Cresce la tensione tra abkhazi e georgiani

Episodi di violenza, rappresaglie e tentativi di riconciliazione mescolati ad avvertimenti minacciosi. Nel distretto di Gali, controllato dal de facto governo abkhazo ma abitato prevalentemente da georgiani, torna la paura di un conflitto aperto

21/06/2010, Mimosa Shy - Gali

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Dall’inizio di giugno, una serie di incidenti nel distretto di Gali ha condotto alla ri-acutizzazione della tensione in Abkhazia, territorio de facto indipendente ma riconosciuto dalla comunità internazionale come parte della Georgia.

L’ultimo episodio ha visto l’incendio doloso di sei case abitate da megreli (un gruppo etnico georgiano, ndr) nel villaggio di Dikhazurga, a pochi chilometri dal de-facto confine che separa l’Abkhazia dalla Georgia. Il violento evento è stato un atto di vendetta da parte dei familiari di un agente doganale abkhazo ucciso pochi giorni prima in circostanze non chiarite e di una serie di incidenti che hanno avuto luogo nell’area dall’inizio dell’anno.

La mattina di martedì 1 giugno infatti, nel villaggio di Dikhazurga, un numero imprecisato di ignoti ha teso un agguato ad una macchina con a bordo tre agenti doganali che si stavano recando al villaggio di Saberio, nelle vicinanze della linea amministrativa che de facto separa Abkhazia e Georgia. Uno degli agenti, Gennady Kvitsiniya, è stato ucciso nello scontro a fuoco, mentre gli altri due colleghi sono rimasti feriti.

Abkhazia, estratto mappa UNOMIG

Un paio di giorni dopo, nella serata di giovedì 3 giugno, il Capo dell’amministrazione del villaggio di Repi, Dmitri Katsiya, è stato assassinato nei pressi del centro abitato mentre si stava recando a Gali. Figura alquanto controversa secondo ciò che si dice nella zona, Dmitri Katsiya sarebbe stato coinvolto in contrabbando di carburante, rottami e sigarette. Nel corso degli ultimi anni Katsiya aveva esercitato il suo potere a scapito della popolazione del villaggio ed era già sopravvissuto a due attentati.

Secondo le autorità di Sukhumi, de facto capitale dell’Abkhazia, “non ci sono dubbi che questi crimini sono stati pianificati e organizzati dalle agenzie speciali della Georgia, che hanno ricominciato le loro attività t[]istiche con lo scopo di destabilizzare la situazione nel distretto di Gali”. Per Tbilisi, invece, si tratterebbe di dissidi interni alle de facto autorità della zona soprattutto per quanto riguarda la ripartizione del denaro proveniente da attività illecite che danneggiano la popolazione. I mass media georgiani hanno inoltre accusato le milizie russe di essere coinvolte nell’incidente a fuoco, accaduto sulla linea amministrativa, che ha visto coinvolti gli agenti doganali abkhazi. Le autorità abkhaze hanno aperto le indagini per individuare i responsabili delle azioni criminali.

Questi episodi di violenza tra i vari gruppi etnici che vivono nell’area fanno seguito ad altri incidenti simili verificatisi nella zona dall’inizio del 2010. L’11 gennaio, due funzionari del de-facto ministero dell’Interno abkhazo sono stati feriti in un agguato nel villaggio di Avhigvara. Poche settimane dopo, nel villaggio di Chuburkhindzhi un altro funzionario del de-facto ministero dell’Interno è rimasto ucciso insieme ad un abitante del luogo a causa dell’esplosione di una mina, mentre altre quattro persone sono rimaste ferite.

Rappresaglie, prove di riconciliazione e avvertimenti

Domenica 6 giugno, i familiari dell’agente doganale ucciso ad inizio giugno – insieme ad ex-combattenti della guerra georgiano-abkhaza – hanno organizzato una rappresaglia nei confronti dei megreli abitanti l’area. Un gruppo di una quarantina di macchine alle quali era stata rimossa la targa e con a bordo uomini armati, si è diretto verso il villaggio di Dikhazurga ed ha appiccato il fuoco a quattro case nelle vicinanze del luogo dove era avvenuta l’uccisione di Gennady Kvitsiniya. Gli incendi non hanno causato vittime in quanto la popolazione è riuscita a fuggire e trovare riparo nella boscaglia che circonda il villaggio. Nell’intento di spedire “un messaggio visibile” alla parte georgiana, inoltre, la banda armata ha bruciato due case disabitate poste sulla collina che è visibile dalla parte georgiana del de-facto confine.

Il gruppo armato ha poi proceduto verso il villaggio di Repi (dove Dimitri Katsiya era stato ucciso) per ripetere l’operazione di rappresaglia, ma le autorità locali abkhaze sono riuscite a prevenire l’azione, a calmare la tensione e ad evitare che le violenze si ripetessero nel villaggio.

Un incontro pubblico di riconciliazione tra gli anziani ed i rappresentanti dei villaggi abkhazi e megreli è stato organizzato qualche giorno dopo l’azione vendicativa per cercare di dissolvere la tensione tra le comunità. All’incontro hanno partecipato oltre un centinaio di persone, tra le quali anziani, insegnanti, capi dell’amministrazione, rappresentanti di organizzazioni non governative locali, rappresentanti delle de-facto autorità abkhaze locali e da Sukhumi. L’incontro si è tenuto in un’atmosfera piuttosto calma e gli interventi sono stati ordinati, nonostante la riunione si sia rivelata non essere veramente un incontro di riconciliazione quanto un monito da parte abkhaza che tali eventi – seppur deplorevoli – potrebbero accadere anche in futuro se la popolazione georgiana di Gali “continuerà a dar rifugio a criminali” e non taglierà i legami con “l’altra parte dell’Inguri”.

La serie di incidenti delle ultime settimane ha causato paura e preoccupazione nella popolazione dei villaggi limitrofi e in tutto il distretto di Gali. Ed il timore che possano ripetersi gli eventi del 1998 è tornato a farsi prepotentemente strada nella mente della popolazione locale. I recenti episodi di violenza sono infatti per alcuni versi simili a ciò che accadde nel maggio di dodici anni fa, quando le ostilità tra abkhazi e georgiani ripresero a causa di scontri tra forze abkhaze e formazioni armate georgiane che cercavano di riprendere il controllo sulla regione. Le ostilità causarono centinaia di vittime da entrambe le parti. Nel corso dell’operazione di pulizia intrapresa dalle forze abkhaze, migliaia di abitazioni georgiane furono bruciate e saccheggiate e decine di migliaia di persone dovettero lasciare l’area.

Le condizioni di sicurezza per la popolazione nell’area adiacente al confine de-facto rimangono quindi precarie, la situazione generale del distretto di Gali e le dinamiche delle relazioni tra abkhazi, georgiani e russi restano complesse. In assenza di una soluzione politica del conflitto e di concreti progressi nei negoziati di pace di Ginevra tra le parti coinvolte, gli episodi di violenza tra le varie comunità che abitano l’area,che per ora sono rimasti sporadici ed isolati, potrebbero portare all’escalation del conflitto tra la Georgia e la regione secessionista di Abkhazia.

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