Croazia: un altro generale in fuga
Dopo la serie di generali croati accusati di crimini di guerra, scoppia il caso del generale Vladimir Zagorec, accusato di furto di diamanti per un valore di 5 milioni di dollari. Zagorec attualmente si trova in Austria in attesa dell’eventuale estradizione
Il caso del generale Vladimir Zagorec – che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vienna, Claudia Forsner, venerdì scorso ha rilasciato dietro cauzione di un milione di euro – e che ora può attendere in libertà la decisione in merito alla richiesta di estradizione della magistratura croata, conferma che la Croazia non ha fortuna con i suoi generali.
Dopo il generale Gotovina, che a causa della fuga dall’accusa dell’Aja fu per la Croazia un serio ostacolo sulla strada verso l’Unione europea; dopo la condanna a 12 anni di carcere al generale Mirko Norac per crimini di guerra contro civili serbi commessi a Gospic; dopo che altri tre generali croati – Rahim Ademi, Ivan Cermak e Mladen Markac – sono in attesa del processo all’Aja; e dopo la conclusione delle indagini e l’imminente accusa contro il generale Branimir Glavas per i crimini di guerra a Osijek; adesso è emerso anche il "caso del generale Zagorec".
Ma a differenza dei suoi colleghi, Zagorec non è coinvolto in crimini di guerra – la procura statale lo accusa per un furto di diamanti, per un valore di circa cinque milioni di dollari, che sparirono dalla cassaforte del ministero della Difesa nel periodo in cui Zagorec era aiutante del ministro. All’inizio degli anni novanta, mentre la Croazia acquistava armi per la sua difesa, il generale Vladimir Zagorec fu uno dei personaggi di massima fiducia dell’allora presidente Franjo Tudjman. Attraverso le mani di Zagorec sono passate enormi quantità di denaro e siccome all’epoca la Croazia era sotto embargo per la vendita di armi, queste si compravano in nero. In tali condizioni gran quantità di denaro finì nelle tasche dei privati e sui conti di banche estere, per lo più austriache.
Dei diamanti spariti dalla cassaforte del ministero della Difesa, motivo per cui la procura incolpa Zagorec, si è venuti a conoscenza per caso, durante il processo a Hrvoje Petrac, uno degli aiutanti del generale Gotovina nel periodo in cui quest’ultimo era latitante. Poco tempo fa Petrac è stato condannato a sei anni di carcere dal Tribunale distrettuale di Zagabria, per il sequestro del figlio del generale Zagorec, per il rilascio del quale aveva chiesto 1,5 milioni di euro. Petrac che da tempo era latitante, è stato arrestato in Grecia, da dove è stato estradato a Zagabria. Petrac, che inoltre era immischiato in traffico d’armi, durante il processo ha rivelato che Zagorec aveva sottratto i diamanti dalla cassa forte del ministero della Difesa, e questo è stato confermato da un’altra persona, che in quel periodo lavorava nello stesso ministero. L’indagine condotta dalla polizia ha dimostrato la fondatezza di questi sospetti.
Ma quando il 9 marzo Zagorec doveva comparire davanti al giudice istruttore di Zagabria, per rilasciare la sua deposizione, non lo ha fatto. A suo carico è stato allora emesso un mandato di cattura. Da parecchio tempo viveva a Vienna occupandosi di affari, per la polizia austriaca è stato facile rintracciarlo e arrestarlo. Ma Zagorec si è riufiutato di essere consegnato alla Croazia e allora adesso verrà avviata una procedura che potrebbe durare alcuni mesi.
I media austriaci considerano che il patrimonio del generale Zagorec in Austria abbia un valore di almeno 26 milioni di euro. La richiesta del giudice viennese di emettere la cauzione di un milione di euro in contanti per poter attendere in libertà la decisione sulla possibile consegna alla Croazia, è stata soddisfatta da Zagorec velocemente e senza problemi. In un solo giorno il denaro richiesto è stato trasferito sul conto del tribunale.
Il Partito social democratico della Croazia (SDP) alla fine dell’anno scorso aveva avanzato la proposta di legge sulla punizione delle speculazioni di guerra, e quest’idea fu appoggiata fortemente anche dal presidente croato Stjepan Mesic. Quest’ultimo al tempo espresse la speranza che il parlamento croato approvasse questa legge, dicendo di essere convinto che chiunque si opporrà a questa proposta perderà le elezioni.
"Non sarebbe un bene se i grandi truffatori finissero secondo il detto ‘chi ha preso, ha preso’. Se questo Paese era in pericolo, tutti noi abbiamo dovuto dare la nostra parte, così anche quelli che compravano le armi, ma non in modo tale che si perdano le tracce di milioni di euro", ha affermato Mesic.
In Croazia si è parlato e scritto molto sulla malversazione dei soldi che venivano raccolti per comprare le armi. Alcuni degli emigranti croati, come Radovan Smokvine, che oggi vive in Svizzera e che durante la guerra raccoglieva aiuti e che di tasca sua versò soldi per comprare armi, ha denunciato Hrvoje Sarinic ex capo del gabinetto di Tudjman, considerandolo responsabile per la scomparsa di una parte importante del denaro che la diaspora versava. Sarinic dopo la morte di Franjo Tudjman e dell’ex ministro della Difesa Gojko Susak è l’unico firmatario in vita dell’allora conto bancario aperto nella città austriaca di Villach.
Benché la polizia austriaca abbia seguito i movimenti di questi soldi e abbia scoperto le strane transazioni che ci sono verificatee, gli organi croati di indagine non hanno fatto nulla per chiarire dove siano finiti milioni di marchi tedeschi, scellini austriaci e dollari americani. Ma il conto di Villach è stata solo una delle strade con cui venivano pagati conti per l’acquisto di armi, ma dalle quali una parte importante di denaro ha preso una direzione sconosciuta.
Gli analisti credono che il processo contro Zagorec, se gli austriaci dovessero consegnarlo, sarebbe ben accolto nell’anno delle elezioni, perché permetterebbe al governo di dare l’impressione di lottare in modo determinato contro il crimine e la corruzione. Sacrificare un pesce grosso, come Zagorec, dovrebbe diminuire l’insoddisfazione dei cittadini, sensibili all’arricchimento illegale che in Croazia ha assunto delle dimensioni enormi. Con ciò, l’opinione pubblica si troverebbe occupata con storie piccanti su come venivano rubati i soldi una quindicina di anni fa, quando venivano comprate le armi, così verrebbero dimenticati molti dei recenti scandali finanziari e di corruzione, nei quali sono immischiati alcuni stretti collaboratori, e persino anche alcuni ministri, dell’attuale premier Ivo Sanader.