A tutta Nato

Bush a Zagabria si complimenta con i croati per l’ingresso nella Nato. Cresce nel Paese il sostegno all’Alleanza, insieme alle preoccupazioni per la stabilità della regione dopo l’indipendenza del Kosovo, ma l’opposizione chiede un referendum

08/04/2008, Drago Hedl - Osijek

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Bush e Sanader a Zagabria

Al summit Nato tenutosi giovedì scorso nella capitale della Romania, Bucarest, la Croazia ha ricevuto ufficialmente l’invito per entrare nella potente alleanza militare. Sabato, il presidente americano George Bush è arrivato a Zagabria per congratularsi con i cittadini croati. Il premier Ivo Sanader, che all’inizio del suo secondo mandato si era trovato in una difficile situazione per la sospensione dei negoziati con l’UE, a seguito dell’approvazione da parte di Zagabria della zona ittico ecologica in Adriatico, poi lasciata cadere sotto la pressione di Bruxelles, può ora riprendere il fiato. Uno dei suoi due obiettivi prioritari di politica estera – l’entrata del paese nella Nato e nell’Unione Europea – è realizzato.

La Croazia a Bucarest non è ancora diventata un membro della Nato, ma ormai questa è solo una formalità: il prossimo anno diventerà il 27° membro, in occasione della sessione di giubileo del Patto Nord Atlantico, che sarà organizzata congiuntamente da Francia e Germania.

"Se in futuro il vostro popolo sarà minacciato da qualsiasi pericolo, l’America e la Nato saranno al vostro fianco. E nessuno potrà togliervi la libertà", ha detto Bush rivolgendosi ai cittadini croati in Piazza San Marco a Zagabria, il cuore storico della città, dove si trovano anche la sede del Parlamento e del Governo. Bush, in altre parole, ha solamente ripetuto ciò che i più alti funzionari croati avevano affermato nei mesi scorsi, nel caso questi ultimi non avessero ancora convinto il Paese dei vantaggi che offre l’adesione alla Nato.

Il sostegno della Croazia all’entrata nella Nato è stato abbastanza debole. Un anno fa solamente il 43% dei cittadini voleva vedere la Croazia nel consiglio militare del Nord Atlantico. Ora, invece, la percentuale ha raggiunto il 67%. Un tale aumento del sostegno in un solo anno è spiegato dagli analisti con la paura dei croati per l’instabile e potenzialmente esplosivo ambiente circostante, dovuto principalmente alla proclamazione d’indipendenza del Kosovo, ma anche alle dichiarazioni di alcuni politici in Bosnia-Erzegovina secondo cui anche la Republika Srpska, su modello del Kosovo, potrebbe proclamare l’indipendenza. L’adesione alla Nato garantisce alla Croazia la sicurezza che la possibile instabilità negli stati vicini non oltrepasserà i suoi confini.

Proteste contro la visita di Bush

I contrari all’entrata della Croazia nell’Alleanza Atlantica hanno espresso il timore di un possibile maggiore impegno dei soldati croati nelle operazioni Nato, come quelle in Afghanistan o in Iraq. Al momento, la Croazia ha impiegato 200 uomini in Afghanistan, e entro la fine dell’anno tale contingente aumenterà a 300 unità. Coloro che non sostengono l’entrata nella Nato motivano la loro opposizione con la paura della costruzione di basi militari e il timore che ciò potrebbe danneggiare il turismo.

Anche se il sostegno dei cittadini croati per l’entrata del Paese nella Nato è cresciuto significativamente, il Governo ha stabilito che sulla questione non si deciderà con un referendum. Le organizzazioni non governative, insoddisfatte di tale decisione, hanno cominciato a far firmare una petizione nella speranza di raccogliere 450.000 firme di cittadini (10% del numero complessivo degli elettori), quanto è necessario per legge affinché il Governo indica il referendum. Sembra che in 10 giorni non riusciranno nel loro intento, benché questa idea sia sostenuta anche dal capo dell’opposizione, il socialista Zoran Milanović. Egli ha affermato di essere personalmente d’accordo, come il suo partito socialdemocratico (SDP), all’entrata del paese nella Nato, ma che "questa importante decisione deve essere presa dalla politica e dai cittadini in modo congiunto, e questo tramite un referendum".

Ora la Croazia ha ottenuto le ali, e il vertice dello stato diffonde di nuovo la tesi di Zagabria come "leader della regione". Parlando dell’entrata della Croazia nella Nato, rivolgendosi ai cittadini insieme al presidente americano Bush, il premier Sanader ha dichiarato: "Ripeto il messaggio ai nostri vicini: non desistete! L’inclusione dell’intero sud-est europeo nell’integrazione euro-atlantica proseguirà. É tempo per il futuro. I nostri partner sono vicino a voi".

Sanader, dopo aver sostenuto che anche la Macedonia – che a Bucarest, a causa della disputa con la Grecia per il nome del Paese, non ha ricevuto l’invito della Nato – ha "pieno diritto al nostro sostegno e incoraggiamento", e che presto si troverà una soluzione affinché anche questo Paese diventi membro dell’Alleanza, si è rivolto direttamente alla Serbia: "Anche la Serbia ha diritto al suo posto in Europa e nel mondo. La Serbia ha pagato il conto per la sua fallita politica del passato e non soltanto ha diritto ma dimostrerà, ne sono convinto, che è pronta per un nuovo futuro".

Ora Sanader vuole capitalizzare questo doppio successo di politica estera – l’invito nella Nato e la visita del presidente americano Bush a Zagabria – non solo in politica interna, per dare prova all’opposizione della giusta direzione della sua politica, ma anche nei confronti dell’esterno, presentando Zagabria come motore del cambiamento positivo nei Balcani Occidentali.

La Croazia, in poco meno di 5 anni – dalla firma della Carta adriatica, il 2 maggio 2003 a Tirana – è riuscita a concludere il percorso che porta alla Nato. Quel giorno, insieme all’Albania (che ha ricevuto l’invito) e alla Macedonia (a cui l’invito è stato bloccato a Bucarest), tre Paesi, sotto la guida americana, hanno stabilito il quadro per l’attuazione della riforma delle proprie forze armate, ma anche un necessario rafforzamento della democrazia e della riforma economica.

Il premier croato e i suoi ministri diffondono ora ottimismo, affermando che l’entrata nella Nato velocizzerà l’entrata della Croazia nell’UE, come avvenuto per Slovenia, Romania e Bulgaria che, dopo essere diventate membri della Nato, sono entrate nell’Unione Europea dopo soli due anni. La Zagabria ufficiale spera che nemmeno la Croazia dovrà aspettare a lungo.

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