Minacce di morte

Nuove intimidazioni nei confronti del nostro corrispondente dalla Croazia Drago Hedl. La polizia dispone misure protettive. In uno dei suoi ultimi articoli si era interessato nuovamente al caso Glavaš

01/12/2008, Redazione -

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Drago Hedl

Un giornalista investigativo come Drago Hedl viene premiato con i massimi riconoscimenti internazionali per il suo coraggio. A casa sua, però, il rischio che corre è decisamente alto. Non è la prima volta che Drago viene minacciato di morte per i suoi testi di denuncia sui crimini di guerra commessi a Osijek contro i serbi tra il 1991 e il 1995.

Raggiunto al telefono nella sua abitazione Drago ha spiegato che giovedì scorso (27 novembre) ha ricevuto un messaggio anonimo sul suo cellulare. "Ancora tu con i tuoi testi. State attenti, tu e quel Fehir. Non finirà così facilmente. Vi massacreremo. Entrambi salterete in aria".

Sarà anche un caso ma il messaggio è giunto in coincidenza con la conferenza stampa tenuta a Osijek (città in cui vive Drago) da Branimir Glavaš, deputato del parlamento e accusato di crimini di guerra, il quale ha più volte attaccato Hedl per i suoi testi di denuncia.

"E’ interessante che il messaggio abbia questa coincidenza temporale. Oltre tutto avevo appena scritto un editoriale per lo Jutarnji, in cui rendevo noto che Ante Djapić al tempo in cui Glavaš faceva lo sciopero della fame gli aveva portato del cioccolato. Glavaš alla conferenza se l’è presa sia con Djapić, squalificandolo e mettendolo in ridicolo, sia con me per i testi che scrivo".

Poco dopo, a Drago arriva il messaggio con le minacce di morte. "Alle 13.25 ho ricevuto il messaggio. Va notato che le minacce si riferiscono ai miei testi pubblicati e fanno riferimento ad una delle mie fonti più importanti (Krunoslav Fehir) che ho impiegato per i miei testi di denuncia dei crimini di guerra".

"Su consiglio del direttore dello Jutarnji – prosegue Drago – ho denunciato il fatto alla polizia. E, secondo la procedura, mi hanno messo sotto scorta per 24 ore su 24. Ho detto che per me era eccessivo, che non era necessario avere la polizia sotto casa giorno e notte, ma hanno insistito".

Accanto alla casa di Drago staziona un’auto con due poliziotti in borghese che si danno il cambio ogni otto ore. "Mi seguono ovunque. Sia che esca a piedi che vada in macchina. L’altro giorno sono andato al supermercato e uno di loro è entrato con me, mentre l’altro è rimasto in auto ad aspettare fuori. Mi sento un po’ impacciato a lavorare con la protezione della polizia tutto il giorno".

Le indagini proseguono, la polizia croata è riuscita a risalire al numero di telefono da cui è stato inviato il messaggio, così come al luogo da cui sarebbe stato inviato, nei pressi del centro di Zagabria. "Il problema però – spiega ancora Drago – è che in Croazia non è necessario rilasciare i dati personali per avere un numero telefonico mobile. Quindi non sarà facile risalire a chi ha inviato il messaggio. Adesso la polizia sta cercando di capire se è possibile fare qualcosa tramite il gestore della rete in questione".

Alla notizia hanno reagito l’Associazione giornalisti della Croazia, le maggiori organizzazioni giornalistiche internazionali, così come Amnesty International. Il comunicato dell’Associazione dei giornalisti croati, firmato dal presidente Zdenko Duka, sottolinea quanto segue: "Siamo scioccati e impauriti dalla nuova minaccia di morte che giovedì pomeriggio ha ricevuto il nostro collega Drago Hedl, editorialista dello Jutarnji list. La minaccia di morte è un’altra della serie di brutali attacchi alla libertà dei media e del giornalismo. Ma ciò che è più importante e più grave è che il nostro collega abbia ricevuto la scorta della polizia per tutto il giorno. Chiediamo alla polizia di rintracciare il prima possibile chi ha inviato il messaggio e di difendere Drago Hedl, il quale per i suoi testi investigativi sui crimini di guerra ha ottenuto premi internazionali".

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Da: Reporters sans frontières, 28 novembre 2008 (tit. originale: "Drago Held sous protection policière, après avoir reçu de nouvelles menaces de mort)

Reporters senza frontiere denuncia le minacce di morte di cui è nuovamente oggetto Drago Held, giornalista del quotidiano Jutamji List, specialista della storia recente della Croazia e in particolare dei crimini di guerra commessi durante la guerra 1991-1995 in ex Jugoslavia.

"Sembra ormai evidente che i giornalisti che indagano sui crimini di guerra sono divenuti il bersaglio privilegiato di quanti vorrebbero far dimenticare le proprie responsabilità durante il conflitto. Il lavoro della stampa nella lotta contro l’impunità è fondamentale e deve essere sostenuto al di fuori delle frontiere del Paese", ha dichiarato Reporters sans frontières.

"Esprimiamo il nostro sostegno ai nostri colleghi croati che vivono oggi momenti difficili. Ci appelliamo alle autorità affinché incrementino gli sforzi per identificare gli autori di queste minacce e perché mantengano, quando queste sono richieste, le misure di protezione della polizia", ha aggiunto l’organizzazione.

Drago Held, giornalista del quotidiano Jutarnji List, è stato posto sotto protezione permanente da parte della polizia dopo aver ricevuto, il 27 novembre scorso, un messaggio sulla segreteria vocale del suo cellulare con l’avvertimento che sarebbe stato presto "massacrato".

Il giornalista è conosciuto per il suo lavoro sui crimini di guerra commessi durante la guerra 1991-1995. A febbraio 2008 aveva già ricevuto delle minacce di morte sotto forma di una foto di un cranio, accompagnata da una lettera che gli consigliava "il silenzio". Questo "avvertimento" gli era giunto qualche giorno dopo aver pubblicato degli articoli sul settimanale Feral Tribune, su di un ex generale croato, Branimir Glavas, sospettato di aver assassinato civili serbi a Osijek nel 1991. In uno degli ultimi articoli pubblicati su Jutarnji List, Drago Hedl si è interessato nuovamente di Branimir Glavas, eletto al Parlamento croato alle politiche di novembre 2007. Il giornalista aveva anche testimoniato all’apertura del processo contro Branimir Glavas nel 2005.

Questo nuovo incidente si iscrive in un contesto di violenza che da diverse settimane ha colpito la capitale croata.

Il 24 ottobre 2008 Ivo Pukanic, direttore del settimanale Nacional, è stato ucciso da un attentato dinamitardo insieme al suo collaboratore Niko Franjic, direttore del marketing nel gruppo NCL. Il 21 novembre 2008 la polizia aveva scoperto una bomba sotto l’autovettura di Hrvoje Appelt, giornalista del settimanale Globus. La macchina del giornalista era parcheggiata davanti all’Agenzia per la lotta contro la corruzione (USKOKO). La polizia ha posto Hrvoje Appelt sotto protezione. Quest’ultimo ha dichiarato di aver ricevuto minacce a partire dal mese di settembre 2008.

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