Aspettando il 9 aprile

In Georgia mancano pochi giorni alle azioni di protesta programmate per il 9 aprile per ottenere le dimissioni del presidente Saakashvili ed il livello di tensione nella società aumenta

03/04/2009, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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Tbilisi 26 maggio: la folla di fronte al Parlamento

Tutti i principali partiti e movimenti di opposizione si stanno preparando alle azioni di protesta programmate per il 9 aprile. La scelta del giorno non è certo casuale; il 9 aprile 1989 la repressione di azioni di protesta a Tbilisi da parte delle autorità sovietiche causò la morte di 20 persone. Due anni dopo, il 9 aprile 1991, la Georgia dichiarò la propria indipendenza dall’Unione Sovietica, e questo giorno è diventato festa nazionale.

Tra i numerosi gruppi che hanno deciso di coordinarsi per organizzare le manifestazioni del 9 aprile vi sono molte differenze, e per quanto riguarda in particolare questa difficile fase politica, si distinguono principalmente per il diverso livello di predisposizione a dialogare con il governo di Saakashvili.

L’"Opposizione Unita", che ha tra i suoi leader l’ex candidato presidente alle elezioni del gennaio 2008 Levan Gachechiladze, può essere considerato il gruppo più radicale tra quelli che parteciperanno alle manifestazioni del 9 aprile. I rappresentanti di questa unione si sono espressi in più occasioni con dichiarazioni molto forti, ed allo stesso tempo rischiose. Levan Gachechiladze: "In seguito alle azioni del prossimo 9 aprile, Saakashvili, da vero vigliacco, scapperà dalla Georgia. Ma noi lo raggiungeremo ovunque." Georgi Khaindrava, ex ministro per la Risoluzione dei conflitti: "Il criminale Saakashvili e la sua cricca criminale dovranno rispondere davanti alla legge dei loro atti." Eka Beselia: "Le autorità ci invitano al dialogo. Noi siamo d’accordo, ma l’unico tema di discussione possono essere le modalità delle dimissioni di Saakashvili."

L’elettorato di opposizione in Georgia è piuttosto ampio, ma i sostenitori dell’"Opposizione unita" si distinguono per la loro predisposizione a partecipare a dimostrazioni, picchetti di protesta e, in caso di bisogno, ad affrontare direttamente la polizia.

Anche l’ex speaker del parlamento Nino Burjanadze è alleata all’"Opposizione Unita"; benché non goda di particolari simpatie tra i sostenitori dell’opposizione, è l’unica persona in possesso dei mezzi economici necessari per organizzare un ampio movimento di protesta.

L’"Alleanza per la Georgia", guidata dall’ex ambasciatore all’Onu Irakli Alasania, rappresenta la parte più liberale dell’opposizione georgiana. È un’organizzazione meno radicale, benché anch’essa richieda le dimissioni del presidente.

Lo stesso Alasania ha iniziato ad avere una retorica più aggressiva nel corso delle ultime settimane, quando tra i sostenitori dell’opposizione gli umori più radicali hanno iniziato a riscontrare sempre più successo. Alasania ha dichiarato che "i politici non devono diventare ostaggi del radicalismo. L’oggetto principale dei negoziati dovrà essere una transizione al potere per quanto possibile indolore ed un rinnovamento del sistema."

In concreto, il concetto non cambia ("le dimissioni del presidente sono le condizioni per i negoziati"), ma la formulazione più morbida lascia intendere che è disposto a parlare anche di altro.

Gli altri partiti prendono posizione attorno a questi due giocatori principali all’interno dell’opposizione e non hanno un influsso determinante sulle azioni di protesta del 9 aprile.

Le autorità

Senza alcun dubbio, l’attuale gruppo al potere teme le proteste del 9 aprile. Ne è prova anche l’attiva campagna di propaganda sui media, ed i materiali video compromettenti recentemente rilasciati relativi al principale finanziatore dell’"Opposizione Unita", Nino Burjanadze. Nelle immagini si vedono attivisti del suo partito che parlano della costituzione di bande armate, che contattano venditori di armi e che verificano le armi automatiche ed i lanciagranate che hanno appena acquistato.

Lo scopo di questa campagna di informazione è naturalmente quello di far passare il messaggio che le rassicurazioni dell’opposizione riguardo all’impiego di soli metodi pacifici non sono altro che un trucco propagandistico.

Le autorità si ritrovano con le mani legate. Politici occidentali hanno ripetutamente avvertito che la comunità internazionale riconosce la legittimità dello scioglimento di una dimostrazione solo in caso di una evidente minaccia all’ordine costituito.

Allo stesso tempo, i sostenitori più strenui dell’"Opposizione unita" non si fanno influenzare da alcun materiale compromettente, anche perché non credono a niente di ciò che dice Saakashvili.

Le immagini rese pubbliche nei video, sono destinate a quella parte della popolazione a cui non piace l’attuale governo, ma che allo stesso tempo non si fida dell’opposizione. Secondo indagini d’opinione, questo gruppo rappresenta la maggioranza della popolazione.

Le autorità georgiane sanno bene però che anche una piccola minoranza, attiva e non disposta a compromessi, può cambiare la situazione. Proprio una minoranza come quella che sostiene il "Comitato 9 aprile".

In questa situazione il governo continua il suo lavoro. Alti funzionari, ed in primis il presidente Saakashvili, cercano di spiegare in continuazione al popolo, anche con incontri pubblici, che questo non è il momento per lasciarsi andare al radicalismo, ma piuttosto di occuparsi di questioni concrete, quali la ricostruzione delle infrastrutture e la lotta alle crisi economica mondiale.

Nel contrasto tra governo ed opposizione il punto più debole del presidente è la guerra di agosto. Un po’ alla volta, l’opposizione sta cambiando tono riguardo a questa questione. Se fino a due-tre mesi fa, gli attivisti di opposizione dicevano che la guerra era stata iniziata dalla Russia ed il presidente aveva solo fatto l'[]e di cedere a delle provocazioni, ora accusano direttamente Saakashvili di aver dato inizio alle azioni militari, e praticamente non parlano delle responsabilità della Russia. In questo modo, oltre ad avere numerose altre colpe, Saakashvili sarebbe anche l’unico responsabile della perdita di territori in conseguenza al conflitto.

Le autorità hanno difficoltà a controbattere questo punto di vista per due motivi. Prima di tutto, i sostenitori dell’opposizione credono a ciò che viene detto dai propri leader, e non considerano i comunicati governativi. Inoltre, non si sono ancora concluse le indagini internazionali riguardo alla guerra di agosto, e vi è quindi spazio per le idee più diverse riguardo al conflitto.

Possibilità

Non è chiaro come andranno a finire le proteste di aprile.

Senza alcun dubbio l’opposizione può raccogliere un ampio numero di persone, ma rimane un grande punto interrogativo come possano ottenere ciò che richiedono. Non è possibile obbligare il presidente a dimettersi con delle manifestazioni di protesta pacifiche, ma ogni azione violenta non sarebbe accettata né dalla maggior parte della popolazione georgiana, né dalla comunità internazionale.

A loro volta, le autorità non hanno niente con cui contrastare l’opposizione. Non può certo sciogliere le manifestazioni con la forza, e tanto meno convincere l’opposizione radicale a tornarsene a casa.

È quindi evidente che la situazione è destinata a finire in stallo. Il risultato dipenderà da una serie di fattori: dall’attivismo di quella parte della società che non sostiene l’opposizione, dalla posizione che prenderanno l’Europa e gli Stati Uniti, ed infine dalla capacità dei politici di trovare compromessi e, soprattutto, di mantenere nervi saldi.

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