Glavas libero e rieletto
Il nuovo Parlamento croato vieta il proseguimento della detenzione di Bramimir Glavas, accusato per crimini di guerra contro civili serbi. I paradossi di un sistema giudiziario sotto osservazione di Bruxelles nella delicata fase dei negoziati sull’adesione della Croazia all’Unione
Branimir Glavas, che è rimasto nell’ospedale penitenziario di Zagabria fino all’11 gennaio, dopo uno sciopero della fame durato 66 giorni, secondo le testimonianze dei suoi avvocati, sarebbe stato in punto di morte. Tuttavia lunedì 21 gennaio, dopo soli dieci giorni e senza apparenti problemi di salute, si è presentato al Tribunale distrettuale di Zagabria dove è proseguito il processo che lo vede coinvolto per crimini di guerra. Tutti coloro che l’hanno visto quel giorno hanno potuto verificare quanto fossero esagerate, e del tutto false, le drammatiche notizie sul suo stato di salute, a distanza di oltre due mesi di totale sciopero della fame. Eppure proprio tali notizie – cioè che Glavas fosse in punto di morte, che era del tutto esausto e deciso ad andare fino in fondo con il digiuno nel caso in cui non lo avessero rilasciato – sono state il motivo principale in base al quale il Parlamento ha rifiutato la richiesta della Procura di Stato di togliere a Glavas la nuova immunità da parlamentare, e di di autorizzare il proseguimento della detenzione.
La Croazia sarà così l’unico paese al mondo ad ospitare in Parlamento una persona che, contemporaneamente, mentre partecipa al lavoro dell’organo legislativo viene processata per una delle accuse più gravi, crimini di guerra contro la popolazione civile. Il mandato parlamentare di Glavas è stato riconfermato alle ultime elezioni politiche, il 25 novembre scorso. Secondo l’opinione dei giuristi e dei giudici della Corte suprema, la decisione sulla abrogazione della sua immunità, presa dal Parlamento precedente, non ha efficacia sulla immunità attribuitagli nel frattempo dal nuovo mandato. Così, a seguito delle discussioni su di una nuova autorizzazione a procedere nei confronti di Glavas, il neo-Parlamento ha concesso l’autorizzazione a proseguire il processo nei confronti dell’imputato, ma non ha autorizzato la sua detenzione. Di conseguenza, Glavas è a piede libero dall’11 gennaio.
Glavas, che porta anche i gradi di generale dell’Esercito croato, è accusato per crimini contro civili serbi commessi a Osijek nel 1991. Insieme a sei ex appartenenti alle forze armate, fra cui una donna, è accusato per la morte di almeno 12 persone, alcune uccise in modo particolarmente atroce, costrette a bere l’acido solforico delle batterie delle automobili. Nonostante la Procura avesse ritenuto che, per la gravità delle accuse e la possibilità di fare pressioni sui testimoni, Glavaš dovesse continuare a rimanere in carcere, il Parlamento ha ritenuto altrimenti. Così, difendendosi in libertà, Glavas andrà in tribunale direttamente dalla sua poltrona di parlamentare, e dal processo andrà in Parlamento, configurando così un caso unico al mondo.
A seguito delle accuse per crimini di guerra, Glavas ha trascorso dieci mesi in detenzione. La maggior parte di questo periodo, tuttavia, più di otto mesi e mezzo, lo ha trascorso nell’ospedale penitenziario di Zagabria, o in quello civile di Osijek. La testimonianza migliore di quale fosse il regime in vigore in ospedale è il fatto che durante le pseudo-cure all’ospedale di Osijek, nonostante davanti alla porta si trovasse una guardia carceraria, ha potuto girare senza alcun problema gli spot elettorali per la campagna del suo partito. Per questo motivo è stato destituito il direttore del carcere di Osijek, ma a Glavas non è accaduto nulla.
Durante la detenzione, Glavas ha fatto lo sciopero della fame in due occasioni, affermando che si trattava di un processo politicamente motivato e di false accuse. Nonostante le prove raccolte indicassero il contrario, e nonostante l’accusa sia stata formulata dopo un anno di indagini, lui è rimasto fermo sulla sua opinione, facendo lo sciopero della fame per protesta. Mentre le indagini erano in corso, è riuscito ad ottenere la libertà temporanea. Il giudice istruttore, a causa della pseudo incapacità di Glavas ad affrontare il processo, all’inizio di dicembre del 2006 ha interrotto le indagini rimettendolo in libertà.
Glavas si è trovato di nuovo in carcere nell’aprile dell’anno scorso, ma la maggior parte del tempo l’ha passata all’ospedale di Osijek, sotto un regime blando. Aveva a disposizione il cellulare e il portatile, visite illimitate e la possibilità totale di comunicazione. Quando nell’autunno scorso, prima dell’inizio del processo, è stato trasferito all’ospedale penitenziario di Zagabria, ha iniziato di nuovo lo sciopero della fame. Le notizie sul suo allarmante stato di salute, divulgate dai suoi avvocati, venivano ritrasmesse da alcuni media senza nessuna verifica. Glavas è stato trasformato da accusato per crimini di guerra in vittima, e l’appello per la sua scarcerazione è stato firmato anche da alcuni accademici, oltre che da alcuni vescovi croati. Tutto questo ha creato pressioni sulla giustizia croata, ma anche sul Parlamento. Alla fine, Glavas si è trovato di nuovo in libertà.
Diversi esperti legali, fra i quali anche il presidente della Corte suprema, Krunislav Olujic, ritengono che Glavas con lo sciopero della fame ricattasse la giustizia croata. Ma la cosa ancora più grave e pericolosa, ha affermato Olujic, è che sia riuscito farlo, piegando il sistema legale croato con i ricatti. Il presidente del Comitato croato di Helsinki per i diritti umani, Ivo Banac, crede che si tratti di un "grossolano immischiarsi della politica nel lavoro indipendente della magistratura", dato che il Parlamento, decidendo su Glavas, è uscito dal proprio ambito legislativo, entrando nella sfera del potere giudiziario.
A causa di questa insolita decisione del Parlamento, Zagabria ha già ricevuto rimproveri dall’estero. La Commissione europea ha fatto sapere alla Croazia che Bruxelles spera che nel caso Glavas "come in tutti gli altri casi, vengano rispettate le procedure, la legge e la divisione del potere", che "venga presa in considerazione la gravità del caso" e "che venga assicurata un’adeguata protezione dei testimoni".
Non c’è dubbio che la Croazia, alla quale comunque arrivano frequenti critiche da Bruxelles per la situazione del sistema giudiziario, a causa del "caso Glavas" avrà problemi ancora maggiori nell’affrontare il capitolo delle trattative sulla giustizia, uno dei 36 che Zagabria deve soddisfare nel quadro della procedura di adesione all’Unione Europea.