cioè parlamentari e diplomatici che hanno sostenuto il percorso di avvicinamento del paese alle strutture euro-atlantiche. Nel mirino della Tsulikiani le europarlamentari Viola von Cramon-Taubadel e Anna Fotyga, e l’ex ambasciatore statunitense in Georgia Ian Kelly, definiti “stranieri Natsi" (un termine dispregiativo usato da quelli del Sogno per designare membri e sostenitori del Movimento Nazionale Unito) che desiderano rovesciare il governo del Sogno.
Alla Tsulukiani ha risposto senza troppi giri di parole l’Europarlamentare von Cramon-Taubadel, che è sia in Euronest, sia nella Commissione speciale del PE sulle ingerenze straniere nei paesi dell’Unione europea. Ha twittato chiaramente la propria posizione precisando che “la signora Tsulukiani sa bene che ero e sono uno dei più grandi critici del regime di Saakashvili e ho combattuto per il diritto dei georgiani di eleggere democraticamente il proprio governo. Accusarmi di collusione con il MNU è una bugia deliberata a cui nessuna persona ragionevole crederà. La disinformazione del Sogno sta raggiungendo il livello del Cremlino. Il Sogno non è la Georgia, criticare il Sogno non è come criticare il paese. Questo è il motivo per cui mi definisco un’amica della Georgia, non una ‘amica del Sogno’. Smettetela di nascondervi dietro il buon nome del paese. Assumetevi la responsabilità dei VOSTRI fallimenti.” Per il Sogno risponde il capo partito Kobakhidze che ha definito l’europarlamentare una protettrice dei criminali e un’anti-georgiana.
L’ambasciata USA ha espresso preoccupazione per il processo politico al giornalista ed escluso da un training in Florida finanziato dall’ambasciata stessa il giudice Lasha Chkhikvadze che ha emesso la sentenza di condanna.