Troyan, 1901
E’ considerato il padre della sociologia bulgara ed ha descritto con acume il nepotismo che permeava la società in cui viveva. Ora in una Bulgaria che si vede tagliare i fondi europei per corruzione gli scritti di Ivan Hadzhijski tornano di grande attualità
Partigianeria, corruzione nei piani alti del potere e arrivismo sono temi che campeggiano sulle pagine dei giornali nella Bulgaria di oggi. Il paese ha già perso milioni di euro di fondi europei a causa degli abusi a cui sono legati i nomi di parenti ed amici degli uomini di potere.
Il fenomeno noto in Occidente come "nepotismo", in lingua bulgara si esprime con la colorita espressione "shurobadzhanashtina", ed è stato descritto dopo la Liberazione (1878) dallo scrittore e pubblicista Zahari Stoyanov. Gli stessi fenomeni sono stati analizzati anche da Ivan Hadzhijski (1907 -1944), considerato il padre della sociologia in Bulgaria.
Hadzhijski è nato a Troyan, città ai piedi dei Balcani centrali, all’epoca una delle più attive dal punto di vista economico per la sua ricca tradizione artigianale. Hadzhijski si laurea prima in filosofia, e in seguito in legge. Attraversa quindi la Bulgaria a piedi e in bicicletta, toccando da vicino e descrivendo i diversi strati della psicologia nazionale bulgara nelle sue due opere principali "Vita e spiritualità del nostro popolo" e "Teoria ottimista sul nostro popolo".
I "fratelli imbroglioni"
Prima del crollo del sistema comunista, Hadzhijski veniva "interpretato" dall’ establisment come un autore comunista (Hadzhijski è sicuramente di sinistra), che ha attraversato l’intera Bulgaria in bicicletta per descrivere l’anima del popolo bulgaro. Sfogliando le sue pagine ridiamo di cuore al sano umorismo popolare e all’ironia con cui Hadzhijski, ad esempio nel saggio "Il socialismo a Troyan", descrive la prima manifestazione per il primo maggio tenutasi nel 1901 nella sua città natale.
Il protagonista di queste pagine, Dimitar Nemski, artigiano, è un personaggio reale del 1901, ma è anche un eroe dei nostri tempi. "Una manciata di persone innalza la bandiera rossa, il ritratto di Karl Marx e un cartello con su scritto ‘Ricchi, fate strada ai poveri’. Dimitar Nemski procede sul marciapiede, seguendo una dialettica tutta corporativa di sintesi delle contraddizioni: essere cioè parte della manifestazione, ma facendo pensare agli altri padroncini di essere lì per caso, una politica del ‘Franza o Spagna, basta che se magna’. Il poverino non ha avuto il coraggio di allontanarsi troppo dalle botteghe altrui, per non essere deriso dagli altri artigiani, che si erano affacciati sull’uscio".
Torniamo all’oggi. "Il ‘fratellone’ è malato!", hanno esclamato sulle prime pagine i giornali di recente. Il riferimento era al processo contro l’ex direttore del fondo "Infrastrutture stradali", Veselin Georgiev, soprannominato, appunto, "fratellone", che si è rivelato essere l’ennesimo inquisito ammalatosi gravemente al momento di entrare nelle aule di un tribunale.
Il soprannome col quale è noto alla stampa se l’è guadagnato concedendo circa 120 milioni di leva (60 milioni di euro) di commesse pubbliche alle ditte dei suoi due fratelli, Emil e Boyko. Secondo la procura, Georgiev si è reso colpevole di abuso d’ufficio, avendo dato il via libera alla firma dei contratti con le imprese detenute dai fratelli. Questo non è però un fenomeno solo moderno.
Hadzhijski ha già descritto infatti una coppia di fratelli imbroglioni, i Bachev, i cui metodi sono in auge ancora oggi. A Troyan, scrive Hadzhijski, "in molti sono comunisti, per essere dalla parte della gente. Nessun giovane può aprire un negozio, se non è ‘rosso’. Guardiamo ai fratelli Ivan e Georgi Bachev, ‘poveri’ droghieri… Ivan, per aumentare la clientela comunista e per ottenere altri vantaggi, aveva la tessera del partito, mentre il fratello minore recitava la parte del reazionario, a causa delle tasse e delle relazioni con la clientela di destra, oltre che per avere accesso alle risorse fornite dall’amministrazione pubblica. I due fratelli conducono una lotta di classe senza remore, per creare le condizioni ideali allo sviluppo della loro attività economica. Alcuni potrebbero scrivere pezzi accorati su come lo scontro di classe ha gettato due fratelli l’un contro l’altro armati…ma che grasse risate si farebbero allora i fratelli Bachev, che si fanno furbescamente l’occhiolino mentre uno tiene aperto il sacco, e l’altro lo riempie, per immagazzinare e vendere riso e zucchero sia a comunisti che a reazionari…".
Corruzione politica
Ogni giorno i media bulgari mettono in prima pagina casi di corruzione politica. All’inizio di marzo la procura ha iniziato ad indagare i deputati di maggioranza Yunal Tasim (del Movimento per le libertà e i diritti) e Stoyan Prodanov (socialista), per conflitto di interessi, visto che aziende a loro intestate hanno vinto bandi di gara ministeriali per la sistemazione di tratti stradali.
A febbraio, invece, lo scandalo più grande è stato quello legato alla rimozione della direttrice dell’Agenzia delle entrate, Maria Murgina, che ha lasciato il suo incarico a causa della scoperta di schemi per eludere il pagamento dell’Iva, nei quali ha preso parte anche un uomo d’affari con cui la Murgina convive. Secondo i deputati Yane Yanev e Dimitar Abadzhiev, l’elusione dell’Iva ha portato a perdite di un miliardo di leva (500 milioni di euro) per le casse dello stato bulgaro.
Anche il meccanismo di conflitto di interessi è raccontato da Ivan Hadzhijski, che descrive come nella Bulgaria del dopo liberazione (avvenuta nel 1878) venne deciso di dare alti stipendi ai funzionari statali (al tempo più alti dell’amministrazione pubblica italiana) per evitare che questi si facessero tentare dalle pratiche di corruzione. Il risultato, però, è ben diverso dalle aspettative.
"Abbiamo messo in piedi la nostra industria grazie a dazi protezionistici e prezzi artificialmente alti. Molti funzionari sono diventati ricchi grazie alle commissioni sui prestiti dall’estero, altri grazie alle bustarelle da altri paesi sotto forma di rappresentanze commerciali sotto falso nome…Alla fine sia governo che opposizione si sono lanciati verso i consigli di amministrazione di assicurazioni e società per azioni. I politici sono diventati ‘gente dei nostri’, e gli interessi delle aziende hanno cominciato a coincidere con quelli dei politici, che arrivando al potere sapevano bene come coltivare proprio questi interessi particolari".
Teoria ottimistica
Hadzhijski descrive in modo vivo e memorabile le "magagne" dei deputati bulgari al parlamento di Sofia. "L’antica legislazione bulgara, basata sul concetto di onestà, prevedeva per i ladri il taglio della mano. L’estrema gravità della pena dimostra che i casi di reato erano rare eccezioni. Cosa succederebbe se oggi fosse votata una legge che prevede il taglio della mano, l’imposizione del marchio a fuoco, la gogna pubblica? In parlamento si dovrebbe allora ricorrere alla procedura di approvazione per alzata di gamba?". Se non sapessimo che il testo parla delle usanze parlamentari al tempo di Hadzhijski, saremmo portati a credere che si parla dell’attualità più stretta.
Hadzhijski è però convinto che le cattive abitudini non dipendono da una qualche tara innata del popolo bulgaro, quanto dalle condizioni sociali, portando ad esempio la grandezza morale vissuta durante il Risorgimento bulgaro del XIX secolo. Allora i termini "alla bulgara", "affare bulgaro", oggi avvertiti come negativi, esprimevano progresso, fierezza e grandezza nazionale. Hadzhijski racconta di ‘nonno’ Stanyu Vrabevski, che dopo la liberazione nazionale restituisce allo stato il tesoro del Comitato rivoluzionario di Teteven, di cui era rimasto in possesso prima di essere esiliato a Diarbekir.
Per gli stranieri non è facile penetrare nel carattere del popolo bulgaro, ma utilizzando come una bussola il lavoro di Hadzhijski, tutto trova la sua giusta collocazione. Uno dei suoi più grandi ammiratori è l’ex ambasciatore inglese a Sofia, Richard Stagg. Dopo la sua nomina alla carica, nel 1998, Stagg trascorre in incognito alcune settimane proprio a Troyan, per conoscere il cuore della Bulgaria profonda. Secondo quanto raccontano gli abitanti del posto, Stagg si è avvicinato alla cultura locale proprio attraverso i libri di Hadzhijski, per conoscere la mentalità patriarcale, lo spirito corporativo, i piccoli proprietari degli anni che precedono la liberazione, il duro lavoro e la durezza dell’attività artigianale, votata al lavoro senza pause e al risparmio.
L’opera di Hadzhijski descrive le abitudini politiche e i problemi della vita politica in Bulgaria, ma la sua analisi spicca per la ricchezza lessicale e il racconto colorito, che lo fanno ben diverso da molti aridi politologi moderni. Tra i commentatori bulgari di oggi, purtroppo, non c’è nessuno che possa paragonarsi ad Hadzhijski, e che sia in grado di descrivere il tempo di profondi cambiamenti che caratterizzano l’attualità con altrettanto stile e profondità, continuando così la sua "teoria ottimistica" sul popolo bulgaro.